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Gustav Machaty, lo schermo in fiamme

Gustav Machaty, lo schermo in fiamme

Giornate del cinema muto Evento di Pordenone sarà mercoledì 6 ottobre la proiezione di «Erotikon» (1929), con la partitura del compositore sloveno Andrej Goricar

Pubblicato circa 3 anni faEdizione del 2 ottobre 2021

Se il cinema ceco è diventato per il pubblico sinonimo di sensualità, tanto da entusiasmare perfino negli anni successivi la reticente distribuzione italiana che acquistò i film di Forman e Chytilova negli anni Sessanta, badando più ai bikini che alla sperimentazione rivoluzionaria, lo si deve soprattutto a Gustav Machaty, pioniere del cinema erotico d’avanguardia che fece scalpore negli anni ’30.

Evento delle Giornate del cinema muto di Pordenone sarà mercoledì 6 ottobre la proiezione del suo Erotikon (1929) (con la partitura del compositore sloveno Andrej Goricar), interpretato dall’attrice slovena Ita Rina pseudonimo di i Italina Lida «Ida» Kravanja, sguardo liquido, bellezza da miss Jugoslavia (anche se non superò la selezione) notata da un produttore tedesco, fuggita di casa per fare cinema in Germania in film come L’ultima cena di Mario Bonnard (1928), una breve carriera interrotta dal matrimonio (ma la rivedremo nel ’60 nel film di Veljko Bulajic La guerra).

Machaty aveva già affinato il suo stile, con Sonata a Kreutzer (1926) e applicherà le sue ricerche sulla sessualità femminile successivamente, toccando temi tabù in Dal sabato alla domenica (1931), il suo primo film sonoro, a cui collaborarono esponenti delle avanguardie artistiche ceche, tra cui il poeta Nezval (che lo affiancò spesso anche se non accreditato), e si espressero poi compiutamente soprattutto in Extáse (1934) diventato subito celebre per lo scandalo del nudo integrale di Hedy Kiesler poi in arte Lamarr.

Ma ancora prima fece scandalo Erotikon , acquistato in vari paesi già prima di essere terminato e proiettato con una certa reticenza: a Lubiana nel 1929 con accompagnamento musicale da Grieg, nel 1930 ma solo per un pubblico di ospiti, quindi censurato e poi proiettato per la prima volta nel 1933 in versione sonora con musiche di Erne Kostal.

La versione in programma a Pordenone è quella restaurata nel 1990 dal National Film Archive con scene scoperte da poco. Dalle recensioni della copia arrivata nelle sale italiane (con il titolo smorzato in Seduzione) si può capire quanti rimaneggiamenti e tagli possa aver subito il film nel corso del tempo.

Non era soltanto la trama, storia di seduzione e poi di adulterio a suggerire la sensualità, ma anche la traduzione in immagini di simbologie legate esplicitamente al desiderio e ai sensi («Erotikon» si chiama il profumo che per la prima volta la protagonista annusa con voluttà), con la fotografia allusiva di Vaclav Vich fatta di giochi di luci e ombre a creare le giuste atmosfere e soprattutto con la sapiente cattura dei primi piani di Ita Rina ( Vaclav Vich sarà poi presente a lungo nel cinema italiano del dopoguerra, in 130 film tra cui quelli di Blasetti, Alessandrini, Freda e Bianchi).

Si fa ancora notare la durata delle scene di abbandono tra le lenzuola, con eloquenti gocce di pioggia finali che scorrono lungo i vetri della finestra e si ricongiungono lentamente.

Andrea è una semplice ragazza di campagna figlia del capostazione (anche questa figura cara al cinema ceco nel corso degli anni), sedotta in una notte di bufera, grazie all’assenza del padre chiamato a controllare la strada ferrata, dal «gentiluomo» sceso dal treno e ospitato in casa.

Sedotta e abbandonata, come in tanti film italiani che terminavano in genere con la punizione della ragazza che finiva per strada con il figlio della colpa, monito per tutte. Invece in Erotikon lei arriva in città, va a vivere con un famoso pianista e, avvolta in pellicce e gioielli, anche quando tornerà dal suo vecchio amante che scopre essere amico e collega del marito pianista, riuscirà a cavarsela: non lei, ma lui sarà punito, ucciso da un altro marito geloso.

Anche le scenografie del film contribuiscono a creare un fascino particolare negli interni borghesi, sono d i Alexander Hackenschmied, scomparso pochi anni fa a New York dove era emigrato, autore a sua volta di film d’avanguardia, come il celebre Meshes of the Afternoon codiretto con la moglie Maya Deren.

La sensualità è solo uno degli elementi chiave della cinematografia ceca, un altro è l’humour, e in genere sono strettamente collegati, come si vedrà poi in parecchi film della nova vlna, da Chytilova a Menzel: anche in Erotikon non manca l’ironia della sorte ad alleggerire l’atmosfera dove guizzano i revolver di mariti offesi, ma anche gli sguardi comprensivi, inevitabili nei riti salottieri di città dove regnano ambigue triangolazioni: e qui spunta l’altro elemento tipico della cinematografia ceca, in chiave di orgoglio nazionale, la contrapposizione tra città dissoluta e il buon vecchio villaggio dai sani principi.

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