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Hasib, i poliziotti arrestati si accusano a vicenda

Hasib, i poliziotti arrestati si accusano a vicendaHasi Omerovic, agonizzante, subito dopo essere caduto giù dalla finestra della sua camera da letto

L'agente Pellegrini nega tutto e controattacca il collega che aveva testimoniato a suo carico

Pubblicato quasi 2 anni faEdizione del 28 dicembre 2022

Si accusano a vicenda davanti al Gip, i poliziotti che il 25 luglio scorso si introdussero senza alcun mandato nell’abitazione di Hasib Omerovic, nel quartiere romano di Primavalle, per un’ispezione che si concluse con un volo di otto metri del 37enne rom sordomuto, precipitato dalla finestra della sua camera da letto e finito agonizzante in ospedale, dove è ancora ricoverato.

Ieri, nell’interrogatorio di garanzia, Andrea Pellegrini, l’agente del commissariato Primavalle arrestato con l’accusa di tortura e falso ideologico, ha negato ogni addebito. Nessuna violenza, secondo la sua versione, sarebbe stata esercitata nei confronti di Hasib, come aveva invece testimoniato Fabrizio Ferrari, uno degli altri poliziotti (tre uomini e una donna) presenti nell’appartamento quel giorno. Né gli schiaffi, né i polsi legati con un filo elettrico strappato ad un ventilatore, né la porta sfondata con un calcio, e neppure le minacce con il coltello da cucina. Nega tutto anche il suo collega Alessandro Sicuranza, accusato di falso dai pm Michele Prestipino e Stefano Luciani. «Si è svolto tutto nella piena legalità», hanno assicurato, secondo quanto riportato dagli avvocati Remo Pannain e Eugenio Pini che difendono Pellegrini. Il quale si sarebbe difeso dicendo che se avesse voluto legare il ragazzo «non avrei usato il fil di ferro, ma lo avrei ammanettato».

Ma c’è di più: il principale accusato, davanti al Gip Ezio Damizia, ha invece a sua volta puntato il dito proprio contro l’agente Ferrari, colui che dopo molte settimane dai fatti si sarebbe pentito decidendo di denunciare il collega. Pellegrini ha assicurato al Gip che quando Hasib è caduto dalla finestra, il poliziotto più vicino, pur stando in un’altra stanza, era Ferrari. È la tesi del suicidio, proposta fin dalle prime ore.

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