Visioni

«How to Have Sex», il rito dell’adolescenza e la verginità

«How to Have Sex», il rito dell’adolescenza e la verginitàUna scena da «How to Have Sex»

Al cinema L'esordio di Molly Manning Walker, premio Un certain regard a Cannes. Tre ragazze e un passaggio cruciale

Pubblicato 10 mesi faEdizione del 1 febbraio 2024

L’idea, ha raccontato l’autrice, le è venuta parlando con le compagne del liceo delle loro vacanze: «Volevo scrivere un film che raccontasse la pressione sociale che spinge i giovani alle prime esperienze sessuali, ma volevo assicurarmi che fosse narrato dal punto di vista delle ragazze e senza giudicare: doveva essere un film capace di catturare il momento insieme migliore e peggiore della vita di molte persone».

È DUNQUE un coming of age, quasi classico, questo How to Have Sex, la «prima volta» di Molly Manning Walker alla regia – che ha vinto il primo premio al Certain Regard di Cannes 2023 – e di tre sedicenni nel passaggio «cruciale» della vita, che è appunto liberarsi della verginità. È con questo obiettivo che Tara (Mia McKenna-Bruce),Skye (Lara Peak) e Em (Enva Lewis) sbarcano a Creta dall’Inghilterra per una vacanza in libertà. «Girls just wants to have a fun – and sex» cantava Cyndi Lauper, e le tre ragazze di oggi sembrano prenderla alla lettera anche perché questa «maledizione» della verginità si sposa all’attesa degli esiti degli esami scolastici dopo un anno difficile a scuola, specie per Tara, che segnerà il passaggio all’età adulta indirizzandole verso altre (e non facili) scelte.

In questo altrove possono liberarsi di tutto, passare dalla piscina alle nottate alcoliche, e la regista è lì, insieme a loro, filmandole a distanza ravvicinata, quasi come un’amica e una confidente. Accade però che quel momento tanto atteso diventa qualcos’altro, e il punto fondamentale che ci suggerisce il titolo, quel «come» fare sesso diventa una violenza, nella semi-incoscienza dello stato alcolico, e nell’incubo di un desiderio che afferma invece il suo contrario contro un rito iniziatico che diviene imposizione.
È questa la virata del tempo, anche se oltre appunto un canone contemporaneo, la regista sembra volersi interrogare proprio su una mancanza di consapevolezza in un prospettiva del futuro, nel confronto col maschile e col mondo.

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