Gustav Landauer, una idea di anarchia comunitaria
Gustav Landauer viene citato da Paul Celan in alcune poesie e inserito nel celebre discorso Il meridiano (raccolto in La verità della poesia, Einaudi) tra coloro che hanno tentato di sovvertire l’eredità del pensiero dominante e ideologizzato. L’interesse di Celan per Landauer sta «nella rottura di quella cultura che continua a tramandarsi, di cui la lingua è il primo strumento di trasmissione. La parola che il poeta scrive e pronuncia, quella che ascolta e pronuncia insieme, fa squillare la tromba della contro-storia». Basterebbe questo per incuriosire alla lettura di La comunità anarchica (Elèuthera, pp. 187, euro 18), una raccolta di scritti politici del pensatore tedesco, che fu amico fra gli altri di Martin Buber, Ernst Toller, Erich Musham, Ret Marut.
LA FIGURA di Gustav Landauer (1870-1919) è una delle più complesse e interessanti della Germania a cavallo tra ‘800 e ‘900, il suo itinerario attraversa grandi eventi della sua epoca, dai congressi della Seconda Internazionale, dove matura la separazione tra socialdemocrazia e anarchismo, alla Repubblica dei Consigli di Baviera, dove troverà la morte il 2 maggio 1919, massacrato durante la repressione. Filosofo, scrittore, agitatore politico, antimilitarista, fondatore della celebre rivista «Der Sozialist», ma anche traduttore in tedesco delle opere di William Shakespeare e Oscar Wilde, Landauer, nonostante l’epoca drammatica in cui vive è convinto che un altro mondo è necessario e possibile qui e ora, nel rispetto di individualità e relazioni comunitarie, e compatibile con rotture rivoluzionarie. Così innesta nel suo pensiero politico elementi eretici che gli consentono di elaborare una visione originale del mutamento sociale. La rivoluzione non è più vista come un atto, ma come un processo al cui centro pone l’individuo comunitario, ovvero l’individuo impensabile come singolarità in quanto frutto delle sue relazioni con gli altri – come ben spiega Gianfranco Ragona nella interessante e precisa introduzione al volume.
Una concezione controcorrente in quei decenni conflittuali, ma che fa di Landauer un pensatore centrale per la contemporaneità. Julian Assange, fondatore di Wikileaks, usa spesso questa frase di Landauer: «Lo Stato è una relazione sociale, una specifica modalità con cui le persone si relazionano tra di loro. Lo Stato può essere abolito solo creando nuove e diverse modalità di relazione sociale». Uno snodo importante per comprendere il suo pensiero è la sua amicizia con Martin Buber. Entrambi ebrei di lingua tedesca, anarchico comunitario Landauer, sionista libertario Buber, entrambi convinti che ebraismo e rinnovamento della società fossero strettamente legati. Un’amicizia che ha segnato la storia delle idee politiche del secolo: l’esperienza consiliare di Monaco, il movimento dei kibbutz e l’idea che socialismo mutualistico, libertà e creatività dell’individuo fossero inscindibili e da sperimentare da subito.
LA TRADIZIONE RIVOLUZIONARIA e libertaria che inizia dal loro confronto verrà ripresa da molti pensatori, ed oggi è più che mai attuale: Walter Benjamin, Ernst Bloch, Hannah Arendt, in qualche misura anche Gershom Scholem, fino ad arrivare alla Judith Butler di Strade che divergono in cui ritroviamo più la laicità di Landauer che la religiosità di Buber. È passato un secolo da quando Scholem, influenzato da Landauer, poteva scrivere: «Il nostro fine principale: rivoluzione. Rivoluzione ovunque! Non vogliamo riforme, vogliamo rivoluzione o rinnovamento. Vogliamo incorporare la rivoluzione nella nostra costituzione. Rivoluzione interna ed esterna… contro la famiglia, la casa paterna. Ma soprattutto rivoluzione nell’ebraismo. Vogliamo rivoluzionare il sionismo e predicare l’anarchismo, che significa l’assenza di dominio». Ma oggi è proprio il pensiero di Landauer che invece spinge ad andare oltre, al ripensamento dell’identità, della nazione e della forma-Stato, in Israele come in tutto il pianeta.
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