Grillo incalza Conte: «Basta minacce». E si appella ai garanti
5 Stelle Gelo dal quartier generale romano verso il fondatore: «D'ora in poi rispondiamo solo con gli avvocati». Ma l’assemblea costituente potrebbe slittare a novembre
5 Stelle Gelo dal quartier generale romano verso il fondatore: «D'ora in poi rispondiamo solo con gli avvocati». Ma l’assemblea costituente potrebbe slittare a novembre
La battaglia epistolare tra Beppe Grillo e Giuseppe Conte prosegue a colpi di missive svelate, minacce trapelate, strategie in punta di diritto.
IERI È STATA divulgata, questa volta dal Foglio, l’iltima risposta del fondatore. «Accusarmi di una visione padronale del movimento non è altro che lo specchio delle intenzioni di altri – scrive tra le altre cose – Al contrario, ribadire l’importanza di certe regole equivale a difenderne i suoi valori democratici». Grillo poi prova a riscrivere la storia di questi oltre dieci anni di M5S quando sostiene che «nessun altro fondatore di una forza politica ha mai avuto il coraggio, l’altruismo e la fantasia di non porsi al suo vertice, ma solo di ritagliarsi un ruolo di garanzia, come abbiamo fatto Gianroberto e io». A più di uno dei protagonisti e dei comprimari di questa vicenda in realtà vengono in mente le epurazioni di massa, le votazioni pilotate o le entrate dei fondatori a gamba tesa in alcuni momenti di svolta. Ma in fondo anche Grillo, indirettamente, riconosce il suo ruolo quando sostiene che la sua funzione di «garante» ha a che fare con la tutela di alcuni «presidi democratici» che non possono essere messi in discussione. Conte e i suoi, al contrario, rivendicano la necessità che gli iscritti abbiano le mani libere di ridiscutere tutto. E che, su piani differenti, sia lo statuto del M5S che il contratto che vincola Grillo ai 5 Stelle servirebbero a disinnescare i poteri che rivendica il garante.
DI FRONTE alla minaccia di annullare l’emolumento di 300 mila euro annui del M5S nei suoi confronti, Grillo invoca la possibilità di appellarsi agli organi di garanzia. In tal caso, diventerebbe decisivo l’orientamento del comitato dei garanti (composto da Virginia Raggi, Roberto Fico e Laura Bottici) e del collegio dei probiviri (Danilo Toninelli, Fabiana Dadone e Barbara Floridia). Raggi e Toninelli non fanno mistero di stare dalla parte di Grillo, gli altri ancora non si sono pronunciati.
DAL QUARTIER generale contiano di via Campo Marzio fanno sapere che il leader del Movimento, Giuseppe Conte non è intenzionato a rispondere un’altra volta: si procede come previsto, anche se l’assemblea costituente potrebbe slittare dal 19 e 20 ottobre ai primi di novembre. «Conte non vuole continuare questo carteggio – assicurano – Tutte le energie sono concentrate sulla costituente e sulla contromanovra». Significa che ormai al contrario di quello che affermano ad esempio il senatore Ettore Licheri e il capogruppo alla camera Francesco Silvestri, non siamo più di fronte a una, pur accesa, dialettica interna. Restano solo le carte bollate. «Se Grillo avrà qualcosa da dire potrà parlare con gli avvocati», proseguono le fonti contiane. Secondo le quali questo ricorso a una soluzione giudiziaria con lettere «condite da avvertimenti e minacce», rappresenta «un chiaro segno di debolezza».
HA PRESO La parola anche Virginia Raggi, che diversi retroscena vorrebbero come punto di riferimento di Grillo tra le prime linee del Movimento 5 Stelle. «Le lotte di potere non mi interessano – afferma l’ex sindaca di Roma – Non voglio prendere la guida di nessun partito né partecipare a congiure di palazzo. Quindi stiano tutti tranquilli. Come sempre ho fatto nella mia vita, rivendico con forza il diritto di dire quel che penso. E soprattutto di farlo liberamente, senza essere etichettata come ‘fedelissima’ di uno o di un altro. Sono sempre stata una donna autonoma e indipendente. E continuerò a esserlo, che piaccia o meno. Continuerò a dire ciò che penso e ritengo giusto senza dover chiedere il permesso a qualcuno».
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