Hervé Le Tellier, anche il cuore tradito ha bisogno di un brand
Pierre Tal-Coat, Manifesto realizzato per la Galleria Maeght, 1956
Alias Domenica

Hervé Le Tellier, anche il cuore tradito ha bisogno di un brand

Scrittori francesi Tra umorismo e malinconia, Hervé Le Tellier racconta la fine di un amore: «Mi affeziono molto facilmente» – un divertissement – da La nave di Teseo
Pubblicato più di 2 anni faEdizione del 24 aprile 2022

Ai due estremi stilistici della eclettica bibliografia di Hervé Le Tellier si trovano il «grado zero» dell’autofinzione – raggiunto dal dolente memoir famigliare Toutes les familles heureuses (non ancora tradotto) – e il pirotecnico carosello del romanzo d’invenzione, iper e metaletterario, nel più recente L’anomalia, con cui Le Tellier ha vinto il Goncourt nel 2020, guadagnandosi una vasta eco. In entrambe le opere ricorre la citazione del celebre incipit tolstoiano: per introdurre il fantascientifico disastro aereo al centro dell’Anomalia, infatti, il narratore dice, «Tutti i voli tranquilli si somigliano. Ogni volo turbolento lo è a modo suo». In quanto ricorrente, la citazione è tutt’altro che casuale e vale forse a segnalare una convergenza stilistica tra opere apparentemente distanti: se il racconto più autobiografico non accantonava del tutto le possibilità del narratore di intervenire nell’esposizione, così il pastiche più ardito si concede volentieri a una mimetica immersione nella psiche dei personaggi, alcuni dei quali non esenti da sospetti autobiografismi.

Più o meno a metà di questa singolare parabola stilistica, che richiama costantemente il nume tutelare di Georges Perec nel ricorrere – tra umorismo, giochi di parole e allusioni alla tradizione letteraria francese – ai temi della nostalgia, della solitudine, della «scomparsa», sta il racconto tradotto adesso da Anna D’Elia per La nave di Teseo, Mi affeziono molto facilmente (pp. 96, € 9,00). Qui lo scrittore votato alla sperimentazione linguistica e strutturale si misura con il racconto d’amore, o più precisamente con il resoconto della fine di un amore. Il protagonista è lo stesso autore, e la sua disavventura ha luogo in Scozia: qui l’uomo – uno scrittore cinquantenne di Parigi che somiglia molto a Le Tellier – prende a nolo un’automobile e si inoltra nelle Highlands per andare a trovare, a sorpresa, la sua amante più giovane. Lei, tuttavia, non lo vuole ricevere e anzi quando lo incontra fa capire con molta fatica di volerlo lasciare. «L’altro», del resto, è ignaro della relazione clandestina, e «il nostro» (così il narratore chiama i personaggi) comincia a sospettare di avere le ore (d’amore) contate.

Il tono generale del racconto oscilla tra malinconico e umoristico e non scivola mai nella banalità; se «due amanti cinquantenni che si contendono una bionda quasi trentenne» sembra già una buona base per un racconto divertente («Meglio due amanti di cinquanta anni che uno di cento», dice all’inizio il narratore), per di più Le Tellier esibisce la sua capacità di scrittura rapida e leggera senza rinunciare alla vena citazionistica. Inserendo, ad esempio, delle notazioni esplicative a inizio capitolo – «Dove il nostro eroe incontra una difficoltà imprevista», e così via – l’autore rievoca affettazioni proprie alla storia del genere romanzesco.

Le Tellier aveva già trattato il tema amoroso nel bellissimo Le voleur de nostalgie (1992), esperimento combinatorio che tiene insieme alla perfezione le sue diverse «anime» letterarie. Qui invece, per tornire il suo conte amoureux, si concentra sui nomi delle marche automobilistiche, degli alberghi, degli oggetti, attitudine che trova il suo compimento nella pagina finale dei «ringraziamenti», nei quali figurano Apple, il nome di un albergo, persino una compagnia di taxi. Il racconto d’amore perduto viene dunque scherzosamente aggiornato alla «contemporaneità», ciò che costringe l’autore a fare i conti con l’affastellarsi dei nomi di brand, etichette, pubblicità, scenario tipico alle vicende umane di oggi, che nella sostanza non sembrano cambiare molto di secolo in secolo.

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