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Huysmans, adulterio naturalista (con disgusto)

Huysmans, adulterio naturalista (con disgusto)Paul Cézanne, Nudo femminile disteso, 1886-’90, Wuppertal, Kunstmuseum

Novecento francese «Una pagina di vita, la più banale e straziante», scrisse Zola del romanzo di Huysmans «En ménage» (1881): nuova traduzione italiana, da Prehistorica

Pubblicato più di 2 anni faEdizione del 10 aprile 2022

In questi ultimi anni abbiamo assistito a un forte ritorno di interesse per la figura di Joris-Karl Huysmans, culminata con la pubblicazione, nel 2019, del volume Romans et nouvelles nella prestigiosa Bibliothèque de la Pléiade di Gallimard. Anche nel nostro paese, sull’onda del successo avuto con il romanzo Sottomissione di Houellebecq, il cui protagonista, tra un amplesso e l’altro, si dichiara uno studioso di Huysmans, si sono avvicendate ristampe e nuove traduzioni. È la volta adesso di Vite di coppia, che Prehistorica Editore licenzia nell’elegante versione di Filippo D’Angelo (pp. 248, € 18,00). Il romanzo En ménage, uscito originariamente nel 1881 presso Charpentier, risente del periodo naturalista dello scrittore, anche se qua e là serpeggia quel dégoût che caratterizza la fase successiva, confluita in À rebours (1884), definito da Mario Praz «il libro cardinale del decadentismo». Una prima, pionieristica versione era stata allestita da Cesare Giardini nel 1934 per Mondadori con l’improponibile titolo di Guai ai soli – e una grafica agghiacciante – nella collana «Il romanzo moderno» che sostituì i «Romanzi dell’800», in cui era approdato nello stesso anno Sorelle Vatard.
«Una pagina di vita, la più banale e straziante» così definì Zola En ménage su Le Figaro poco dopo la sua pubblicazione. E, in effetti, la vicenda che vede protagonista lo scrittore André Jayant (non «Javant» come riportato a più riprese nell’introduzione), coadiuvato dall’amico pittore Cyprien Tibaille, personaggio già apparso in Les sœurs Vatard, si può configurare esemplare nel contesto delle opere di Huysmans che, non a caso, considerava questo romanzo uno dei suoi più riusciti. Edito dopo la prova di Sac au dos, apparsa nel 1880 nella raccolta collettanea Les soirées de Médan, sorta di manifesto di poetica naturalista che annoverava contributi compositi (Zola, Maupassant, Céard, Hennique, Alexis) sulla guerra del 1870, il romanzo di Huysmans fu accolto dalla critica con giudizi impietosi. Si rimproverava all’autore l’eccessivo trasporto con il quale registrava eventi e situazioni deprimenti, al limite del patologico, nonostante l’intento fosse quello di manifestare il proprio disincanto con le armi di un realismo passato al vaglio di uno stile impeccabile. Fu accolto invece con entusiasmo da una piccola cerchia di intenditori, tra i quali Cézanne e Pissarro.

