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Grillo a scanso equivoci: Pd cane fedele di Silvio

Grillo a scanso equivoci: Pd cane fedele di SilvioBeppe Grillo, il leader M5S

M5S «Con i dem? Forse anzi mai». Pietra tombale sull’«altra maggioranza»

Pubblicato più di 11 anni faEdizione del 13 luglio 2013

È durato molto meno di un giorno il presunto ’nuovo corso’ di Grillo, un filino possibilista su un’intesa con il Pd da dopo l’incontro al Colle con Giorgio Napolitano, già ’Morfeo’ nella mitologia della casa. Uno scenario, quello di una maggioranza alternativa alle larghe intese, intravisto da qualcuno in parlamento, nel caso che i guai giudiziari dovessero far cadere il governo Letta. Sulla falsariga del ’governo di cambiamento’ sul quale puntò – più o meno convintamente – Bersani nel corso delle sue disperate consultazioni marzoline.

Un’intervista del capogruppo dei senatori a 5 stelle, Nicola Morra, su Repubblica sembra confermare la tesi: «Se il Pd si presenta da noi con 5 o 10 punti realizzabili – e realizzabili immediatamente – non posso escluderlo. E magari, prima, si potrebbero presentare 5 o 10 disegni di legge con le loro firme e anche le nostre».

Ma l’apertura dura i pochi minuti che bastano per leggere il pezzo. Un attimo dopo Morra è già in rete a rettificare: «Se il Pd, il Pdl, la Lega, Scelta Civica, o chiunque sia, si trasformano, accettano tutti i nostri valori fondanti (due legislature e a casa, via i finanziamenti pubblici ai partiti, no ai condannati, risoluzione del conflitto di interessi, reddito minimo di cittadinanza, democrazia diretta etc) e tutti i nostri obiettivi, ovvero se si trasformano nel M5S, ci rendiamo disponibili a realizzare il nostro programma di governo. Come ripetiamo da sempre».Tradotto: se aveva cinque ruote mia nonna era una carriola. Morale: ho scherzato, Casaleggio non ha gradito.

A mettere una pietra tombale [sull’ipotesi di un avvicinamento al Pd, mai dispiciuta ai dissidenti del M5S (al senato ormai stabilmente passati al gruppo misto e molto vicini a Sel), ci pensa Beppe Grillo in persona. Che ieri ha colto l’occasione di una fiammata polemica su un vecchio disegno di legge sull’ineleggibilità, presentato un mese fa dal senatore Massimo Mucchetti (ex vicedirettore del Corsera oggi in forza al Pd di Palazzo Madama), per smentire il suo senatore twittando l’ennesimo insulto ai democratici, «i fedeli alleati del pdmenoelle, più fedeli del cane più affezionato».

I democratici, mitridatizzati, quasi non reagiscono. Mercoledì scorso a Montecitorio una coppia di giovanotti Pd è arrivata alle mani con i grillini alla fine del voto sulla moratoria ai lavori d’aula chiesta dai berlusconiani (e concessa dai dem). Per la cronaca i due erano Piero Martino, franceschiniano, e Nico Stumpo, bersaniano. Non a caso in molti osservatori avevano letto quell’episodio, scientificamente drammatizzato da una parte e dall’altra, come il certificato di morte di un’eventuale maggioranza alternativa, in caso di crollo del governo delle larghe intese.
Su questo, come su altri, in realtà i 5 stelle sono divisi. Tanto che i ’falchi’ lunedì al senato potrebbero persino non votare la mozione per lo stop all’acquisto degli F35 del democratico Felice Casson.

Quanto al Pd, è noto che almeno in 101 (tanto furono i voti che mancarono a Prodi candidato al Colle) sono decisamente contrari alla prospettiva di una maggioranza con i grillini. E poco seguito hanno le affermazioni di Gianni Cuperlo, candidato segretario, secondo cui se il Pdl dovesse ritirare l’appoggio a Letta «non c’è nessun automatismo con il voto, come la Costituzione prevede si tornerà in parlamento a vedere se esistono le condizioni per una maggioranza diversa».

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