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Haftar riabilita i gheddafiani. 34 morti a Sirte

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Libia Continua a Ginevra il negoziato tra le fazioni, con la mediazione del rappresentante speciale per la Libia delle Nazioni unite, il diplomatico spagnolo Bernardino Leon

Pubblicato quasi 10 anni faEdizione del 4 febbraio 2015

Il parlamento di Tobruk, vicino all’ex generale Khalifa Haftar, appoggiato dai miliziani di Zintan, l’ideatore della cosiddetta operazione Dignità (Karama) contro gli islamisti, asserragliati a Tripoli, ha riabilitato i gheddafiani, quei politici che, negli oltre 40 anni in cui il colonnello Muammar Gheddafi è stato al potere, hanno fatto politica al suo fianco. La «Legge per l’isolamento politico», cancellata ieri a Tobruk, fu approvata dal parlamento di Tripoli nel 2013.

Molti operatori dei diritti umani definirono la norma come vendicativa e generica nei confronti dei politici dell’era Gheddafi. Già nel 2012 la Corte suprema, che lo scorso mese ha dichiarato sciolto il parlamento di Tobruk, aveva dichiarato incostituzionale la legge 37, voluta dal Consiglio nazionale di transizione (Cnt), guidato da Mahmud Gibril, che vietava la glorificazione di Muammar Gheddafi, del suo regime, delle sue idee e della sua famiglia. La legge prevedeva poi la condanna al carcere per chiunque fosse riconosciuto colpevole di apologia di Gheddafi.

Ma nel testo figuravano altri punti controversi, come la condanna per chiunque offendesse la data delle rivolte del 17 febbraio 2011, oppure recasse offesa all’Islam e alle istituzioni dello Stato. Il primo ad esultare per la cancellazione della «Legge per l’isolamento politico» è stato il parlamentare di Tobruk, Ibrahim Alzgheid. «Abbiamo votato per cancellare questa legge ingiusta», ha dichiarato. Tuttavia, considerando il completo caos in cui versa il paese, spaccato tra Tripolitania, Cirenaica, città stato controllate dai jihadisti (Derna tra tutte) e sud desertico fuori controllo, sarà molto difficile mettere in atto la nuova norma.

L’iniziativa del parlamento di Tobruk metterà in allerta le milizie jihadiste e gli islamisti moderati, che avevano voluto la legge come forma inequivocabile di vendetta per la repressione subita durante il regime di Gheddafi, ma non è detto che determini conseguenze pratiche immediate. In assenza di istituzioni statali e di un’amministrazione centrale forte, le leggi approvate in questi mesi restano sulla carta in uno scontro, tra i due contendenti lontano dall’essere risolto: lo stesso scioglimento del parlamento di Tobruk, disposto dalla Corte suprema, non è mai stato messo in pratica.

Non si placano neppure le violenze. Duri scontri sono in corso nel Golfo di Sirte tra l’esercito filo-Haftar e le milizie islamiste del cartello (Alba) «Fajr» che, con il sostegno del premier Omar al-Hassi e del Qatar, tentano di tenere saldamente Tripoli, grazie anche all’aiuto dei combattenti della milizia Scudo di Misurata. 34 i morti e 48 i feriti tra i miliziani. Il portavoce dello Stato maggiore delle forze armate, il colonnello Ahmed el-Mesmari, ha precisato che gli scontri con le milizie islamiste sono ancora in corso nei pressi di Ben Jawad con l’uso anche di razzi e di aerei.

Continua a Ginevra il negoziato tra le fazioni, con la mediazione del rappresentante speciale per la Libia delle Nazioni unite, il diplomatico spagnolo Bernardino Leon. Fin qui il parlamento di Tripoli è sembrato riluttante a partecipare ai negoziati. Un primo tentativo di cessate il fuoco era stato avviato due settimane fa con il placet di alcune milizie islamiste. I colloqui sono in salita dopo l’attacco della scorsa settimana all’hotel Corinthia.

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