I giudizi sferzanti dei due amici
La trama ruota intorno alla scena iniziale dell’adulterio commesso dalla moglie del protagonista: il quale si ritrova, suo malgrado, ad affrontare una serie di complicate vicissitudini esistenziali che lo porteranno a riappacificarsi con la consorte. Léon Bloy stigmatizzò la mancanza di verosimiglianza nella reazione di André alla scoperta del tradimento coniugale. Tutto il romanzo è modulato sui giudizi sferzanti dei due amici, affetti da misantropia e misoginia, in parte ereditate dallo scetticismo schopenhaueriano (ma anche dal patrimonio simbolista: si pensi alla concezione della donna nel contemporaneo Laforgue). Huysmans indugia nella raffigurazione di personaggi gretti, maligni, ipocriti – il cammeo di Mélanie, la domestica –, calati in un contesto sociale opprimente e perbenista, che tende a invischiarli nelle spire di un conformismo paralizzante, senza possibilità di redenzione. La descrizione degli stessi scorci urbani o suburbani sembra conformarsi a quello stato di precarietà che domina l’aspetto psicologico dei personaggi, attestandosi intorno a colori sbiaditi di acquerello, che risentono di ambienti asfittici e degradati. La visione della banlieue, dominata da ciminiere e gazometri, illuminata dalla fioca luce dei lampioni a gas, è ancora smaccatamente baudelairiana e preannuncia l’interesse che sfocerà nei libercoli in cui un’eccentrica flânerie, che prefigura l’interesse di Benjamin per i passages, porterà l’autore a investigare il corso interrato della Bièvre, nonché Saint-Séverin, Les Gobelins, Notre-Dame. Altri quadretti risentono invece dei paesaggi degli amati pittori fiamminghi del XVII secolo.
Pierre Jourde, uno dei curatori del succitato volume della «Pléiade», sottolinea nella sua prefazione il prevalere del gusto «per l’ignobile, il basso, il sudicio» che farà scrivere a Edmond de Goncourt nel suo Journal: «L’autore è troppo innamorato della cacca». Altrove evidenzia come «questo perfetto romanzo della mediocrità» si scinda in due parti: quello della coppia impossibile contrapposta all’artista. «Il romanzo della coppia impossibile è più flaubertiano che zoliano: è un ritratto della stupidità borghese, delle illusioni sgonfiate, più vicino a Madame Bovary o a L’educazione sentimentale che allo Scannatoio» aggiunge Jourde.
D’altronde già Robert Baldick, nella storica biografia su Huysmans, asseriva che questo libro non è un’opera tipicamente naturalista, ma si rifà alla tradizione di Benjamin Constant, anticipando, al contempo, certi esiti proustiani. En ménage rappresenta in effetti il tentativo di aderire ai precetti naturalistici, accolti nei primi due romanzi Marthe, histoire d’une fille (1876) e Les sœurs Vatard (’79), cercando al tempo stesso di distaccarsene. Tale processo, che porterà alla cesura di À rebours, comprende la prova intermedia di À vau-l’eau (’82), in cui si riportano le peripezie esistenziali di Jean Folantin, oscuro burocrate disgustato dallo spleen e da una professione che presenta chiari addentellati autobiografici.
Sembra che l’autore, nel descrivere soprattutto gli amici André e Cyprien, abbia operato una singolare scissione della sua personalità, usando un lenticolare approccio alla variegata dimensione psicologica che presenta come costante quella del mancato appagamento, del castigo di sé (il terenziano Heautontimorumenos rielaborato da Baudelaire). Il pittore si paragona a Forain, a Raffaelli, agli impressionisti che compaiono a più riprese nelle cronache d’arte dello stesso Huysmans. Significativo è il fatto che un brano dei Croquis parisiens, edito l’anno precedente, si ritrovi collocato nel quinto capitolo e che André Breton abbia estrapolato due singoli momenti per rappresentare Huysmans nella sua Anthologie de l’humour noir: il primo è tratto da questo romanzo e il successivo da En rade (1887). Il capostipite del surrealismo avrebbe potuto attingere, nonostante la dichiarata vena anticlericale, alle atmosfere di Là-bas, intrise di una fascinazione per l’orrido, ibridata di sulfurea ironia, che passa dalla descrizione particolareggiata delle malefatte di Gilles de Rais, considerato «il Des Esseintes del quindicesimo secolo» – sull’onda di un sadismo compatibile con i dettami surrealistici che condurrà all’inchiesta del dissidente Bataille – a quella della messa nera che rappresenta il prototipo del satanismo d’accatto. Quest’ultimo ha inaugurato gli esiti di certa letteratura d’appendice (ma non solo: si pensi a Ernest de Gengenbach, ex-seminarista che aderisce al surrealismo e licenzia l’eccentrico memoriale L’expérience démoniaque), scaturendo verso le derive cinematografiche del fantastico. Sembra che l’espressione «umorismo nero» sia stata coniata all’interno di un autoritratto firmato con lo pseudonimo A. Meunier nel 1885. Proprio con Là-bas, pubblicato nel ’91, farà la sua comparsa il personaggio di Durtal, chiaro alter ego dell’autore, protagonista della trilogia «cattolica» che raccoglie i romanzi En route (’95), La Cathédrale (’98) e L’Oblat (1903), costituenti uno dei punti più ragguardevoli della sua opera.

Gli anni della conversione
La conversione di Huysmans, in parte riconducibile all’operato dell’Abate Mugnier e di Léon Bloy, sfocerà nel suo ordinamento come oblato nell’abbazia benedettina di Ligugé, poco prima che il governo laicista sopprimesse le congregazioni religiose nel 1901. Gli ultimi anni si concentrarono intorno alla realizzazione di opere dal chiaro intento agiografico, come quelle dedicate a Don Giovanni Bosco e Santa Lydwine di Schiedam, oltre alle Foules de Lourdes (1906), in cui viene pressoché ribaltato l’agnosticismo del vecchio maestro Zola, incapace di aderire ai miracoli manifestatisi in loco, come traspare dal romanzo Lourdes (1894). Huysmans, incantato dalle regole della liturgia e del canto fermo, dette disposizione di farsi seppellire vestito da oblato.

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