«A Couto quella città piaceva molto con le sue case a un solo piano, immancabilmente ricoperte dal medesimo tetto di lamiera a quattro falde . L’onnipresenza degli alberi di mango, la foresta che quasi entrava in città e s’infiltrava sin nel cuore dei minuscoli cortili. Il rosso della terra. Lo snodarsi tortuoso delle stradine. Le mille asperità del terreno che parevano fatte apposta per costringere il passante a fermarsi a discutere dinnanzi a ogni soglia, a ogni rigagnolo, recinto, aiuola di manioca, ponticello di legno, a ogni filo per stendere i panni, albero di papaya, mucchio di rifiuti, mucchio di...