Lo storico discorso del Presidente Xi Jinping per celebrare il primo secolo del Partito comunista è già stato riferito, letto e sviscerato innumerevoli volte dentro e fuori dalla Cina.
Tra i tanti messaggi diretti e sublimali trasmesso attraverso le cose dette e non dette mi limiterò a due sole parole, una mai pronunciata, Covid, l’altra ripetuta ben 29 volte: Rejuvenation, ringiovanimento. Più citata di socialismo (28) e comunismo (22). Nulla è lasciato al caso nel vocabolario di Xi e per curiosità sono andato a vedere quante volte avesse detto «virus». Lo ha fatto in un solo caso, ma nel contesto di parole d’ordine che poco hanno a che fare con il Covid 19: «…Rimanere impegnati – ha detto – a migliorare la condotta del Partito (…), a sradicare tutti gli elementi che potrebbero danneggiare la natura avanzata e la purezza del Partito e tutti i virus che potrebbero erodere la sua salute».

Qualche traduttore delle scuole parrocchiali di cinese ha attribuito alla parola-motto scelta da Xi il significato di «rinascimento», ma bastava affidarsi alla versione ufficiale della Xinhua in lingua inglese per non restare in dubbio: “China’s national rejuvenation has become a historical inevitability”. Ovvero: «Il ringiovanimento della Cina è diventato una inevitabilità storica», ha detto il presidente. Certo Xi non si sarebbe mai sognato di usare la rude espressione italiana di «Rottamazione» o «Distruggi tutto il vecchio», che fu l’inno della Rivoluzione culturale. Sa bene che nel vecchio è inevitabilmente innestato il nuovo, e dunque, come disse Mao, «Che cento fiori fioriscano…». Fioriranno sotto la guida di questo navigato 68enne che intende servirsi di tutti i cervelli e le braccia forti disponibili, ovvero quella che ha definito la «grande muraglia d’acciaio forgiata da oltre 1,4 miliardi di persone» capace di fermare – ha detto esplicitamente – chiunque voglia fare «il bullo con la Cina».

Come spiegò il suo maestro Mao, solo con una «ferma direzione delle masse» il Partito «può riuscire a sconfiggere il nemico».
Molto del merito di questa stabilità o «armonia», come Xi ha definito l’ordine sociale imposto, va al potentissimo Fronte Unito, occhi, orecchie, cuore e cervello del Politburo che nel discorso il presidente ha definito «un mezzo importante del Partito per unire tutti i figli e le figlie della nazione cinese, sia in patria che all’estero, dietro l’obiettivo del ringiovanimento nazionale». Il Fronte è un’altra eredità di Mao che lo considerava «una delle tre armi – oltre al Partito e all’esercito – con cui abbiamo sconfitto il nemico». Questa bellicosa trinità ha assunto col tempo valenza mistica, di una religione laica di Stato, basata sulla dottrina e lo spirito forgiati nel 1921 a Shanghai e 15 anni dopo a Yan’An con l’inizio della Lunga marcia.

L’attuale presidente conosce le nuove generazioni di uomini e donne cresciuti senza fratelli per via di un’altra politica adottata dal Grande condottiero e in vigore fino a poco fa. Sa che, a parte i «Guerrieri lupi» usati come arma cibernetica contro il dissenso online mondiale e interno, l’attuale Gen Z cinese è più omogeneizzata che mai. Di certo ha molte meno probabilità di contagiarsi col virus «occidentale» della democrazia, come avvenne secondo Pechino agli studenti ribelli che 32 anni fa giunsero a portare un calco della statua della Libertà a Tien An Mien, nello stesso luogo dove Xi ha parlato il primo luglio davanti a una platea selezionata e variopinta munita di bandierine rosse.

Coi circoli ribelli anti-regime monitorati e repressi, Xi guarda con confidenza alla preparazione dei futuri quadri le cui energie giovani saranno indispensabili quando – né è certo – la Cina sarà la prima economia del pianeta e le nuove leve avranno sulle spalle responsabilità enormi, come mantenere la stabilità, non più solo interna ma globale. La politica del Ringiovanimento – opposto dello slogan del ’79 «Fare meno figli, allevare più maiali» – è del resto già cominciata, lasciando chiunque possa permetterselo libero di fare quanti bambini vuole.

Le potenziali conseguenze di una moltiplicazione demografica sono principalmente due. Da una parte una disponibilità di manodopera e cervelli per la grande macchina produttiva che tornerà a invadere il mondo di Made in China, dall’altra una migrazione ancora più massiccia di han verso le «colonie» ormai sparse per il mondo, cioè i paesi sempre più dipendenti da prestiti e tecnologie cinesi per strade, dighe, reti informatiche, o dal sostegno diplomatico e militare di Pechino per proteggere le proprie dittature.
«Il mondo è vostro», scrisse Mao nel capitolo del suo Libretto rosso dedicato ai giovani. Ma è Xi che intende consegnarglielo.