Guida agli Stati scomparsi
Il progetto editoriale Giovanni Vale ha dato il via a una serie di esplorazioni per viaggi futuri
Il progetto editoriale Giovanni Vale ha dato il via a una serie di esplorazioni per viaggi futuri
In finlandese esiste una parola, kaukokaipuu, con cui intendere la nostalgia di luoghi in cui non si è mai stati. Non è un sentimento raro e deve averlo provato, per i luoghi del passato, anche Giovanni Vale, giornalista friulano classe 1987, che ha però tentato di trovare una soluzione a questo tipo di nostalgia. Si tratta di un progetto editoriale originale chiamato Extinguished Countries (Stati Scomparsi), una macchina del tempo letteraria con cui Vale e alcuni compagni tentano di raccontare paesi e imperi che non esistono più, sotto forma di guida di viaggio. Prima tappa la Repubblica di Venezia: un itinerario che comprende quaranta città in sette nazioni diverse – Italia, Slovenia, Croazia, Montenegro, Albania, Grecia e Cipro –, tutte una volta parte dei possedimenti della Serenissima.
«Il progetto è nato due anni fa» spiega Vale, «ero a Ragusa (nome veneziano di Dubrovnik, in Croazia, ndr) con la mia ragazza e notavamo che in città venivano organizzati quasi solo tour dei luoghi in cui è stato girata la serie di Game of Thrones, mentre i tour storici erano pochissimi. Un po’assurdo, perché l’eredità della Repubblica di Venezia si vede ancora lungo tutta la costa dalmata». Dai porti di Rovigno e Pirano in Istria, fino a Cipro, passando per Spalato, il lascito culturale della Serenissima è indiscutibile. «Un esempio banale» prosegue Vale, «per la parola asciugamano in Croazia si usano tre vocaboli: si dice rucnik nell’entroterra, peškir nelle aree ortodosse e šugaman sulla costa, quest’ultimo molto simile alla parola in dialetto veneto».
«Differenze di solito mal viste e che rinforzano i nazionalismi» ragiona Vale, che aggiunge: «diceva Churchill che ’i Balcani producono più storia di quanta ne possono digerire’, ma io sono convinto che differenza e complessità siano interessanti, se spiegate e contestualizzate storicamente».
Nel fare questo l’idea di Vale è di discostarsi dalle classiche guide che il giornalista conosce bene, «hanno testi molto brevi e di solito ti portano nei luoghi più visitati». «Da sei anni faccio il corrispondente da Zagabria ma ho lavorato anche per guide turistiche, come il Touring Club o Gallimard» spiega. «Aggiornare le liste di hotel, ristoranti e bar è un lavoro ingrato» racconta Vale, «ma anche le guide tradizionali stanno evolvendo mettendo sempre più esperienze e sempre meno listoni. Non ha più senso con Airbnb e Tripadvisor».
Il lavoro del team di Extinguished Countries, formato da giornalisti, grafici e traduttori, è diverso, più lento e ragionato. «Per ogni città cerchiamo di fare un reportage curato, molto legato alla storia del luogo, con delle note a piè pagina che rimandano a cose che si possono vedere oggi».
La guida su Venezia sarà lunga circa 250 pagine – «deve essere abbastanza agile», spiega Vale – e dovrebbe essere disponibile entro fine anno. Si può preordinare già adesso su Kickstarter.com. dove i suoi autori hanno lanciato una campagna di crowdfunding, raccogliendo 10.000 euro solo nei primi tre giorni. «Tante persone hanno donato dagli Stati Uniti e, francamente, non ce lo siamo ancora spiegati» commenta Vale. In questo momento sono a 17.000 euro e il prossimo obiettivo è fissato a 30.000.
L’idea di visitare uno stato scomparso ufficialmente nel 1797 sembra piacere, anche all’estero, ma quella della Serenissima è una storia millenaria che può tutt’ora riservare insidie. «È stata fatta propria da una certa parte politica e inserita in un discorso irredentista, revanscista, soprattutto rispetto alla Croazia» commenta Vale, che aggiunge: «è il contrario di quello che vogliamo proporre noi. L’idea è piuttosto viaggiare guardando a quello che ci unisce più che a quello che ci divide». Senza seguire i confini.
