Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia si contendono i voti delle imprese balneari, potente lobby che ha condizionato il «governo dei migliori», e si sono divisi alla Camera in occasione dell’esame del ddl concorrenza approvato ieri alla Camera con 345 «sì». Il provvedimento tornerà al Senato per lo stralcio della norma sui taxi ottenuto dopo le manifestazioni citate da Draghi nella requisitoria contro la Lega e la sua ex maggioranza. Ieri la replica sull’altro gruppo che sta a cuore alle destre, catasto a parte. «Solo noi tuteliamo i balneari – dicono quelli di Fratelli d’Italia – Con l’approvazione dell’articolo 3 e seguenti del Ddl la maggioranza mette in ginocchio più di 30mila aziende. Il Pnrr non cita mai la questione balneare come impeditiva per l’accesso ai fondi. Basta con questa menzogna». La liberalizzazione delle concessioni è invece rivendicata da Forza Italia. Il governo, quello fatto cadere insieme alla Lega e ai Cinque Stelle, è stato impegnato «ad attuare criteri più razionali e non penalizzanti per il loro utilizzo. Sono piccole aziende, molto spesso a conduzione familiare, che hanno creato strutture investendo il proprio denaro, dando per giunta lavoro a molte persone». Le prospettive non potrebbero non essere più distanti. Eppure convivono nella stessa «coalizione» che si candida, forse, a stravincere il 25 settembre. La Lega ha votato a favore e sostiene che, pur in assenza di governo, l’applicazione del Pnrr procede più spedita che mai. Per il «Pnrr», il vero contenuto dell’«agenda Draghi», hanno votato il Pd e i Cinque Stelle. E tutti gli altri che vanno divisi alle elezioni.