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I 55 anni di Gamera, tartaruga volante

I 55 anni di Gamera, tartaruga volanteGamera

Maboroshi Con i cinema giapponesi chiusi, anche nell’arcipelago ci si arrangia per continuare a soddisfare la propria passione per il grande schermo.

Pubblicato più di 4 anni faEdizione del 1 maggio 2020

Con i cinema giapponesi chiusi, come abbiamo visto nella rubrica della settimana scorsa, anche nell’arcipelago ci si arrangia per continuare a soddisfare la propria passione per il grande schermo. Sembra ormai quasi certo che in Giappone lo stato di emergenza verrà esteso oltre il sei maggio, molte prefetture hanno infatti già dichiarato che le scuole resteranno chiuse almeno fino a fine maggio, perciò per chi potrà e avrà il tempo per farlo, questo periodo potrebbe essere un’occasione per riscoprire alcuni film del passato. Spesso dedicarsi ad una passione serve anche come metodo per mantenere una sorta di sanità mentale, in un periodo dove le notizie giornaliere ed il futuro sembrano non dare scampo.
Proprio in questo 2020 si doveva, e magari ci sarà ancora il tempo per farlo, celebrare il cinquantacinquesimo anniversario di una delle serie più amate dal pubblico giapponese. Nel 1965 infatti usciva nella sale dell’arcipelago Gamera, la risposta della casa di produzione Daiei al Godzilla della Toho, l’enorme tartaruga volante che avrebbe generato sette film nell’arco di sei anni, per poi essere ripresa negli anni novanta del secolo scorso in un remake di tre lungometraggi.

CUGINO MINORE di Godzilla, Gamera è comunque l’altro grande kaiju che è rimasto impresso nell’immaginario del Sol Levante, oltre a film e merchandise naturalmente, sono stati prodotti anche fumetti e videogiochi, senza contare l’enorme influenza avuta sulla cultura pop giapponese ma anche al di fuori dell’arcipelago.
Curiosa la storia che portò alla nascita del progetto nel 1965, in un primo momento la Daiei per rivaleggiare con i film di mostri prodotti dalla Toho, aveva pensato ad un lungometraggio con topi, Nezura, film ispirato a Uccelli di Hitchcock e maledetto, fra zecche e pidocchi sul set, ne abbiamo scritto un paio di anni fa su queste pagine, venne sospeso per salvaguardare l’incolumità degli attori.

DOPO i topi si pensò alla tartaruga, ed è così che nacque Gamera, in bianco e nero nel primo film, Daikaiju Gamera ed a colori nel secondo, Attenzione! Arrivano i mostri, probabilmente il più riuscito della prima serie, ma che fallì al botteghino. Troppo per adulti forse, questo flop comportò un cambiamento di stile dal terzo film in poi, quando Gamera diventa un prodotto per lo più per bambini e famiglie, ancora divertente e che porta molta gente nelle sale, se non altro per vedere gli effetti speciali, ma, come in Godzilla, la qualità scende, spesso cadendo nel ridicolo. La maggior parte dei sette film fra il 1965 ed il1971 sono diretti, tranne il secondo, da Noriaki Yuasa che ritorna al franchise nel 1980 quando dirige un pessimo mash up dei suoi primi lavori aggiungendovi tre super eroine in stile tokusatsu.
Per il trentesimo anniversario della serie la Kadokawa nel 1995, la Daiei è fallita inghiottita dalla crisi che colpì il cinema giapponese nei settanta, produce tre lungometraggi, tutti diretti da Shusuke Kaneko, regista proveniente dal mondo dei pink eiga. Non succede spesso, ma questo remake o reinterpretazione di Gamera si rivela decisamente meglio dei film originali. Un perfetto mix di effetti speciali e azione praticamente senza sosta, creano una trilogia ancora amatissima dagli appassionati, che dà nuova linfa al franchise alzando l’asticella della qualità e realizzando cinema di intrattenimento non fatto esclusivamente ad uso e consumo dei più piccoli. Esiste un’ultima, per ora, trasposizione cinematografica di Gamera nel 2006, Gamera: the brave ed un interessante e brevissima, quattro minuti, celebrazione per il cinquantesimo anniversario del kaiju tartaruga diretta dal bravo Katsuhito Ishii (The Taste of Tea, Redline) nel 2015, intitolata semplicemente Gamera.

matteo.boscarol@gmail.com

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