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Han Han, le tre porte

Han Han, le tre porteHan Han

Per saperne di più Han Han, innovativo scrittore e opinionista - e tanto altro - critica tutto quanto non gli piace, senza mai essere stato additato come «dissidente»

Pubblicato circa 11 anni faEdizione del 14 ottobre 2013

Han Han è risultato secondo nella lista del 2010 delle persone più influenti stilata dai lettori di Time. A differenza di molti suoi colleghi, in patria non è mai stato censurato. È un rallista, un blogger, un latin lover, uno scrittore e un editore.

[do action=”quote” autore=”Han Han, Le tre porte”]Capitava, giustappunto, che la scuola avesse indetto la «Settimana dell’istruzione di qualità» che promuoveva un uso consapevole del tempo libero da parte degli studenti. Negli anni passati, l’iniziativa si era concretizzata nella formazione di gruppi d’interesse che, però, non curavano gli interessi dei ragazzi, ma dei professori, infatti non si faceva ciò di cui si aveva voglia, dato che le attività erano interamente organizzate dai docenti. Così, gli studenti pativano le medesime sofferenze dei matrimoni combinati dei tempi andati, obbligati a stare forzatamente con qualcuno che non ti piaceva affatto. Quell’anno l’istituto aveva compiuto dei passi avanti, concedendo l’iscrizione libera alle attività.[/do]

La sua fulminante carriera comincia nel 1999 quando, a diciassette anni, scrive il primo romanzo, Le tre porte, (Metropoli d’Asia, 2011). All’epoca frequenta l’ultimo anno delle scuole superiori, viene bocciato e presenta le dimissioni formali dalla scuola. «Cosa farai adesso?», gli chiede preoccupato un professore. In Cina, tanto più dieci anni fa, uscire dal sistema era un vero rischio. Ma Han Han già sapeva il fatto suo: «Camperò vendendo libri e mi comprerò una macchina da corsa». Saccente, nessun adulto gli avrebbe mai creduto. Eppure così è stato.

Con oltre due milioni di copie vendute Le tre porte è il libro di maggior successo degli ultimi vent’anni in Cina. Racconta l’educazione scolastica di Lin Yuxiang e dei tre esami che deve superare per accedere all’università, le tre porte, appunto. Attraverso la storia di Yuxiang, Han Han descrive il disagio della sua generazione, stritolata dalle aspettative di genitori e società. Sono gli 80 hou, i figli unici nati negli anni Ottanta. Sono i ragazzi che non hanno conosciuto la Cina maoista, quelli che finalmente studiano l’inglese, i primi “teenager” della storia della Cina. Viziati, saccenti e sarcastici, si ritrovano a combattere un mondo scolastico che punisce chi esce fuori dai binari. È una lotta impari che i personaggi di questo romanzo non riescono mai a vincere.

Da quel primo romanzo sono passati poco più di dieci anni: quattro romanzi, diverse raccolte di articoli e saggi e poi le gare in automobile con il team di  Volkswagen Shanghai, le apparizioni nei talk show, i fan club, i poster giganti in metropolitana, la canzoni incise e le copertine patinate. Ma sopratutto il blog, aperto nel 2006.
Attraverso uno stile semplice, graffiante e moderno, Han Han critica chiunque non ama: l’Associazione degli scrittori, i critici letterari (famoso il suo Il circolo letterario è uno schifo, non si finga figo), i funzionari corrotti, i sindaci e chi più ne ha più ne metta. Alcuni dei suoi post sono stati “armonizzati”, cioè sono stati oscurati dai censori, ma il suo blog (ad oggi quasi 600 milioni di visite) è ospitato da uno dei più visitati portali web cinesi e continua ad essere accessibile. E c’è di più: da poco i suoi post migliori sono regolarmente tradotti anche in inglese.

Tutti si chiedono come abbia fatto Han a non sorpassare quell’esile linea che in Cina trasforma un semplice uomo in un temuto dissidente. «Spesso [le autorità] hanno le idee confuse – ha dichiarato in un’intervista al Time – Nessuno sa cosa pensano. Sono molte le persone mi chiedono come faccio a scrivere mantenendo una linea che non dia fastidio alle autorità. La risposta è che non lo so».

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