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Grillo torna al timone del M5S. La linea di Conte congelata

Grillo torna al timone del M5S. La linea di Conte congelataBeppe Grillo – LaPresse

Causa persa Per ora niente voto online promesso dal leader sospeso. I legali studiano le contromosse

Pubblicato quasi 3 anni faEdizione del 9 febbraio 2022

Che Giuseppe Conte voglia o no, l’ordinanza del tribunale di Napoli che ha sospeso statuto e nomine del Movimento 5 Stelle del nuovo corso ha prodotto un effetto indiscutibile: Beppe Grillo è tornato sulla tolda di comando e intende seguire da vicino i prossimi passaggi. Esattamente il contrario del faticoso equilibrio di potere che si era trovato all’inizio della sua ascesa a leader. Il fatto è che il fondatore del M5S si è reso conto che i legali di Conte la facevano troppo facile, e che la situazione non si sarebbe sbrogliata all’udienza sulla competenza territoriale fissata tra venti giorni e neppure con la semplice convocazione di una votazione online con gli iscritti esclusi in precedenza. Così, ha intimato tutti gli attori in campo di fermarsi per riflettere.

«LE SENTENZE si rispettano», scrive Grillo sui suoi canali social. Poi imprime una netta inversione di tendenza al mood della comunicazione pentastellata dei giorni scorsi. Che la musica sia diversa si capisce quando il fondatore ammette: «La situazione, non possiamo negarlo, è molto complicata». Da qui l’ordine di tirare il freno d’emergenza, previa consultazione con il leader sospeso: «In questo momento non si possono prendere decisioni avventate – prosegue – Promuoverò un momento di confronto anche con Giuseppe Conte. Nel frattempo, invito tutti a rimanere in silenzio e a non assumere iniziative azzardate prima che ci sia condivisione sulla strada da seguire».

GRILLO SA che a questo punto, cosa che sostiene fin dal primo momento l’avvocato dei ricorrenti Lorenzo Borrè, è lui responsabile legale di quello che accade in quanto unico soggetto rimasto in campo dopo l’azzeramento d’ufficio dei vertici del M5S. Per questo mette in mezzo i suoi legali, convoca un pool di avvocati che cerca di capire quali sono le possibili vie d’uscita dal groviglio giuridico. Si tratta di orientarsi nel labirinto, di decifrare il sovrapporsi di regolamenti che si è prodotto in dieci anni di strutture formali che cercavano di inseguire i mutamenti e l’evolversi di un partito liquido e inafferrabile.

ARCHIVIATA L’IDEA di sanare tutto con nuove votazioni, Grillo avrebbe il potere di nominare un nuovo Comitato di garanzia al posto di quello decaduto (composto da Luigi Di Maio, Roberto Fico e Virginia Raggi). Sarebbe il ritorno allo statuto precedente, quello che prevedeva che in assenza dell’organo collegiale voluto dagli iscritti in occasione degli Stati generali di novembre 2020, il presidente del Comitato di garanzia stabilisca «le modalità di svolgimento e votazione dell’assemblea» degli iscritti. Il Comitato di garanzia del M5S fino a sette mesi fa era composto da tre membri eletti mediante consultazione online, scelti all’interno di una rosa di almeno sei nominativi proposti dal garante. Con una differenza sostanziale: non poteva farne parte nessun esponente di primo piano: «La carica di componente del predetto Comitato è incompatibile con qualsivoglia carica elettiva».

QUANDO CONTE capisce che il vento sta cambiando, condivide il post di Grillo sui social e si adegua all’andazzo. Per questo disdice la sua partecipazione serale da Bruno Vespa a Porta a Porta. A quel punto Francesco Astone, il legale che sta seguendo la vicenda per i vertici decapitati del M5S, cambia tono rispetto al giorno precedente. Anche lui dimostra di aver ricevuto il messaggio del fondatore e prende tempo: «L’ordinanza del Tribunale di Napoli è una mera sospensione, siamo in attesa della definizione del giudizio, poi leggeremo la sentenza. Il partito ha certamente un leader, ma non compete a me dirlo», dice Astone all’Adnkronos.

L’ORDINANZA di Napoli dimostra che Conte non riesce a liberarsi di ciò che il Movimento 5 Stelle è stato, delle sue beghe legali ma anche della sua tendenza all’entropia e al caos interno. Aveva dichiarato che avrebbe reso più lineari i meccanismi interni, verticalizzato i processi decisionali e rafforzato l’organizzazione territoriali ma tutto torna in capo a Grillo, il cui potere assoluto corrisponde al caos interno. Conte deve trovare il modo di spiegarlo ai deputati, che si riuniscono in serata al termine dei lavori in aula a Montecitorio. «Di Maio? In questo momento è l’ultimo dei nostri problemi», dicono gli eletti vicini all’ex presidente del consiglio. Il capogruppo Davide Crippa chiude la riunione riprendendo le parole di Grillo circa il non muoversi in maniera «avventata». Del «bagno di democrazia» purificatore di cui parlava Conte ventiquattr’ore prima non c’è più traccia. Si naviga di nuovo a vista.

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