Questo è uno dei motti del progetto e il filo rosso che tiene insieme i diversi stati dell’Adriatico. Sono molti i collegamenti offerti al viaggiatore dalla guida: «si possono ritrovare le stesse architetture, o piatti simili, da Venezia fino a Corfù. Come il brodetto, tipica zuppa di pesce veneziana che esiste in un’altra versione, molto piccante sull’isola greca» racconta Vale.
Il giornalista torna però sulle incomprensioni che un progetto del genere può creare: «raccontiamo stati del passato dalle quali dissoluzioni sono nati gli stati odierni. L’accusa che ci sarà sicuramente fatta da qualche parte è di raccontare il colonizzatore». «È invece importante fin da subito chiarire che non vogliamo tessere le lodi della Repubblica di Venezia» precisa. «Quando raccontiamo i luoghi lo facciamo intervistando persone del posto. Abbiamo scelto voci autorevoli: storici ed esperti, a Corfù come a Zara» dice.
La scelta di iniziare la serie di guide da Venezia si spiega da sola, tra prossimità culturale e fascino per la grandezza. «Si è trattato di raccontare una repubblica incredibile. Pur conoscendone la storia ho scoperto anche cose che non conoscevo. Si sa, per esempio, che in Dalmazia i leoni alati veneziani sono stati scalpellati perché associati al fascismo e che oggi ne rimangano pochissimi» racconta Vale, «ma non sapevo invece che a Rovereto – che è stata veneziana per breve tempi, poi asburgica per 400 anni –, quando la città tornò all’Italia, e fino agli anni ’50, vennero appositamente costruiti leoni alati per cancellare il passato asburgico. Ora a Rovereto tutti quelli che si vedono sono novecenteschi».
Sull’obiettivo di questa raccolta di storie e luoghi Vale è chiaro: «quello che vorremmo fare è ingrandire l’immagine, contestualizzando queste vicende, cercando connessioni, tra vicino e lontano e tra passato e presente. Il caso di Venezia è emblematico perché è una storia che fa da unione tra mondi diversi».
Tante le idee già in cantiere per le prossime guide, per connetterne altri, di mondi. «Mi incuriosisce molto l’Impero Ottomano, che occupò per un periodo tutti i territori dei Balcani fino all’Ungheria» confessa vale, «le influenze culturali sono ancora fortissime. Il caffè turco è chiamato in modi diversi a seconda della regione, a volte mascherando la sua origine, per convenienza». Anche narrare la Jugoslavia titina è un’altra possibilità: «certo, sarebbe bello. È una storia più delicata per il fatto che è più recente. C’è meno storiografia e i conflitti sono meno sedimentati».
Tornando ai luoghi della Serenissima una delle storie più sorprendenti in cui Vale si è imbattuto è quella di Due Castelli, in Istria, «una cittadina che 400 anni fa fu abbandonata per via della malaria. Se la visiti ora c’è un reticolato di circa 200 case, un paese piuttosto grosso, ma è una città fantasma, che devi girare da solo perché è non segnalata».
Proprio per questo al suo autore piacerebbe che la guida non fosse usata solo come un atlante storico: «vorrei che la gente la usasse per viaggiare quando potremo tornare a farlo». Intanto Vale e soci, per allietare la quarantena, hanno iniziato a condividere gratis, tramite la pagina Facebook e la newsletter, alcune delle storie che hanno raccolto, con l’hashtag #viaggiodacasa.
Una di queste ha a che fare con l’unione tra culture diverse e riguarda Cipro. «La capitale Nicosia si dice essere l’ultima città divisa d’Europa perché tra la parte greca e quella turca ci sono ancora controlli e checkpoint» racconta Vale, «Nicosia, come Palmanova, in Friuli, ha dei bastioni a stella, delle mura che sono opera dello stesso architetto veneziano, Giulio Savorgnan. Quello che non sapevo è che le mura a stella sono oggi il simbolo di entrambi i comuni e sono un elemento ricorrente nella street art cittadina». Una città divisa, ma unita da un passato scomparso.
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