Visioni

Handmade Festival, altri sguardi sulla scena indipendente

Handmade Festival, altri sguardi sulla scena indipendenteLes Lullies – foto di Alessio Artoni

Musica Dall’elettronica di Fera al rock dei Les Lullies, il ritorno di Lydia Lunch

Pubblicato 4 mesi faEdizione del 14 giugno 2024
Nazim ComunaleGUASTALLA (REGGIO EMILIA)

Un festival con tre palchi e un tendone per i dj set, in un angolo della bassa a due passi dal Po e ai luoghi cari a Zavattini: questo è Handmade Festival, dal 2007 uno spazio prezioso che vuole anche puntare sulla collaborazione tra realtà extra-musicali: una festa lunga un weekend con oltre venti bands che, nel tempo, da ritrovo tra amici è diventato un vero e proprio evento di musica indipendente. Quattordici edizioni con attenzione costante a quanto pulsa nella scena italiana e internazionale e focus ad ampio raggio sui suoni dell’attualità, spaziando dal rock all’elettronica, dal clubbing alla forma canzone, dalla sperimentazione all’hip-hop, dal garage al post-punk, storico e dei giorni nostri. Proprio a questo filone appartengono i bolognesi Korobu, convincenti con il loro sound scuro, catchy e incalzante o gli ipnotici e ossuti Trans Upper Egypt da Roma, mentre Lydia Lunch, con Marc Hurtado a riproporre i brani dei Suicide non riesce a sfuggire a uno scivoloso effetto karaoke.

Dal 2007 uno spazio che vuole anche puntare su realtà extra musicali

DAL QUALE sta sicuramente lontano anni luce il live di Kaos,uno dei pionieri del rap in Italia, accompagnato dal prodigioso Dj Craim: i due, che sul palco hanno la potenza di una band, portano in giro per la prima volta dal vivo lo storico album del 1996 Fastidio, con le basi di Neffa e del giro Sangue Misto; un’altra faccia dell’hip hop ci viene mostrata il giorno prima dal siculo-tedesco Pufuleti, latore di una neolingua zeppa di invenzioni e di un flow volutamente storto e con produzioni sghembe e allucinate, tra Cypress Hill e finezze dadaiste: personale, coinvolgente e convincente. Per restare in Italia e nell’ambito della musica ritmica, ci piace segnalare l’elettronica abissale e psichica di Fera e nell’altro emisfero il sonido chicadelico dei Tormenta 3000, ottetto umbro che rivisita le tradizioni peruviane muovendosi con disinvoltura tra esotismo, tropici e psichedelia. Tornando alle chitarre elettriche, fresco e traboccante di semplice energia rock’n’roll il live di Les Lullies, da Montpellier; straniante e filologico, classico e alieno il set one man band di Bob Log III, armato di proverbiale casco con ricevitore telefonico, che gli lascia mani e piedi liberi per destreggiarsi tra slide guitar e batteria: il risultato è un electro hillbilly blues anfetaminico che non fa prigionieri.

C’È SPAZIO anche per suoni più sfuggenti, come quelli dello spagnolo Adrián de Alfonso, che lavora con voce e frequenze radio, della libanese Youmna Saba con l’oud, del francese Romeo Poirier, che lavora con loop, campionamenti e deragliamenti. Chi è capace ancora una volta di regalare brividi, a chiusura della fluviale due giorni, sono i mancuniani Demdike Stare, con la loro imprendibile e sapida mistura di ambient, musica per sonorizzazioni, dub, etnica, memorie riterritorializzate del passato. Un suono affilato, scuro: voci dalla polvere e dal vaso di Pandora a sigillare una rassegna che è un piccolo, grande miracolo che merita applausi e sostegno.

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