Mentre la vendita di ansiolitici e sonniferi è aumentata in Francia del 20% nell’ultima settimana, François Hollande continua a cercare di mettere un balsamo sulle ferite della società francese, ma non demorde sul fronte interventista: la portaerei Charles De Gaulle, con 2mila militari a bordo, sarà operativa tra qualche settimana per partecipare alle operazioni in Iraq. Ieri mattina, è stata la volta di un intervento all’Institut du Monde arabe. Sulla facciata dell’edificio firmato da Jean Nouvel sulla Rive gauche della Senna l’enorme scritta: «siamo tutti Charlie». Per Hollande, l’islam è «compatibile con la democrazia» e sono proprio i musulmani ad essere «le prime vittime del fanatismo». Il presidente ha affermato che l’islamismo radicale «è stato nutrito da tutte le contraddizioni, tutte le influenze, tutte le miserie, tutte le ineguaglianze, tutti i conflitti non risolti da troppo tempo».

Hollande ha insistito sul valore della «laicità» che permette il vivere assieme. Ma il concetto, scritto nella legge dal 1905, pena a venire accettato oggi, soprattutto tra una parte della popolazione, nelle scuole in particolare, che sentendosi esclusa – economicamente, socialmente – ha fatto di questo sentimento una leva per esprimere il proprio disagio. Del resto, la «laicità» alla francese non sembra voler essere capita da nessun religioso: ne ha dato prova ieri il papa, che sull’aereo tra Colombo e Manila, ha espresso indirettamente dubbi sulle scelte di Charlie Hebdo. Per il papa, «non si puo’ provocare, insultare la fede altrui», anche se «ognuno ha non solo la libertà, il diritto ma anche l’obbligo di dire ciò che pensa per contribuire al bene comune». Gli fa eco il vice-presidente del Consiglio francese del culto musulmano, Ahmet Ogras, di origine turca: le caricature di Charlie Hebdo sono «perturbazione all’ordine pubblico. Potevano esprimersi diversamente. Non capisco. Hanno dato un buon pretesto a tutto coloro che vogliono portare il disordine nel mondo. È intelligente secondo voi?».

La ministra della giustizia, Christiane Taubira, che è un’intellettuale, ha ribadito: «Si può disegnare tutto, anche il profeta», «c’è diritto a prendere in giro tutte le religioni». La ministra dell’Educazione nazionale, Najat Vallaud-Belkacem, è di nuovo intervenuta per definire meglio la trasmissione dei valori repubblicani nelle scuole e degli elementi di storia delle religioni. L’Osservatorio per la laicità ha fatto 11 proposte per favorire la «coesione nazionale». Ci sono stati dei problemi in questi giorni, non un fenomeno massiccio, ma in circa 200 scuole (sulle 64mila che conta la Francia), dove è stato contestato il minuto di silenzio in ricordo delle vittime di Charlie Hebdo. «Nessun incidente resterà impunito» ha detto la ministra, in particolare nei casi di apologia del terrorismo, anche con cartelli che parodiavano lo slogan «Io sono Charlie», tipo «Io sono Said» o cose del genere. Ma gli insegnanti segnalano la difficoltà a far passare alcuni concetti, presso allievi che hanno difficoltà ad esprimersi, che si sentono ghettizzati ed esclusi, che guardano con sospetto il clima di unità nazionale che si è espresso alla marcia di domenica e lo leggono come un fronte contro la loro supposta «comunità» di appartenenza. Per di più, gli adolescenti, incollati a Internet, sono facili prede della «teoria del complotto» che spopola in queste ore: il massacro sarebbe una messa in scena fatta dallo stato, il poliziotto freddato sul marciapiede davanti a Charlie Hebdo, sarebbe morto di infarto perché «un musulmano non uccide un musulmano» ecc.

Nei quartieri dove Dieudonné è diventato un idolo, è difficile spiegare la differenza tra la libertà di espressione di Charlie Hebdo e la denuncia contro Dieudonné per «apologia di terrorismo», cioè i limiti che la legge pone a questa stessa libertà. L’umorista sarà giudicato il 4 febbraio. Alcuni agenti municipali – 3 a Lille, uno a Parigi – hanno subìto sanzioni per aver rifiutato esplicitamente di rispettare il minuito di silenzio. In questo clima, la destra ha indossato gli scarponi e di fatto rotto il clima di unità nazionale che è stata costretta a rispettare in seguito alla forte partecipazione alle manifestazioni di domenica: il deputato Xavier Bertrand ha chiesto al governo di «inviare l’esercito» in certo quartieri di periferia.

Ieri si sono svolti i funerali privati di Charb, Wolinski, Tignous (la bara è stata ricoperta di disegni), dell’economista Bernard Maris (a Tolosa), della psichiatra Elsa Cayat e del poliziotto Frank Brinsolaro. Non si sa invece ancora dove potranno venire seppelliti i tre criminali. Il sindaco di Reims rifiuta il corpo di Said Kouachi: «Volevano andare a fare la jihad in Siria, in Iraq o altrove – ha affermato Arnaud Robinet – che si facciano seppellire laggiù». Verrà invece data la nazionalità francese, con una cerimonia al ministero degli interni, a Lassana Bathily, l’impiegato maliano che all’HyperCacher ha permesso a molti ostaggi di salvarsi, facendoli rifugiare nella cella frigorifera (che aveva spento).

Intanto a Parigi è arrivato ieri sera il segretario di stato Usa, John Kerry, per rimediare all’assenza di personalità di primo piano domenica portando un “grande abbraccio” alla Francia. Di fronte all’Eliseo una poliziotta è stata travolta da un’auto. Ma era un ubriaco che guidava contromano.