Dice il professore Domenico De Masi, intervistato da RadioUno, che Beppe Grillo ha raccontato ai parlamentari di sentire spesso Mario Draghi. E pare che quest’ultimo gli abbia parlato male di Giuseppe Conte. È solo uno degli esempi dello scompiglio che la visita romana del fondatore del Movimento 5 Stelle sta portando tra i suoi. Si vedrà se questi scossoni saranno positivi, se avranno cioè l’effetto omeopatico di mischiare le carte tra i grillini e riportare motivazione tra deputati e senatori. Oppure se saranno un ulteriore spintarella verso il caos interno.

Quello che appare sicuro è che Grillo ha ricalibrato la sua posizione sul rapporto tra M5S e governo. Lunedì, appena sbarcato nella capitale, aveva annunciato con certezza che i suoi sarebbero stati ai patti e che non sarebbe stato l’inceneritore di Roma a fargli rimangiare la parola data a Draghi.
Ieri, dopo aver ascoltato i parlamentari, ha detto che nel governo si resta ma a patto di essere ascoltati dal premier. Poi ha per la prima volta parlato (seppure come eventualità al momento remota) di «appoggio esterno». Infine, e siamo alla terza versione, ha tradotto con formula molto esplicita una sensazione che aleggia da una settimana, da quando è avvenuta la scissione. Il timore dei grillini è che Draghi usi i gruppi di Insieme per il futuro per mettere all’angolo i 5 Stelle e in prospettiva per cambiare il baricentro della maggioranza che lo sostiene. «Se Draghi pensa che il Movimento 5 Stelle è quello del guaglione di Pomigliano d’Arco allora noi non ci stiamo al governo», dice ancora Grillo.

Poi si presenta al Tempio di Adriano, dove è un programma un evento della scuola di formazione messa in piedi da Conte e gioca sul filo del paradosso con il ruolo di Conte. «Sul digitale avevo un progetto – ironizza – Ma siamo al governo e allora l’ho dato a Conte. Ma darlo a Conte è come buttarlo dalla finestra».

La situazione, al di là delle battute, sembra poco piacevole per i fautori del nuovo corso: il presidente del consiglio sente Grillo per tastare il polso al M5S, fino a poco fa primo azionista della maggioranza, invece che il suo capo politico da poco eletto. Il fondatore ha smentito il retroscena diffuso dall’ex ministra Lucia Azzolina e negato che ci siano dissensi tra lui e Conte. Anche se ha ammesso che sulle deroghe al tetto dei due mandato i due hanno posizioni ancora differenti.
Grillo considera che anche poche eccezioni rappresentano una disparità, il che ha ringalluzzito tutti gli eletti al primo mandato che sperano che la regola resti in vigore. Parlando con alcuni senatori, Grillo avrebbe risposto di non vedere di buon occhio «neppure una votazione online» che serva a giustificare la modifica del principio.

D’altro canto, entro pochissimi giorni il M5S deve decidere quale sarà il suo candidato alle primarie col Pd per scegliere l’aspirante presidente alla Regione Sicilia. Il tempo stringe. Se davvero per decidere una delega o puntare su una persona occorre convocare un voto online, da statuto serve una convocazione anticipata e poi almeno dieci ore di urne digitali aperte.

Giancarlo Cancelleri, che pure ha già corso due volte, scalpita. E allora si ipotizza che uno strappo si possa fare per i consiglieri regionali che vogliono provare la corsa alla presidenza.

Conte rischia di pagare in termini di credibilità la girandola di voci innescata dai siparietti dell’ospite genovese. Per questo in serata lancia una precisazione che serve a ribadire la sua carica: «Non rincorriamo le singole agenzie su un confronto interno con Grillo – dice Conte – Quanto al governo, la linea politica l’ho detta nei giorni scorsi e continuerà a essere questa. Siamo disponibili non a prestare fedeltà ma a essere leali e costruttivi nell’interesse dei cittadini. Chiediamo dignità. Diamo un contributo ma vogliamo essere ascoltati».

Beppe Grillo è ancora a Roma. La missione termina oggi assieme ai suoi incontri. I vertici del M5S tremano. C’è ancora tempo per qualche scossone ulteriore.