Grillo: «Restiamo al governo». Ma insiste sul tetto dei due mandati
5 Stelle Il fondatore incontra Conte e i parlamentari
5 Stelle Il fondatore incontra Conte e i parlamentari
Il cerino della regola del tetto dei due mandati è rimasto in mano a Giuseppe Conte. L’ultimo anno della seconda legislatura della storia del Movimento 5 Stelle è cominciato e il leader deve sciogliere il principio identitario che impedirebbe a personaggi di primo piano di ricandidarsi: una mannaia incombe sulla prossima campagna elettorale e non si può più procrastinare.
Deve prendere una decisione, Conte, e deve farlo nelle condizioni peggiori: con una falla aperta sul fronte degli scissionisti di Luigi Di Maio, che hanno costruito la via d’uscita dai vincoli grillini. Dicono che è tempo che i 5 Stelle si evolvano e sposino una cultura di governo: «Basta con le regole della vecchia fase». Il mix di moderatismo e normalità potrebbe rilevarsi attraente per altri parlamentari che ancora non hanno scelto di passare nei neonati gruppi di Insieme per il futuro.
Per trovare una soluzione arriva a Roma anche Beppe Grillo. Il fondatore considera ancora necessario porre un limite alle ricandidature. Ieri ha parlato per due ore con Conte, che invece chiede che ci siano delle deroghe per alcuni personaggi di primo piano. Paola Taverna, Roberto Fico, Vito Crimi e molti dei ministri uscenti non possono essere lasciati a casa.
Grillo ascolta Conte, prende atto delle sue ragioni e in mattinata pare disponibile a una mediazione. Poi però incontra i parlamentari ai quali assicura che non ha alcuna intenzione di mollare e capisce che gran parte degli eletti che si trovano al primo mandato vedrebbero come un’ingiustizia il favoritismo verso pochi privilegiati. Tanto più che tra ridimensionamento elettorale e taglio dei parlamentari i collegi sicuri sono pochissimi.
Il fondatore spiega a deputati e senatori che non se ne parla di rompere col governo. «Non esco dal governo per un cazzo di inceneritore», è la battuta che allude al voto di venerdì prossimo sul decreto Aiuti che contiene la norma sui poteri speciali a Roberto Gualtieri per l’inceneritore di Roma. «Con Draghi abbiamo preso un impegno, e quell’impegno lo mantiene. Però ci devono ascoltare di più», afferma ancora Grillo. Secondo il quale gli scissionisti di Di Maio «non hanno nessuna prospettiva» Questa mattina vedrà di nuovo Conte. Non tira aria di scontro, ma lo spazio per la mediazione sui mandati tra il garante delle regole e il leader non è enorme.
Tra le idee che circolano: ricandidare chi ha già sparato le sue cartucce nei collegi uninominali, dove dovrebbe combattersi la rielezione voto dopo voto; assicurare agli esclusi un posto nell’organigramma del nuovo corso pentastellato; accogliere che si tenga una specie di rotazione, per cui i parlamentari potrebbero almeno concorrere per i consigli regionali o per il parlamento europeo. L’Adnkronos è venuta in possesso di in messaggio vocale postato in una chat col quale l’ex ministra Lucia Azzolina sostiene che i dissidi tra Grillo e Conte non sono affatto finiti e che la tensione tra i due è destinata a portare ancora scompiglio nel M5S. Per questo i contiani accarezzano ancora l’idea di cambiare simbolo e azzerare tutto.
Gli occhi sono puntati su Giancarlo Cancelleri, che è vistosamente rimasto nel M5S di Conte ma si aspetta di essere ricompensato con la candidatura alle primarie per la presidenza della Regione Sicilia. Sarebbe la terza volta che Cancelleri corre per quella carica, per di più dopo essere diventato sottosegretario alle infrastrutture a legislatura regionale in corso. Il timore è che anche Cancelleri vada con Di Maio, portandosi una pattuglia di parlamentari. «Il dibattito sui due mandati agli italiani non interessa – attacca di Di Maio – Le persone sono alle prese con il prezzo delle bollette».
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