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Haven vita vincit

Naturalmente! La petroliera Haven, affondata davanti a Genova l’11 aprile 1991, dopo un’esplosione e un incendio che ha provocato la morte del capitano e di quattro marinai, è diventata involontaria sede […]

Pubblicato più di 6 anni faEdizione del 5 aprile 2018

La petroliera Haven, affondata davanti a Genova l’11 aprile 1991, dopo un’esplosione e un incendio che ha provocato la morte del capitano e di quattro marinai, è diventata involontaria sede di un esperimento di biologia marina.

Il relitto, trascinato al largo con ancora una parte del carico di idrocarburi, si è spaccato in due pezzi; una parte è affondata a 500 metri di profondità e il resto si trova a circa 75 metri di profondità davanti ad Arenzano, a circa un miglio e mezzo dalla costa.

Da allora la situazione è stata tenuta sotto controllo con continue esplorazioni e analisi durante le quali ben presto si è visto che sulla superficie di acciaio della petroliera si insediava un numero crescente di «abitanti», una imprevedibile invasione e colonizzazione da parte di organismi viventi marini, con la formazione di nuove catene trofiche.

La superficie delle navi viene normalmente rivestita di vernici tossiche per i molluschi, proprio per evitare che questi si attacchino alla chiglia delle navi e ne frenino il moto. Nel caso della Haven, l’elevata temperatura conseguente l’incendio ha distrutto la vernice protettiva della chiglia e gli organismi marini si sono trovati davanti un grande rottame di ferro perfettamente adatto alla loro vita, favorevole per la disponibilità di luce, che arrivava anche alla profondità del relitto, e dalla disponibilità di sostanze nutritive in parte formate dalla imprevista trasformazione, alle alte temperature dell’incendio, degli idrocarburi del petrolio in composti organici.

Il mare è pieno di relitti di navi affondate durante le molte guerre e a causa di incidenti di navi passeggeri o mercantili. Molti di questi sono inaccessibili, ma altri sono stati oggetti di studio. Nel bene e nel male.
In molti casi le navi sono affondate piene di materiali, rifiuti, sostanze chimiche e addirittura radioattive che, sparsi nelle acque marine, hanno contribuito (e probabilmente stanno continuando) a compromettere la chimica e la biologia di vasti tratti di mare; in molti casi le conseguenze potranno farsi sentire a lungo in futuro.

D’altra parte quanto si può vedere nelle navi affondate in acque trasparenti ha stimolato la curiosità di scienziati e turisti e ha indotto a condurre l’affondamento intenzionale, previa pulizia e svuotamento, di navi ma anche di vagoni ferroviari e carri armati fuori uso, dal golfo di Aqaba alle isole Keys della Florida, al largo del Portogallo o del Kenya, eccetera. Le isole Cayman, oltre a paradisi fiscali in cui nascondere denaro proveniente da attività criminali, offrono ai turisti la possibilità di visitare i relitti di navi affondate e i loro«abitanti.

Su tali rottami metallici si svolgono infatti straordinari e sconosciuti esperimenti di biologia marina con la creazione di nuove catene alimentari. Fenomeni con i quali la natura vuole ricordarci che, al di là dei nostri traffici e errori, dei nostri incidenti e conflitti e dolori, alla lunga la vita continua e vince.

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