Nel 1953 il compositore tedesco Hans Werner Henze, avverte una diffusa intolleranza nei confronti delle sue idee marxiste e della sua omosessualità; decide quindi di lasciare la Germania trasferendosi in Italia – si iscriverà peraltro al Pci – dove trascorrerà la maggior parte della sua vita. Arriva a così a Napoli, si sposta in costiera e approderà, poi, a quella che sarà la sua definitiva abitazione, a Marino, vicino Roma.
Poi in una calda estate del 1976 avvierà la città utopica, che naturalmente diventerà una città del fare musica. Succede a Montepulciano, in Toscana, un paesino di incredibile forza e unicità. Montepulciano esplode quindi per Henze in tutta la sua pienezza, fra mille difficoltà e scontri con le autorità locali, con i democristiani e gli ecclesiastici. Insomma è vero che siamo in Toscana ma è pur sempre un luogo dove le tradizioni rimangono forti.
Ma Henze cosa credeva di fare? Probabilmente in quel suo ideale di ricerca e di innovazione sociale, intendeva lasciare una struttura che nel tempo potesse essere autonoma e autogestita. Non è un caso che l’avvento di Henze viene dopo un movimento utopico di grande interesse e di sicura innovazione, la creazione del Marco Cavallo, scultura di legno e cartapesta, ad esempio irruppe come una forza di pace in quell’ospedale psichiatrico di Trieste su una forte azione connessa di Franco Basaglia, di Giuseppe Dell’Acqua e di Giuliano Scabia.
MARCO CAVALLO
Questo manufatto artistico arriva in un momento in cui la rivoluzione culturale avviata da Basaglia tocca forse uno dei punti più importanti e dirompenti. Basaglia sa che deve agire, è stanco di tanto parlare e di tante promesse, ma quello che manca è l’azione, il sovvertimento del precostituito. E quindi chi meglio di lui poteva creare un cavallo di Troia per distruggere il sistema dall’interno? Ed ecco quindi che partendo da una protesta dei residenti dell’ospedale psichiatrico per evitare l’abbattimento e quindi la macellazione del vero cavallo Marco che operava in quella struttura, nasce l’azione scenica e sociale. Tale azione fu talmente forte della sua pacificità che è oggi simbolo di quella che può essere una rivoluzione non violenta per cambiare il corso delle cose. Inoltre Basaglia da tempo teorizzava, o meglio parlava, dell’importanza di «scarcerare» i malati «di mente» e renderli se non proprio autonomi, quantomeno possibili di vite umane e non ricondotte ad un sistema dittatoriale e vessatorio.
Henze non era per nulla sordo agli sviluppi e ai cambiamenti, in particolare a quelli della psiche. Non sappiamo se con Ernst Bernhard, il grande rivoluzionario post junghiano, si siano mai conosciuti, ma è molto facile che l’avvento di Marco Cavallo lo portasse a creare il proprio cavallo di Troia che prenderà il nome di una delle favole di Perrault più famose, Pollicino.
L’opera su libretto di Giuseppe De Leva, va in scena il 3 agosto 1980 quindi dopo che il Cantiere di Montepulciano si era già avviato e aveva compiuto quattro anni. Il progetto nasce per fare veramente cantiere nel centro di Montepulciano. Infatti, il fine pedagogico dell’opera, l’idea di tracciare attraverso una lettura psicomusicale il «mito» della favola di Perrault permette ad Henze di agire proprio per creare il tutto in loco. Coinvolgendo proprio tutti quelli che erano vicini al Cantiere. Nasce così in quel caldo agosto il vero progetto utopico di Henze, creare andando oltre i professionismi e abolire quella borghese distanza fra pubblico e palcoscenico. Ecco il suo cavallo di Troia, il suo Marco Cavallo.
