Politica

Grillo arriva a Roma, Di Maio vola in Sicilia

Movimento nel caos Nella sua agenda non figurano incontri con Di Maio, impegnato in Sicilia, o Roberto Fico, anche lui fuori dalla capitale

Pubblicato quasi 5 anni faEdizione del 23 novembre 2019

All’indomani del voto sulla piattaforma Rousseau che sconfessa la linea sulle regionali del «capo politico» Luigi Di Maio e pone qualche problema alla maggioranza in vista delle prossime amministrative, Beppe Grillo arriva a Roma. Ufficialmente la trasferta avviene per motivi personali, anche se Grillo tiene un filo di comunicazione con Giuseppe Conte (che ieri ha affermato di guardare con rispetto alla «fase di transione» del M5S) ed è inseguito da Nicola Zingaretti, che è alla disperata ricerca di un capo grillino col quale costruire una mediazione strategica per il governo.

Comunque sia, nella sua agenda non figurano incontri con Di Maio, impegnato in Sicilia, o Roberto Fico, anche lui fuori dalla capitale. Il primo manda a dire: «Il voto degli iscritti ci dice che non possiamo asservire il M5S sul territorio alle logiche di governo». Fico invece interviene via tweet e chiede un cambio di passo per il M5S: «Di elezioni regionali ne abbiamo fatte tante, ce ne sono e ce ne saranno ancora. Ma quello che urge è un momento di riflessione importante su organizzazione, temi, identità e posizionamento generale».

Il presidente della camera coglie un aspetto che traspare dalle discussioni tra i grillini e dalle posizioni espresse dagli eletti in questi giorni: la scelta di non farsi da parte alle regionali e il rapporto con il governo non sono sovrapponibili. Dunque, nella testa di molti, non c’è una relazione diretta tra fedeltà alla maggioranza e candidature alle amministrative. Chi ha lavorato perché il M5S concorresse in Emilia Romagna e Calabria non aveva in testa gli equilibri nazionali ma contesta la catena di comando che da Roma, e dal «capo politico» dovrebbe arrivare fino ai territori, rivendicando l’autonomia di decidere.

In Calabria la decisione sembra fatta, il candidato presidente dovrebbe essere il «civico» Francesco Aiello, economista e docente universitario, che però si è preso qualche giorno per decidere. In Emilia Romagna si è tirato indietro l’ex deputato e sottosegretario Michele Dall’Orco, il quale spiega che il nome del candidato verrà comunicato al massimo entro dieci giorni ma già si sente di escludere ogni forma di alleanza con il centrosinistra che sostiene il presidente uscente Bonaccini: «Quell’esperimento appartiene al passato – dice – Eviterei i repentini cambi di linea, hanno spiazzato i nostri elettori». Dal canto suo, la capogruppo in regione Lazio Roberta Lombardi, che ricopre un ruolo informale di coordinamento tra gli eletti nei consigli regionali, rivendica che la piattaforma venga utilizzata anche per decidere se appoggiare il centrosinistra, seppure limitando il voto ai soli iscritti delle regioni interessate.

Sui territori si lotta contro il tempo all’avvicinarsi delle scadenze elettorali ma le tensioni maggiori sono a Roma. Il garante e co-fondatore del M5s arriva nella capitale alla vigilia di una settimana che si annuncia caldissima. Alla camera ancora manca il capogruppo, e non si vedono spiragli di compromesso tra i deputati che rischiano di arrivare alla votazione della legge di bilancio, che dovrebbe arrivare in aula ai primi di dicembre, senza referenti. Non va meglio al senato, dove tra lunedì e martedì dovrebbe tenersi una riunione, «già fissata da tempo» giurano i fedelissimi di Di Maio, per discutere del fondo salva-stati. L’ordine del giorno è quello, ma molti senatori grillini hanno intenzione di mettere sul piatto anche una questione importante come la riforma del regolamento del gruppo che per la prima volta consentirebbe all’assemblea degli eletti di prendere decisioni a maggioranza senza l’intervento del capo politico. La posta in palio, non da poco, riguarda la facoltà di intraprendere iniziative parlamentari autonome e incidere sulla linea politica.

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