Visioni

Henri Langlois, la passione per la memoria del cinema

Henri Langlois, la passione per la memoria del cinemaHenri Langlois

Cinema Centodieci anni fa nasceva il fondatore della Cinémathèque Française. Il suo lavoro ha salvato moltissimi film, mettendoli a disposizione del pubblico. Con lui si formarono i registi della Nouvelle Vague

Pubblicato circa 10 ore faEdizione del 13 novembre 2024

Il 13 novembre del 1914 – 110 anni fa – a Smirne nasceva Henri Langlois, una delle figure più rilevanti della storia del cinema, il fondatore della Cinémathèque Française. Uomo misterioso ed esuberante, che ha saputo suscitare grandi passioni e profondi odii, la cui vita e quella della Cinémathèque per molti decenni hanno coinciso. La sua dedizione al cinema è stata totale e assoluta, ma non sempre è stata capita. I suoi meriti, dopo la morte, sono stati in parte offuscati da una visione troppo burocratica che non è riuscita a comprendere fino in fondo la portata del suo operato, e probabilmente, dalla necessità di voltare pagina per dare un nuovo corso all’istituzione da lui creata. La Cinémathèque ha dovuto anche fare i conti con leggende ed esagerazioni: non è stata, infatti, la prima del mondo poiché il primato spetta all’archivio svedese, e non è stata neppure la detentrice del maggiore numero di film, ma senza dubbio è stata la più importante per i risultati che è riuscita ad ottenere, per l’impulso che ha dato alla creazione, all’evoluzione del cinema e alla diffusione della cultura cinematografica.

Manifestazione a Parigi nel 1968 per il mancato rinnovo del contratto di Langlois alla guida della Cinémathèque foto Getty Images

OGNI minuto della sua vita, e ogni soldo a sua disposizione, sono stati da Langlois dedicati a questa impresa, che inizialmente sembrava folle e senza senso, di salvare il cinema del passato dalla distruzione che lo attendeva. L’inizio di questa avventura coincide con il riconoscimento del cinema in quanto arte a tutti gli effetti, e non più divertimento effimero. Langlois non è solo e riesce, fin dagli inizi, con l’entusiasmo che lo anima, ad avvicinare e a coinvolgere un gran numero di personalità, ed è aiutato da validi collaboratori, e soprattutto eccezionali collaboratrici come Lotte Eisner che girava l’Europa alla ricerca di tesori per quello che poi è diventato il museo del cinema, Mary Meerson, la sua ambasciatrice internazionale e Marie Epstein che si occupava delle questioni tecniche.

LANGLOIS ha salvato un numero considerevole di capolavori già riconosciuti come tali, e nello stesso tempo ne ha scoperti altrettanti dimenticati, e li ha messi a disposizione del pubblico. L’urgenza di rivedere o di portare alla luce film ignorati, per rintracciare la storia di un’arte così giovane, è stata il motore dell’espansione rapida della collezione. Ha fatto dell’attività di programmazione delle proiezioni, un’arte, creando dei percorsi invisibili all’interno dei film presentati. Ha creduto nell’esistenza di un legame fra tutti i creatori di film, in una continuità esistente fra il cinema del passato e quello del futuro. Ha formato, attraverso le proiezioni, una intera generazione di cineasti, in particolare quella della Nouvelle Vague. Ha fatto sì che potessero amare e capire il cinema, e diventare poi critici e registi a loro volta.

Questi stessi registi, una volta famosi e affermati, coscienti del ruolo ricoperto da Langlois nel loro percorso artistico, si sono mobilitati e gli hanno mostrato la loro riconoscenza, autodefinendosi Les enfants de la Cinémathèque, nel momento in cui la pubblica amministrazione, incapace di tollerare un tale disordine gestionale, con una sorta di colpo di stato ha provato ad allontanarlo dalla «sua» Cinémathèque. In questa occasione, che ha preceduto di pochissimo il maggio del ’68, i registi di tutto il mondo hanno protestato, proibendo la proiezione dei loro film in una Cinémathèque senza Langlois, e hanno minacciato di ritirarli. Molti di essi, a Parigi, hanno manifestato in strada considerando inammissibile il fatto di essere privati di questo centro di resistenza contro il cinema commerciale.

Sicuramente la sua amministrazione è stata caotica e fondata su metodi difficili da accettare da parte di funzionari e burocrati, ma la sola scusa per il pittoresco disordine della Cinémathèque era il genio di Langlois, uno dei più autentici creatori del cinema francese: il creatore, appunto, di un immenso film composto da tutti i film degli altri, salvati, custoditi gelosamente e valorizzati.
Godard lo ha definito tra i più geniali cineasti francesi, essendo stato lo sceneggiatore e il regista di un film perpetuo chiamato Cinémathèque Française. La Cinémathèque è stata, per come Langlois l’ha concepita e creata, un’opera poetica ed estremamente personale, basata su rapporti di ammirazione e fiducia con coloro i quali decidevano di affidarle i loro film, documenti o oggetti. Ha rappresentato – con grande anticipo sui tempi – un’oasi dove il cinema non era più considerato una mercanzia, ma un’arte. Parlare di cinema, per Langlois, significava far scoprire agli altri ciò che lui stesso aveva scoperto mettendo ordine in questa immensità di film, dei quali una buona parte era assolutamente sconosciuta: il cinema è l’arte e nello stesso tempo la memoria di un secolo.

DOPO la guerra, Langlois ha provato ai cineasti – preservando i loro film – di essere i testimoni e gli artisti per eccellenza di questo XX secolo. Senza etichette o pregiudizi metteva gli spettatori nella condizione di poter esplorare e approfondire la storia del cinema con i propri occhi. Ha avvicinato un pubblico curioso alle cinematografie che all’epoca erano ancora poco conosciute. Amava trasmettere, spiegare, organizzare la storia del cinema, cioè in un certo senso insegnare, creando dei percorsi nuovi e inediti in questo grande insieme in divenire. Per Langlois conservare i film non rappresentava un fine in sé, ma un mezzo per alimentare la sua vera passione: poter continuare a mostrarli. La programmazione per lui era il modo di scrivere la storia del cinema al presente, l’arte di farla vibrare.

Anche Godard e Chabrol partecipano alle manifestazioni foto Getty Images

Dopo la morte di Langlois, avvenuta nel 1977, i nuovi amministratori si sono ritrovati nella difficile posizione di dover cercare un equilibrio fra la volontà di rinnovamento e modernizzazione e il tentativo portare avanti una così grande eredità, rimanendo fedeli alla sua visione per non snaturarne l’anima.
Al di là di vecchie edizioni sulla sua figura e sulla sua attività, in occasione del centenario della sua nascita, è stata pubblicata in Francia una colossale raccolta completa dei suoi scritti. Inoltre sono inoltre disponibili in rete, in particolare sulla piattaforma Henri della Cinémathèque – che dal 2020 mette on line film rari – interventi, interviste, lezioni di cinema che restituiscono con voce diretta l’enormità del suo amore per il cinema, la libertà del suo spirito e la potenza creatrice dell’impresa folle portata avanti per tutta la vita.

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