A Bruxelles piccoli passi contro il «nein» tedesco alla Grecia
Eurogruppo Atene e la zona euro alla ricerca di un compromesso: ci si avvia verso un'estensione "tecnica" del piano di aiuti fino al 1° settembre, per lasciar tempo alla preparazione di un "nuovo contratto" con Atene. Il piano Varoufakis, costruito con l'Ocse (ma che non vuole sostituirsi alla trojka). La Grecia guarda anche altrove, alla Russia e alla Cina
Eurogruppo Atene e la zona euro alla ricerca di un compromesso: ci si avvia verso un'estensione "tecnica" del piano di aiuti fino al 1° settembre, per lasciar tempo alla preparazione di un "nuovo contratto" con Atene. Il piano Varoufakis, costruito con l'Ocse (ma che non vuole sostituirsi alla trojka). La Grecia guarda anche altrove, alla Russia e alla Cina
Più che di ingegneria finanziaria, l’Eurogruppo straordinario di ieri sera era alla ricerca di un’ingegneria linguistica, per evitare a tutti i contendenti di perdere la faccia e far trionfare la ragione dopo quindici giorni di scontri verbali sempre più violenti. Nei fatti, si va verso un’accettazione da parte di Atene di un’«estensione tecnica» del piano attuale di «aiuti» fino a fine agosto, per preparare un «accordo olimpico» di 4 anni.
Ieri, è entrata in vigore la decisione della Bce, annunciata il 4 febbraio scorso, di chiudere uno dei rubinetti della liquidità per le banche greche (Francoforte non accetta più in «garanzia» le obbligazioni greche) e tra due settimane, cioè quando scade il secondo piano di aiuti alle Grecia (130 miliardi), Atene sarà di fronte allo spettro del Grexit e del default, in mancanza di un accordo: dovrebbe rimborsare 3 miliardi di euro all’Fmi a marzo e 7 miliardi alla Bce quest’estate. La Bce ha in mano l’arma atomica, perché, in caso di non accordo, potrebbe anche bloccare l’Ela alla Grecia, cioè la liquidità di emergenza.
L’obiettivo degli incontri di questi giorni – dopo l’Eurogruppo dei 19 dell’euro ieri, oggi c’è il Consiglio dei capi di stato e di governo Ue e lunedì 16 un altro Eurogruppo – è arrivare a un accordo-quadro che dia il tempo di trovare una via d’uscita per evitare che la Grecia vada contro un muro e che per l’euro si apra un periodo di pericolosa incertezza.
I contendenti sono arrivati a Bruxelles con posizioni decise: Alexis Tsipras, nel discorso della fiducia ad Atene martedì, ha affermato che la Grecia «non chiederà un prolungamento del piano di aiuti». La Germania, capofila degli ortodossi, ha ribattuto che «non ci sarà un nuovo programma» e, ha precisato il ministro delle finanze Wolfgang Schäuble, se la Grecia non accetta il versamento dell’ultima tranche (7,2 miliardi) nel quadro del programma di «aiuti» in corso, «è finita». Per la Germania, Atene deve comunque passare per la troika, che Tsipras non vuol più vedere all’orizzonte.
Pierre Moscivici, commissario agli Affari economici e monetari, non esclude una soluzione ponte: «La Grecia deve estendere il programma per avere il tempo di trovare una soluzione di ampio respiro». Per Schäuble il 16 è la deadline visto che il 28 scade il programma di aiuti e, se ci sarà un nuovo accordo, alcuni parlamenti lo dovranno votare (Germania, Finlandia). Il presidente dell’Eurogruppo, l’olandese Jeroen Dijsselbloem, ha ribadito che «eventuali modifiche devono essere in linea con gli accordi esistenti con i creditori internazionali di Atene».
Il piano presentato ieri dal ministro dell’economia Yanis Varoufakis è stato concepito con l’aiuto dell’Ocse. Il segretario generale, Angel Gurria ieri era ad Atene, e Tsipras potrebbe venire a Parigi ben presto. Ma Gurria ha un po’ gelato le speranze greche, precisando che non sarà l’Ocse «a verificare i conti», cioè che l’organizzazione non si sostituirà alla troika per «il monitoraggio».
Il piano in quattro punti di VAroufakis è un progetto di ingegneria finanziaria per alleggerire il peso del debito «insostenibile» (175% del Pil), la Grecia accetterebbe di applicare il 70% delle riforme imposte dalla troika, mentre il 30% restante, quelle definite «tossiche» da Varoufakis, saranno sostituite da un impegno concepito assieme all’Ocse, una decina di misure che comprendono la lotta all’evasione fiscale, alla corruzione e al clientelismo, che minano l’economia greca. La Grecia chiede poi una revisione al ribasso del diktat sull’avanzo primario dal 3% all’1,49%, per poter avere la possibilità di rispettare gli impegni elettorali presi con la popolazione, ed affrontare la «crisi umanitaria» con interventi contro la povertà. Per poter mettere in atto un «nuovo contratto» che deve ancora venire precisato e che permetta di uscire dall’austerità, Atene ha bisogno infine di un programma-ponte per evitare il default, che copra sei mesi, fino al 1° settembre. «Un errore», avverte Schäuble. La Grecia vorrebbe rinunciare ai 7,2 miliardi dell’ultima tranche per sfuggire alle grinfie della troika ma chiede di recuperare subito 1,9 miliardi dalla Bce a titolo di interessi maturati sulle obbligazioni greche. Inoltre, chiede anche che la Bce aumenti di 8 miliardi la capacità del paese ad emettere buoni del Tesoro, oltreché l’accesso a 11 miliardi del Fondo ellenico di stabilità finanziaria.
Ad avvelenare il clima ha contribuito la richiesta greca alla Germania di pagare «indennizzi di guerra», che la Corte dei conti greca valuta a 162 miliardi di euro. Subito è arrivato il nein tedesco (dopo l’accordo del ’53, nel ’60 c’è stato il versamento di 115 milioni di marchi alla Grecia e nel ’90 il trattato 2+4, approvato dalla Grecia, avrebbe chiuso il caso).
Tsipras gioca anche la carta russa (oggi è a Mosca il ministro degli esteri, Nikos Kotzias e Sergei Lavrov ha promesso «aiuti finanziari se tale richiesta arriverà», usando i problemi Atene nel confronto sull’Ucraina) e cinese (il premier Li Keqiang ha invitato Tsipras a Pechino).
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