Perché un compositore contemporaneo scrive un’opera lirica? Un melodramma, insomma. Forse per molti non è il caso di porsi la domanda, forse per molti il fatto di scrivere melodrammi, insomma azioni teatrali con musica, è scontato, inevitabile, del tutto naturale per un compositore dell’area «dotta». Ne han sempre scritte di opere liriche, i compositori di quell’area, da Monteverdi in poi. Quindi che problema c’è? I compositori di oggi non fanno altro che seguire una lunga tradizione. Peccato che si verifichi spesso un inconveniente: la musica dei melodrammi d’oggi serve il testo e la storia più di quanto si diffonda libera insieme al testo e alla storia. Magari succedeva anche in altre epoche, magari anche con Mozart, Verdi e Wagner. Forse. Ma la musica nella modernità e nella contemporaneità si è emancipata da tante cose, dai vincoli dell’armonia obbligata, per esempio. Ha cercato autonomia la musica contemporanea (che ci sia riuscita sempre o solo alcune volte è un altro discorso), in maniera dichiarata, con Webern per esempio, che ha messo in musica un sacco di testi nella forma del lied e non si è mai sognato di annegare la sua musica in vicende teatrali più o meno complicate. Perché i compositori d’oggi scrivono melodrammi? Non secondario il motivo economico. Ricevere una commissione per una partitura che finirà su un palcoscenico con un apparato di scene e di macchine e di masse corali e di costumi e di trovate registiche e di virtuosi dell’ugola non vale certo lo stesso compenso di un trio per strumenti da eseguire, magari, in un club underground. Tutto questo discorso per dire che adesso arriva, registrato dal vivo all’Opernhaus di Zurigo nel marzo 2018 dalla casa discografica Ecm il melodramma Lunea del compositore svizzero Heinz Holliger. L’argomento è ricavato da vari scritti tardi del poeta austriaco Nikolaus Lenau (1802-1850), un romantico appassionato, tragico, instabile (finì i suoi giorni in manicomio). Figura di «irregolare» che ha attirato il librettista Händl Klaus tanto quanto il musicista stesso. Holliger è un compositore di vaglia oltre che un oboista strepitoso. Sapiente orchestratore in questa Lunea ma prigioniero di una parte della sua indole che è quella, ben nota nel Novecento e oltre, dello stile «penitenziale». E poi la sua pregevole orchestra (bel divagare di percussioni e di fiati con timbri asperrimi e tersi) si impenna, esplode, tace a seconda della trama, e ci si aspetterebbe invece che seguisse itinerari nuovi, imprevisti, interessanti. Il canto? Quello più teatralmente «punitivo» che si possa immaginare. Un altro bravo compositore cade vittima dell’imperio melodrammatico.