Hrw: Israele restituisca alla famiglia il corpo di Ahmed
Diritti umani Human rights watch denuncia la decisione presa dal governo Netanyahu, e approvata da una sentenza di una corte israeliana, di non consegnare ai parenti le salme di palestinesi uccisi in «incidenti di sicurezza».
Diritti umani Human rights watch denuncia la decisione presa dal governo Netanyahu, e approvata da una sentenza di una corte israeliana, di non consegnare ai parenti le salme di palestinesi uccisi in «incidenti di sicurezza».
Resta irrisolto, per i palestinesi, il caso di Ahmed Erekat, 26 anni, ucciso dalla polizia israeliana lo scorso 23 giugno. Quel giorno, intorno alle 16, il giovane si schiantò contro un posto di blocco ferendo un agente di polizia. Fu un atto intenzionale dicono le autorità israeliane mostrando le immagini dell’accaduto riprese da una telecamera di sorveglianza. Si vede l’automobile che sterza all’improvviso verso destra e subito dopo Erekat che esce dal veicolo nell’apparente tentativo di darsi alla fuga ma viene ucciso subito. La famiglia di Erekat esclude categoricamente che Ahmed intendesse compiere un attacco contro forze israeliane, peraltro nel giorno del matrimonio della sorella. «Ahmed non avrebbe mai commesso un attacco simile – hanno ribadito i genitori in questi mesi – figuriamoci nel giorno delle nozze della sorella. Era di corsa, deve aver perduto il controllo della macchina e i soldati hanno scambiato quella improvvisa deviazione per un attacco. Aveva noleggiato quell’auto proprio per il matrimonio della sorella».
Sono passati quasi tre mesi da quel giorno e gli Erekat attendono ancora di poter dare sepoltura al corpo di Ahmed trattenuto dalle autorità israeliane. Il 7 settembre un tribunale israeliano ha giudicato legale il provvedimento del governo Netanyahu – approvato il 2 settembre – di non restituire alle famiglie le salme di dozzine di palestinesi uccisi da polizia ed esercito in quelli che sono descritti come «incidenti di sicurezza». Il ministro della difesa Gantz parla di «deterrenza» e afferma che la misura riguarderà tutti i palestinesi a prescindere dalla loro appartenenza politica o se i presunti attacchi abbiano causato vittime israeliane. Nelle intenzioni dell’esecutivo israeliano quei corpi serviranno come merce di scambio in un possibile accordo con il movimento islamico Hamas a Gaza per la restituzione dei resti di due militari caduti in combattimento nel 2014 durante l’offensiva Margine Protettivo. Con la stessa motivazione, lo scambio, Israele ha sepolto dal 1967 – in poi in cimiteri in località segrete e solo con dei numeri di identificazione – centinaia di corpi di palestinesi ed arabi uccisi in scontri armati o perché ritenuti responsabili di attentati.
La decisione del governo, legale per la giustizia israeliana, rappresenta invece una chiara violazione del diritto umanitario internazionale. A denunciarlo è stata ieri la ong statunitense Human Rights Watch (Hrw), che inoltre condanna l’uccisione senza motivo di Erekat abbattuto dalle raffiche sparate da altri agenti al posto di blocco mentre scappa senza mostrare alcun atteggiamento aggressivo. «Dopo aver ucciso Ahmed Erekat senza apparente giustificazione, le autorità israeliane hanno tenuto illegalmente in ostaggio il suo corpo per più di dieci settimane. Impedire alla famiglia di Erekat di seppellire il figlio in modo dignitoso, è crudele e senza una motivazione legale», afferma Omar Shakir, responsabile per Israele e Palestina di Hrw. Le autorità israeliane e quelle di Hamas, ha aggiunto Shakir, devono restituire i corpi e comunque le azioni illecite di una parte non giustificano quelle illecite dell’altra. Una cugina di Ahmed, Noura Erekat, avvocata dei diritti umani e docente alla Rutgers University del New Jersey, in queste settimane ha inondato i social di messaggi in cui chiede che il corpo del giovane sia restituito alla famiglia senza ulteriore ritardo.
L’uccisione sommaria di Erekat a fine giugno alimentò le accuse rivolte da tempo alle forze di sicurezza israeliane di sparare subito e per uccidere, senza provare ad arrestare i palestinesi responsabili di attacchi veri e presunti, anche quando non sono armati e in grado di nuocere. In altre immagini, virali in quei giorni, si vede Erekat lasciato sanguinante sull’asfalto, senza ricevere soccorso, fino a quando è spirato. Scene che a molti palestinesi ricordarono i sette colpi sparati senza alcuna ragione, a fine maggio, nella città vecchia di Gerusalemme, contro Iyad Hallaq, un ragazzo autistico che non si era fermato l’intimazione di alt della polizia. Un agente lo inseguì e lo uccise sul posto senza chiedere spiegazioni.
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