Chiedere la Luna, si dice quando si manifesta un’intenzione irrealizzabile, spregiudicata, irrazionale, fuori portata. Nella nuova serie Apple TV+, ideata da Amit Bhalla e Lucas Jansen, Hello Tomorrow!, il satellite naturale diventa invece un obiettivo concreto, il luogo adatto per invertire la rotta di un’esistenza che non ha raggiunto i traguardi sperati.
Un sogno, quello di andare sulla Luna, perfettamente realizzabile. Il corso della storia, infatti, ha intrapreso una direzione sorprendente. Negli anni Sessanta, la civiltà non pare uscita da una guerra e prossima a farne altre. È già interamente consegnata al dominio della tecnologia, è pacificata, non vi sono conflitti e ideologie contrastanti. La segregazione non esiste. Tutto procede in modo ordinario, tra pratiche burocratiche, lavori più o meno onesti, famiglie non esattamente unite e l’immancabile partita di baseball.

TRA ROBOT, automobili senza ruote e avveniristici attrezzi domestici, quello che continua a persistere è il senso di disorientamento, di spaesamento di un’umanità che per i più svariati motivi si percepisce vicina al fallimento, consapevole di attendere in modo indeterminato qualcosa che mai si compirà.
Se non fosse che in questo caso, la meta del cambiamento è la Luna, Hello Tomorrow! potrebbe essere interpretato come il controcampo delle Cronache marziane, il capolavoro di Ray Bradbury. Come se vedessimo non chi arrivò su Marte all’alba del nuovo millennio, ma quelli che dalla Terra spinsero moltitudini a partire per un altrove radicalmente nuovo. Come spesso accade, la fantascienza è solo un pretesto, un genere che riflette su altro. E il telescopio che serve a osservare oltre l’orizzonte, si tramuta in un microscopio che cerca di ingrandire ciò che è visibile ma che, evidentemente, non è perfettamente comprensibile, le nostre esistenze.
Simile in un certo senso a Mad Men, per il richiamo più o meno esplicito agli anni Sessanta e per i personaggi che comunemente oscillano tra sogni e menzogne, tra illusioni da vendere al prossimo e identità da mimetizzare all’occasione per apparire ciò che non si è, Hello Tomorrow! si distanzia dal celebre prodotto ideato da Matthew Weiner per AMC, perché se tra i pubblicitari della Madison Avenue era forte l’ambizione di capire il mondo, di interpretarne in anticipo i desideri e le mutazioni, i protagonisti creati da Bhalla e Jansen mirano a qualcosa di più intimo, di prossimo al loro cammino. A partire dal protagonista, Jack Billing, il misterioso responsabile di una delle tante filiali che ha il compito di convincere i clienti a comprare un viaggio sulla Luna per mettersi alle spalle la Terra.

 

Sin dalle prima battute (per ora sono state rilasciate cinque delle dieci puntate), Jack è impegnato a comprendere il prossimo che in questo caso assume la forma di un uomo solitario seduto al bar, forse deluso dalla propria vita, probabilmente amareggiato perché le cose non sono andate come dovevano. O semplicemente in cerca di pace e silenzio. Il venditore procede a tentoni, cerca un pertugio dove infilarsi per oltrepassare la barriera che separa irrimediabilmente un individuo dall’altro.

«IL FATTO CHE TU non mi abbia dato neanche un pugno, significa che hai abbastanza speranza per ascoltare l’unica parola che forse ti salverà la vita». Jack sente di avere una possibilità, di stabilire una relazione. Per salvare lo sconosciuto? Per imbrogliarlo? Per farlo accomodare su un razzo che lo porterà a vivere su un satellite naturale? Non possiamo essere certi delle sue intenzioni, quel che conta è giungere alla seconda fase: estrarre dalla tasca un sassolino proveniente dal Mare della Serenità. Ogni frase è l’opportunità per avanzare, per compiere il passo seguente, quello di mostrare il depliant e di prospettare un’esistenza diversa, migliore. «Ti senti così sconfitto che credi che ogni cosa sia fuori dalla tua portata». È l’assalto finale, quello che porta il potenziale cliente a trasformarsi in un essere che immagina, che inizia a fantasticare su un futuro che, immancabilmente, per l’avventore del bar e per tutti gli altri personaggi, avrà sempre a che fare con il passato, come se il vero viaggio avvenisse nel tempo del nostro essere.