I 5Stelle hanno ballato una sola estate
Governo gialloverde Non so se si possa dire che la cifra di questo governo giallo/verde sia stata la trasparenza, ma ora sicuramente comincia ad essere trasparente e visibile la prospettiva politica futura delle […]
Governo gialloverde Non so se si possa dire che la cifra di questo governo giallo/verde sia stata la trasparenza, ma ora sicuramente comincia ad essere trasparente e visibile la prospettiva politica futura delle […]
Non so se si possa dire che la cifra di questo governo giallo/verde sia stata la trasparenza, ma ora sicuramente comincia ad essere trasparente e visibile la prospettiva politica futura delle due forze che danno corpo e consistenza al governo (a prescindere dallo scontro con la Ue). Abbiamo due alleati che dicono, dicono loro, di avere molto poco in comune in termini di “valori” e di prospettiva sociale; tant’è che i 5Stelle escludono ogni possibile alleanza elettorale tra le due forze un volta che si andasse a votare, né mi pare si prospetti una alleanza anche rispetto alla più vicina scadenza elettorale, quella europea.
Si tratta in sostanza dì un’alleanza di convenienza per un obiettivo «rivoluzionario» cambiare l’Italia. Come si possa cambiare l’Italia sulla base di valori e di prospettive sociali diverse è un mistero (infatti le contrapposizione sono all’ordine del giorno, come pure gli inciampi e gli sgambetti). Di questo cambiamento, tuttavia, si può dare testimonianza ed esso ha il connotato regressivo, in termini di immigrazione, di diritti individuali, di sicurezza, di famiglia ecc. e soprattutto di costruzione di un senso comune individualistico ed egoistico. Per fortuna, bisogna aggrapparsi ad ogni segnale, su questo punto si manifesta una crescente mobilizzazione di opposizione delle donne e degli studenti.
Non diciamo dei cambiamenti economici, dove qualche opportuno provvedimento si sposa con velleitarie e irrealistiche dinamiche macroeconomiche; ma questo è un campo ancora in lavorazione e gli sbocchi sono avvolti nella nebbia nonostante roboanti prese di posizione.
I 5S, peraltro, appaiono come il bancomat elettorale della Lega; l’aggressività programmatica e mediatica di Salvini, sta sottraendo ciccia elettorale all’altro vice presidente. La Lega cresce e i 5S deperiscono, in attesa del momento dello scioglimento dei nodi. Tutti i soggetti giurano sulla durata quinquennale di questo governo, ma pochi ci credono. A quel punto una cosa appare chiara e sicura: nonostante le critiche, quotidiane e salaci, di Forza Italia a questo governo la Lega sarà accolta a bracci aperte da Berlusconi, e nella futura alleanza di destra Salvini sarà non una componente marginale, ma il leader indiscusso (non è casuale che Taviani pensi ancora all’Europa piuttosto che all’Italia). In sostanza in un prossimo futuro, che credo sarà un futuro molto prossimo, il centro-destra (sempre più destra e sempre meno centro) si ricomporrà sotto la leadership di Salvini che abbandonerà 5S, o quello che rimane, al suo destino.
Un destino di isolamento, infatti mentre la Lega tesse continuamente la tela con Berlusconi, Di Maio sta condannando il movimento all’isolamento e all’indeterminatezza. E senza prospettiva di governo credo che ormai il movimento 5S perderà la sua consistenza. Ma a questo declino non credo che la sinistra possa essere indifferente. Per quanto i leader del movimento dichiaravano il loro agnosticismo politico (né di destra, né di sinistra), gli aderenti, anche se spesso in modo non chiaro, erano portatori di valori di giustizia e di democrazia della sinistra (senza dire che sono stati identificati dei flussi di voti dalla sinistra verso 5S).
Il probabile collasso dei 5S non può non interessare la sinistra in ristrutturazione (Pd), e il resto della sinistra sempre più frammentata. Evitare che una quota di questa forza finisca per seguire Salvini, o si ritragga dall’azione politica è questione importante per il futuro politico di questo paese: non ci si può acconciare ad un orizzonte di governo di destra (e che destra). Scongiurare questa possibilità impone di offrire una sponda politica a quanti generosamente si sono impegnati in un’impresa che alla verifica dei fatti risulterà fallimentare: infatti ha finito per trasformare l’Italia e gli italiani in peggio.
È una scelta politica che metta la sordina alle rimostranze, che colga e valorizzi quegli impegni programmatici dei 5S, che sembrano (mi sembrano) coerenti con una politica di sinistra. Non si tratta tanto di una «politica delle alleanze», quanto piuttosto di un progetto di sinistra per cambiare l’Italia, che ha necessità urgente di cambiare.
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