Grecia in fiamme, e la destra scatena i pogrom sui migranti
Da giorni fiamme dolose distruggono le foreste e rendono l’aria irrespirabile. Nella Tracia i fascisti scatenano la violenza razzista. Uno dei tanti "cacciatori", un albanese naturalizzato greco, si è vantato in un video di aver ammassato nel suo camion 13 rifugiati terrorizzati, chiedendo la ricompensa.
Da giorni fiamme dolose distruggono le foreste e rendono l’aria irrespirabile. Nella Tracia i fascisti scatenano la violenza razzista. Uno dei tanti "cacciatori", un albanese naturalizzato greco, si è vantato in un video di aver ammassato nel suo camion 13 rifugiati terrorizzati, chiedendo la ricompensa.
Quasi tutte le foreste della Grecia sono da molti giorni in fiamme e gli incendi si espandono dal nord fino all’Attica, ma anche oltre, distruggendo i dintorni della capitale e spargendo una nube nera che ha reso l’aria irrespirabile ad Atene ed è arrivata fino alla Sicilia e a Malta. Da più di una settimana i vigili del fuoco danno con coraggio una battaglia che sanno persa in partenza dal momento che nessuno ha pensato di offrire loro gli strumenti per affrontare efficacemente le fiamme. Ormai si sa: da quanto sta al governo Mitsotakis non spende neanche una dracma per la protezione dei cittadini. Per gli incendi, che sono sempre più frequenti, la sua ricetta è semplice: far sgomberare subito le località in fiamme per evitare vittime, particolarmente costose in termini di voti. Se poi la montagna e la campagna rimangono calve del tutto e tutte le costruzioni vanno in fumo, per il premier neoliberista non c’è problema, la Borsa tiene e i greci lo votano. E il terreno è disponibile per ogni tipo di speculazione (la legge greca lo permette). Questo è stato il prezzo che ha pagato ieri anche un monumento patrimonio culturale dell’umanità secondo l’Unesco. Si tratta dello splendido monastero di Ossios Loukas Stiriotis sui monti della Beozia occidentale. È un raro gioiello bizantino dell’XI secolo, con mosaici unici del periodo della cosiddetta «rinascita macedone», fortunatamente scampati alle fiamme, che invece hanno distrutto buona parte della muraglia e un lato del convento.
NEI GIORNI SCORSI le fiamme hanno minacciato seriamente anche un altro antico monastero, il Pantokrator a Tao Penteli. È anche quello un monumento dell’XI secolo appartenente al Patriarcato di Costantinopoli, particolarmente amato dagli ateniesi. Con grande sforzo durato parecchi giorni i vigili del fuoco e gli abitanti della zona hanno impedito alle fiamme di avvicinarsi al convento.
Distruzioni nelle zone archeologiche sono invece segnalate nella provincia di Evros al confine con la Turchia. La zona archeologica si trova a poca distanza dal fiume che divide i due Paesi. Si trovava da tempo in fase in scavo da parte di un’equipe archeologica ma le fiamme sono piombate di colpo ed hanno distrutto le baracche con gli strumenti lasciando per fortuna intatti i primi reperti. In quella parte della Tracia gli scavi sono rarissimi e ancora più rari sono i reperti dell’antichità.
MA È TUTTA LA TRACIA che da sette giorni è in preda alle fiamme che hanno circondato il capoluogo Alexandroupolis, dove molti rioni periferici e l’ospedale della città sono stati sgomberati in fretta. Ieri all’arrivo delle fiamme è esplosa una zona di tiro dell’artiglieria situata a pochi metri dall’ospedale.
Ma oltre alle fiamme c’è un’altra piaga che si spande su Alexandroupolis e tutta la zona. Sono le bande fasciste e razziste che si sono radunate con pieno armamento (spesso di tipo militare) per diffondere il terrore e l’odio. Le bande si sono mobilitate quando le Tv al servizio di Mitsotakis, trovandosi in difficoltà a coprire la totale indifferenza del governo verso gli incendi che devastano il Paese, hanno cominciato a diffondere un’invenzione dei consiglieri del premier. Secondo tale menzognero racconto tutti gli incendi sarebbero dolosi, opera degli immigrati spediti appositamente in Grecia da Erdogan.
Vedendo le scene di violenza razzista che si svolgono da alcuni giorni nelle strade di Alexandroupolis e nelle altre città della Tracia si capisce bene che i 28 cadaveri carbonizzati trovati tra le ceneri della foresta non sono vittime delle fiamme, ma dell’odio razzista. Uno dei tanti “cacciatori”, un albanese naturalizzato greco, si è vantato in un video di aver ammassato nel suo furgone13 rifugiati terrorizzati, chiedendo la ricompensa. L’uomo , ora arrestato, è da tempo al soldo della polizia locale e fa parte delle bande di immigrati (per lo più pachistani) usate per dare la caccia a chi attraversa di nascosto il fiume.
A GUIDARE LE BANDE di fascisti che spargono il terrore è arrivato da Atene un deputato del partito di estrema destra Soluzione Greca, il capo degli “Spartani” (la nuova veste di Alba Dorata) e quello del partito “Niki”, estremisti fondamentalisti. Residenti nella città ci hanno riportato per telefono scene agghiaccianti, con ronde armate di brutti ceffi, aggressioni per strada contro chiunque non sembri un «vero greco» e parate di scalmanati che strillano slogan razzisti e cantano canzoni naziste, nella totale assenza della polizia. Sui social media dominano i consigli su come uccidere con il coltello e come far sparire il cadavere dell’«invasore». La situazione si è resa talmente critica che una magistrata dell’Areo Pago (ma non il ministro competente) ha chiesto alle autorità giudiziarie della città di rendere conto delle loro azioni per «ristabilire l’ordine» e «isolare e punire i violenti».
In questi sette giorni che brucia non solo la Tracia ma tutta la Grecia il premier Mitsotakis si è ben guardato da farsi vedere. Al suo posto il ministro della Protezione Civile Vassilis Kikilias ieri si è giustificato dicendo che in Hawai le cose sono andate «molto peggio».
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