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Guterres: servono soldi per aiutare gli afghani

Guterres: servono soldi per aiutare gli afghani

Afghanistan Il segretario dell’Onu chiede lo scongelamento delle riserve della banca centrale sequestrate dagli Usa per assicurare servizi essenziali

Pubblicato quasi 3 anni faEdizione del 15 gennaio 2022

«Temperature da gelo e fondi congelati sono una combinazione letale per la popolazione afghana». Con queste parole il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, due giorni fa si è rivolto ai giornalisti a New York. Sollecitando la comunità internazionale a rendere disponibile parte dei fondi per l’Afghanistan congelati da Washington o su pressione del governo statunitense dopo che, il 15 agosto 2021, i Talebani hanno conquistato Kabul.

L’INVITO DI GUTERRES, che ha sottolineato l’urgenza di «iniettare rapidamente liquidità nell’economia per evitare un crollo che condurrebbe milioni di afghani nella povertà e nella fame», arriva dopo l’appello-record lanciato dall’Onu.

Che tre giorni fa ha chiesto più di 5 miliardi di dollari (4,4 per l’ambito umanitario, 662 milioni per la crisi migratoria) per tamponare la crisi in corso. La cifra è la più alta mai richiesta per un singolo Paese, ma «riflette la scala della disperazione» in Afghanistan dove, senza sostegno, «ogni uomo, donna e bambino può soffrire la povertà acuta». Per questo, devono tornare disponibili i fondi congelati: «i fondi internazionali devono essere consentiti per pagare gli stipendi dei lavoratori del settore pubblico e aiutare le istituzioni afghane a fornire servizi sanitari, educativi e altri essenziali».

Il punto centrale, che la politica evita di affrontare: gli aiuti umanitari, da soli, non bastano. E se non si passa per le istituzioni, ora controllate dai Talebani, il Paese verrà giù. Da quando i Talebani sono tornati al potere, il sistema bancario è stato isolato, le sanzioni su singoli esponenti del movimento sono diventato di fatto sanzioni sul governo, Banca mondiale e Fondo monetario hanno sospeso i trasferimenti previsti, gli asset della Banca centrale sono stati «sequestrati» da Washington, l’economia si è contratta del 40 per cento, la valuta locale si è deprezzata di un terzo del valore, il prezzo del cibo si è più che raddoppiato, e una gran parte degli impiegati del settore pubblico si è ritrovata senza stipendio, visto che il primo datore di lavoro è il governo.

Per questo, Guterres ha accolto con favore la decisione dello scorso dicembre del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite di adottare alcune eccezioni umanitarie rispetto al regime di sanzioni che gravano sui Talebani. Ma quelle eccezioni non sono sufficienti a rassicurare gli operatori commerciali, spaventati di contravvenire alle sanzioni.

PER EVITARE IL COLLASSO dell’economica afghana è centrale, ha spiegato Guterres, assicurarsi l’operatività della Banca centrale, le cui attività sono paralizzate da quando Washington ha congelato le riserve, circa 9,5 miliardi di dollari, custodite alla Federal Reserve di New York. Guterres, come altri in questo periodo, ha suggerito la possibilità di rendere disponibili al governo, in modo condizionato, parte delle riserve di moneta estera della Banca centrale. L’economia afghana, che negli ultimi venti anni è stata connessa al sistema finanziario internazionale, ha bisogno di dollari. Serve liquidità. Una strada da seguire è quella dell’Afghanistan Reconstruction Trust Fund, uno dei fondi di aiuto civile più importanti per le istituzioni in questi anni, creato e gestito dalla Banca mondiale e che dispone già di 1,2 miliardi di dollari.

SU SOLLECITO DI WASHINGTON, la Banca mondiale prima ha interrotto i trasferimenti previsti, poi ha autorizzato quello di circa 280 milioni per attività dell’Unicef e del World Food Programme. «Spero che le risorse rimanenti – più di 1,2 miliardi» previsti dal fondo della Banca mondiale, «vengano messe a disposizione per consentire alla popolazione afghana di superare l’inverno». Così Guterres, che è tornato a criticare i Talebani per la repressione dei diritti delle donne: «In tutto il Paese donne e ragazze sono scomparse dagli uffici e dalle aule, una generazione di ragazze sta vedendo le sue speranze e i suoi sogni infranti», ha dichiarato. «Studiose, avvocatesse, insegnanti sono escluse, con una perdita di competenze e talenti che avrebbero potuto aiutare l’intero Paese e il mondo». Nessun Paese «può prosperare mentre nega i diritti di metà della sua popolazione».

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