Europa

Grecia: si’ dell’Eurogruppo, ma con riserve

Debito eccessivo Tsipras guadagna 4 mesi di tempo per ridiscutere il programma. Fmi chiede di più, la Ue pretende di "sviluppare e ampliare la lista". Moscovici: "non significa che siamo d'accordo su queste riforme". E l'accordo dipende ormai dal voto di 4 paesi, tra cui la Germania. Ma per la Grecia gli esami non finiscono mai

Pubblicato più di 9 anni faEdizione del 25 febbraio 2015

Gli esami non finiscono mai per la Grecia. Ieri, l’Eurogruppo ha finalmente approvato la “lista” presentata da Atene lunedi’ notte, proprio allo scadere dell’ora limite (“ho ricevuto una mail alle 23,15” ha precisato il presidente Jeroen Dijsselbloem). L’Eurogruppo ha seguito il parere favorevole dei creditori – Ue, Bce e Fmi – espresso in mattinata. Ma, ha spiegato il commissario agli Affari economici e monetari, Pierre Moscovici, questo “non significa che siamo d’accordo su queste riforme, siamo pero’ d’accordo sull’approccio, abbiamo evitato una crisi, ma restano numerose sfide di fronte a noi”. Sulla carta, la Grecia ha quattro mesi, fino a fine giugno, per ridiscutere la questione del debito con le “istituzioni”, il nuovo nome del trio Ue-Bce-Fmi, che ha sostituito l’odiato termine di “trojka”. Ma, intanto, per avere la certezza che dal 28 febbraio, data di scadenza del secondo piano di aiuti (130 miliardi), ci sarà l’estensione di quattro mesi, bisogna che il progetto passi nei parlamenti dei quattro paesi che prevedono un voto ogni volta che vengono impegnati denari pubblici. Sono Olanda, Finlandia, Estonia e Germania. Il Bundestag vota venerdi’, Wolfgang Schäuble ha scritto ai deputati per invitarli ad approvare il piano, in caso di via libera da parte dell’Eurogruppo. Ma, ha precisato ieri il suo portavoce Martin Jaeger, “la lettera di Atene non conduce a soluzioni sostanziali”. Riserve sono state emesse anche dall’Fmi: si tratta di un “valido punto di partenza”, ma “in vari settori” mancano rassicurazioni su riforme che erano state imposte dal Memorandum (aumento dell’Iva, abbassamento delle pensioni, privatizzazioni, riforma al ribasso del lavoro). Anche l’Eurogruppo, dopo l’approvazione, ha voluto aggiungere delle raccomandazioni: la Grecia deve “sviluppare e ampliare la lista delle riforme, sulla base del presente accordo, in stretta cooperazione con le istituzioni, per permettere una conclusione rapida e favorevole dell’esame”. Difatti, per il versamento dell‘ultima tranche di circa 7 miliardi di euro per la Commissione “sono attese ulteriori precisazioni sulle riforme e saranno concordate fino a fine aprile, in linea con quanto prevede la dichiarazione dell’Eurogruppo della scorsa settimana”. I creditori staranno attenti sulla promessa di lotta alla corruzione e all’evasione, vecchie richieste della trojka e promesse che i predecessori di Tsipras non erano riusciti a mettere in atto.

Il governo Tsipras ha dovuto correggere a più riprese la “lista” da presentare a Bruxelles. Il draft del comunicato ha fatto varie volte l’andata e ritorno tra Bruxelles e Atene, tra venerdi’ e lunedi’. La Grecia ha dovuto annacquare molto la proposta. Jean-Claude Juncker, per esempio, ha escluso un aumento del salario minimo. Nel testo resta una frase vaga: si parla di “approccio intelligente della negoziazione collettiva sui salari” e “questo include la volontà di aumentare il salario minimo, preservando la competitività”, mentre l’ “aumento del salario minimo e il timing saranno decisi in concertazione con le istituzioni europee e internazionali”. Per Juncker, sarebbe stato “intenibile” politicamente un salario minimo greco maggiore di quello “di sei paesi della Ue” (tra cui Slovacchia e Spagna), che sono chiamati a contribuire all’aiuto ad Atene.

La Grecia ha incluso nella proposta dei riferimenti al programma di Syriza sull’aiuto ai più poveri, ma ha dovuto precisare che “la lotta alla crisi umanitaria non avrà effetti negativi sul bilancio”. Non ci sono dettagli su queste misure, finite in fondo al testo. Inoltre, sulle privatizzazioni, Atene ha dovuto accettare che non saranno revocate quelle già approvate e che non tornerà indietro neppure su quelle per le quali è già stato pubblicato il bando. Invece, “rivedrà quelle non ancora lanciate, puntando a migliorare i benefici a lungo termine”. Dijsselbloem, che in mattinata è stato ricevuto dalla commissione affari economici del Parlamento europeo, ha precisato che la lista è “un primo passo, ma c’è ancora molto da lavorare”. Il presidente dell’Eurogruppo si è anche interrogato sulla tenuta del governo Tsipras: bisogna vedere se “potrà fare quello che vuole”, ha detto.

L’Eurogruppo si è soprattutto preoccupato di ottenere dalla Grecia l’assicurazione che non verranno “prese iniziative unilaterali” e che ogni decisione sarà presa “in consultazione con le istituzioni europee”. Dijsselbloem è stato ancora più diretto: “ci deve essere una forte cooperazione, non si possono fare mosse unilaterali, almeno fino a quando Atene vuole nuovi fondi dall’Eurozona”.

La vera preoccupazione è di evitare un Grexit, che farebbe tremare tutto l’edificio dell’euro. Per Christine Lagarde, alla testa dell’Fmi, “l’uscita della Grecia dell’euro è fuori discussione, faremo di tutto per aiutarli” (in questo e solo in questo).

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