Beppe Grillo torna a Roma a incontrare i suoi. L’ultima volta era stato cinquanta giorni fa, quando c’era da fronteggiare la decisione del tribunale di Napoli sulla sospensione della presidenza di Giuseppe Conte e del nuovo statuto. Il garante ritrova un Movimento 5 Stelle ancora in mezzo al guado delle questioni legali ma trascinato da Conte a rivendicare più spazio nel governo e nell’alleanza col Pd. Lo stesso Conte, peraltro, si sente sotto attacco per i suoi rapporti da presidente del consiglio con Donald Trump e Wladimir Putin.

L’idea sarebbe quella di rilanciare la comunicazione online del M5S rimettendo in piedi l’asse di un tempo. Da quando Grillo si è fatto il suo blog, sganciandosi dalla comunicazione politica in senso stretto, i numeri non vanno così bene. D’altra parte, il nuovo sito dei 5 Stelle è poco più di una bacheca istituzionale, lontanissimo dai numeri che macinava nei primi anni di esistenza del grillismo. L’idea, insomma, sarebbe di mettere insieme le due difficoltà e provare a intrecciare di nuovo i due piani. Non che sia facile: Grillo non ha tutta questa voglia di rigettarsi nell’agone politico alla vigilia di una campagna elettorale lunga fino all’anno prossimo. Soprattutto, il suo blog rischia di apparire screditato dopo che è finito sotto indagine per vicende di pubblicità occulta e traffico di influenze. Pesano anche le questioni economiche: Grillo potrebbe smuoversi se un pezzo della comunicazione venisse esternalizzato alla sua squadra. Ma il M5S già ha avuto problemi a ricollocare il team di Rocco Casalino che lavora per il presidente. Alcuni parlamentari mugugnano.

Dall’altra parte, il M5S dopo cinque anni al governo non può più appoggiarsi al metodo Casaleggio, cioè creare un gioco di sponda con la miriade di blog e voci che si sostenevano a vicenda e che occupavano in maniera trasversale lo spettro politico. Anche se l’accusa di trasversalità ricade in queste ore su Conte, dopo che, ospite a Otto e Mezzo su La7, non ha voluto schierarsi tra Macron e Le Pen: gli attacchi arrivano anche da dentro il Pd, tra gli ex renziani. Anche per questo ha voluto smentire a ogni costo le voci che danno Alessandro Orsini futuro candidato nelle liste del M5S. Sarebbe anche quello un ritorno al passato, a quando i 5 stelle invitavano alle loro iniziative il tele-filosofo rossobruno Diego Fusaro, ospitavano l’opinionista reazionario Paolo Becchi, portavano in parlamento l’ex leghista Gianluigi Paragone. Perché se è vero che Conte vuole distinguersi dal Pd, non ha nessuna intenzione di farsi incasellare nello schema «né di destra né di sinistra». Almeno per il momento.