Nell’immaginario e nelle immagini medievali volano animali (uccelli, draghi, grifoni e altri mostri) e umanoidi: angeli, diavoli, uomini e anime, quest’ultime conformate come piccoli uomini. Per riuscirci si muniscono di ali prendendole a prestito dagli esseri che ne sono dotati, oppure ricorrono a supporti volanti naturali. Leonardo azzardò quelli meccanici. Nelle illustrazioni più antiche, gli angeli erano atteri, come pure nel Giudizio Universale di Michelangelo o nel Vangelo secondo Matteo di Pasolini. Più spesso sono alati, poiché, affermava Federico Borromeo, «per indicare la velocità si attribuiscono le ali», forse loro non necessarie, ma utili a giustificarne e visualizzarne la straordinaria ubiquità e a renderli riconoscibili.

SUL LORO EFFETTIVO funzionamento e sul loro innesto è ozioso interrogarsi, poiché corpo e volo degli angeli esulano dalle leggi della fisica. Messaggeri divini, come Hermes/Mercurio, si spostavano istantaneamente; quello che Dante osservò nell’Antipurgatorio (che però usava le ali come vela) era «sì ratto, /che ‘l muover suo nessun volar pareggia». In Uccellacci e Uccellini la ragazza che si prepara per la recita all’asilo ne è dotata: per Pasolini, dunque, l’angelo non le ha, mentre il travestimento da angelo le richiede: grandi e bianche.

Nel Medioevo erano invece coloratissime e variegate; i serafini ne avevano sei costellate di occhi; quelle di alcuni angeli erano decorate con gli occhi delle penne di pavone. Oltre che annunciare e testimoniare la volontà divina, gli angeli recavano in paradiso le anime meritevoli, talora in braccio, altrove sollevandole entro un telo. In alcune Stragi degli Innocenti hanno un gran da fare: dovendo trasportarne molte, provvedono con sollecitudine ma delicatezza, come madri che hanno fretta.

Nelle Crocifissioni un angelo accoglie l’anima del buon ladrone, un diavolo acchiappa quella del cattivo. Anche i diavoli infatti volano, dal XIII secolo prevalentemente con ali «brutte e cattive» di pipistrello (come quelle dei draghi). In alcuni Giudizi Universali contendono le anime agli angeli e, accaparrato il proprio bottino, decollano con slancio. Diavoli volanti sollevarono Simon Mago, lasciandolo precipitare quando san Pietro impose loro di desistere. In casi più rari Simon Mago vola da sé, allacciando a braccia e gambe ali d’uccello. Novello Icaro, clamorosamente precipita, fallendo l’ambiziosa sfida alle leggi di natura e a Dio. Filippo degli Agazzari narra di un uomo che «el diavolo allora el portò in aria, in tanta altezza, che la moglie sua nol poteva più vedere. E doppo questo se ne portò l’anima sua, e ’l corpo lassò cadere in terra». A raffigurarne la capacità di percorrere il cielo velocemente e senza ostacoli, erano dotate di ali le personificazioni dei venti come, di Botticelli, Zefiro nella Nascita di Venere e nella Primavera, entrambe agli Uffizi di Firenze.

SIMON MAGO non fu l’unico a volare con il corpo. Capitò ad Abacuc, quando un angelo del Signore «lo prese per i capelli e con la velocità del vento lo trasportò in Babilonia e lo posò sull’orlo della fossa dei leoni», a sfamare Daniele. Narrato nella Bibbia, l’episodio fu spesso illustrato (soprattutto in epoca romanica) quale figura del soccorso che Dio assicura ai suoi figli. Ispirandosi alla vicenda di Abacuc, san Nicola acchiappò per i capelli Deodato e volando lo ricondusse ai genitori, ai quali era stato rapito.

Pur privi d’ali, nell’estasi o nelle apparizioni post mortem, volano anche i santi, solitamente trasportati da nuvole oppure con il corpo che sfuma in nuvola, come quello di alcuni angeli; anche le nuvole, infatti, percorrono libere il cielo. Ricevuto dall’angelo l’annuncio della morte, la Vergine espresse il desiderio di riavere gli apostoli accanto. Nei luoghi dove predicavano, essi «furono rapiti a volo da bianche nubi e deposti davanti alla porta della casa di Maria». Alcune illustrazioni li mostrano viaggiare insieme, come su soffici macchinine. Dio stesso, nella Bibbia, «fa delle nuvole il suo carro, / avanza sulle ali del vento» o «cavalca una nuvola leggera». Così appare in molte Annunciazione: in quella di Lorenzo Lotto al Museo Civico di Recanati irrompe spaventando Vergine e gatto. Assunti con il corpo, salirono in cielo Cristo e sua Madre. Anch’essi privi di ali, nelle raffigurazioni salgono talora per moto proprio, altrove portati da angeli, direttamente o entro una mandorla di luce. Altrettanto Maria Maddalena da eremita che, narra la Leggenda Aurea, ogni giorno, «all’ora settima, gli angeli sollevavano nell’alto dei cieli».

AD ELIA CAPITÒ DI ESSERE aspirato in cielo con il carro su cui viaggiava e i cavalli che lo trainavano, episodio illustrato in molti contesti medievali. Novello Elia, anche san Francesco fu visto volare su un carro di fuoco. Giacobbe, narra la Bibbia, sognò angeli che nonostante la capacità di volare salivano e scendevano dal cielo, percorrendo una scala; il Medioevo la raffigurò concretissima, solida e a pioli. Colmando una distanza che è metafisica, la scala verso il paradiso divenne metafora di elevazione spirituale. Raggiungerne la sommità era difficile, come nell’iconografia medievale dimostrano monaci o rappresentanti dei ceti sociali che l’affrontano ma, distratti dal desiderio dei piaceri mondani o insidiati da diavoli, precipitano anche quando vicini alla meta.

Infine, un’apoteosi laica, ma spesso raffigurata in contesti religiosi in quanto allegoria, di controversa decifrazione. Per ammirare la vastità del proprio impero, Alessandro Magno salì in cielo con ingegnoso stratagemma. Legati due grifoni (affamati) ai lati del proprio sedile, mostrò loro le esche di carne infilzate sulla sommità di due lunghe lance. Cercando di raggiungerle, gli animali lo trascinarono in alto; quindi (non sappiamo se sazi) lo riportarono giù.

 

Il viaggio al centro della terza edizione

Giunta alla terza edizione, la Festa del libro medievale e antico di Saluzzo, in programma fino a domani, è dedicata quest’anno al tema del viaggio. Tra gli ospiti: le medieviste Virtus Maria Zallot (sui viaggi immaginari nei cieli medievali), Beatrice del Bo (sulla visione del Medioevo del viaggio nell’Aldilà), Maria Giuseppina Muzzarelli (sulle antiche Vie della seta), Laura Ramello (sui viaggi dei cavalieri), l’antropologo Marco Aime, il critico d’arte Nicolas Ballario, il fondatore della Comunità monastica di Bose Enzo Bianchi, gli scrittori Domenico Scarpa, Fabio Genovesi e lo storico Federico Canaccini.