«Hammershøi è uno di quelli di cui non si deve parlare troppo precipitosamente. Il suo lavoro si inscrive nella distanza e nella lentezza; quale che sia il momento in cui lo cogliamo, esso offre materia di riflessione su ciò che di importante e di essenziale vi è nell’arte». Parole di Rilke, che nel 1904 si reca a Copenaghen per conoscerlo e raccogliere materiale per un saggio da dedicargli. Ma non incontra che un silenzio eccentrico, duro da scalfire, nell’appartamento al primo piano in via Strandgade 30. Un appartamento vissuto da Hammershøi come uno stato d’animo, una condizione dell’essere e del...