Lavoro

Hitachi di Reggio Calabria, muore schiacciato dall’alluminio

Hitachi di Reggio Calabria, muore schiacciato dall’alluminio

Morti sul lavoro Deceduto durante le operazioni di raccolta che stava svolgendo attraverso il «ragno» meccanico utilizzato per spostare l’alluminio presente

Pubblicato più di 2 anni faEdizione del 11 marzo 2022

In tempo di guerra rischia di passare ancor più sotto silenzio. Ma in Italia si muore di lavoro e si continua a morire. L’ultima morte bianca all’estremo sud, nella più grande industria di Reggio Calabria, la Hitachi Rail, colosso nelle forniture ferroviarie con sedi a Pistoia, Napoli e in Calabria. Giuseppe Cuzzola, 48 enne addetto allo smaltimento dei rifiuti speciali, proprietario della ditta esterna Cuzzola Trasporti, è deceduto durante le operazioni di raccolta che stava svolgendo attraverso il «ragno» meccanico utilizzato per spostare l’alluminio presente.

Da una prima ricostruzione sembrerebbe che, durante lo smaltimento una parte del materiale sollevato dal braccio meccanico si sia staccata, finendo addosso all’uomo. È morto sul colpo e i soccorsi che gli sono stati prestati si sono rivelati inutili. L’incidente è avvenuto nel parco rifiuti che si trova dietro lo stabilimento reggino, chiuso da un cancello e accessibile solo agli addetti ai lavori.

La filiale italiana della multinazionale giapponese esprime «tutto il suo cordoglio e supporto alla famiglia Cuzzola». Hitachi Rail «offre piena e completa collaborazione alle autorità competenti». Il sindacato manifesta cordoglio e un amaro sconcerto per questa strage infinita. «Morire di lavoro in Calabria, dove il lavoro non c’è, se possibile ha un sapore ancor più beffardo.

La logica, però, anche qui è sempre la stessa: una grande multinazionale, gli appalti, le esternalizzazioni selvagge per risparmiare sui costi e garantirsi alti margini di profitto. Non servono altre parole, basta con i rituali dell’indignazione ma ci vogliono fatti», sottolinea Delio Di Blasi, di Democrazia e Lavoro Area programmatica Cgil Calabria. «In un Paese in cui muoiono tre lavoratori al giorno – continua – immagino una piattaforma semplice e chiara per uno sciopero generale vero: nessuna commessa pubblica alle imprese che esternalizzano per risparmiare sul costo del lavoro e l’assunzione immediata di diecimila ispettori del lavoro che possano garantire controlli serrati nelle aziende».

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