LA STRAGE DI BOLOGNA
L’intera opera nasce proprio in quella logica di anni in cui le ricerche interiori diventavano proiezioni e grazie ad esse molti lavori onirici sono diventati capolavori. Il Concentus Politianus è il gruppo fatto dai cittadini di Montepulciano che Henze formerà per l’esecuzione. In effetti l’utilizzo degli strumenti è assimilabile a quelli di semplice presa creati da Carl Orff, quindi percussioni e poi l’aggiunta di una piccola sezione d’archi e di fiati. A dirigere uno dei più sodali di Henze, Jan Latham Koenig. È da ricordare come quel giorno della prima, l’Italia fu sconvolta dalla follia omicida che distrusse la vita di tante persone nella stazione di Bologna. Ecco cosa dice Peter Nagel, colui a cui Henze affidò l’intero allestimento: «Ogni giorno gli attori erano coccolati in modo sopraffino dalle madri del luogo con la cucina toscana. Per me era affascinante come il direttore d’orchestra Jan Latham Koenig studiava con i bambini la musica di Henze che non era facile da cantare. I piccoli imparavano molto ascoltando attraverso una costante ripetizione, anche perché non era stati istruiti a cantare leggendo le note direttamente sulle partiture. Anche l’orchestra, il Concentus Politianus, per la maggior parte del tempo studiava insieme con quei musicisti dilettanti. Lo scambio continuo di idee fra direttore, regista e scenografo proseguiva la sera, tutti in gruppo, sulla piazza grande accanto a un bicchiere di vino Nobile fino a notte inoltrata. Il 2 agosto era tutto pronto. Il piccolo teatro era strapieno in ogni ordine di posti, compresi anche quelli di servizio. I genitori e la gran parte dei parenti dei bambini volevano essere presenti a questo evento speciale. Circolava una certa inquietudine carica di tensione.
A un certo punto uno speaker ufficiale, forse il direttore del teatro, si presentò davanti al sipario colorato e richiese l’attenzione del pubblico, perché doveva fare un annuncio importante all’incirca di questo tenore: devo purtroppo interrompere la felice atmosfera nella quale attendiamo la rappresentazione di Pollicino con una triste notizia. Alla stazione di Bologna qualche ora fa è accaduto un fatto tremendo, oggi pomeriggio una bomba è esplosa con grande potenza e ha ucciso 85 persone. Non si è chiaramente trattato di un incidente, ma di un attentato terroristico. Per questo motivo oggi sono state sospese molte iniziative in tutta Italia. Nonostante il nostro profondo dolore, abbiamo deciso di rappresentare la première di Pollicino. Molta gente ha lavorato con il massimo impegno nei mesi scorsi per questa serata. Noi non vogliamo che questo gioioso evento sia distrutto dalla mano di un terrorista. Ora il sipario verrà aperto. La prima mondiale di Pollicino fu accolta quella sera con entusiasmo e con un applauso che non finiva mai».
IL DOPO
Henze, che produrrà anche composizioni in onore di Ho Chi Minh e di Che Guevara, è stato il padre putativo e spirituale non solo di una intera comunità ma anche di una certa ideologia musicale che in lui, e solo in lui, trova veramente un senso di socialismo popolare. Grazie a lui a Montepulciano nasce una scuola di musica fra le migliori, è stata ripresa la banda e sono nate orchestra e coro. A dieci anni dalla sua morte, lo scorso ottobre, proprio al Cantiere è stata dedicata una giornata a Henze, in cui si è parlato dell’utopia del grande artista tedesco, della sua idea di fare musica e di essere spirito portante di tanta creatività. È vero che proprio con Pollicino lui lascia la direzione del Cantiere perché sapeva che i poliziani dovevano essere autonomi, ma in verità non li lasciò mai e negli anni i vari direttori artistici che si sono succeduti, fino all’attuale Montalbetti, hanno lavorato per mantenere vivo quel messaggio pedagogico ma soprattutto umano di Hans Werner Henze. È questa la migliore eredità di un compositore dal grande senso umano.