Graziella Galvani era leggera: non perché pesasse 45 chili ma perché portava con sé la leggerezza di chi non prende la vita troppo sul serio, sempre sorridendo, sempre affettuosa con chiunque e prima di tutto con il suo compagno Peter Kammerer, un grande amico del «manifesto». Leggera nella vita, rigorosissima nel lavoro: era una grande attrice di teatro ma la si poteva vedere sulle copertine del Radiocorriere per il dramma televisivo Detective Story. Aveva lavorato a lungo con Strehler ma la sua filmografia comprende ben 40 pellicole, praticamente un dizionario del cinema italiano degli anni Sessanta e Settanta: Pietrangeli, Pontecorvo, Vancini, Zampa, Comencini, Maselli, De Sisti, Scola, Vanzina, Castellano e Pipolo, i fratelli Taviani. Senza dimenticare Godard, che le darà una parte in Pierrot le fou, insieme a Jean-Paul Belmondo.
Era stata un sex-symbol ma non aveva mai voluto diventare una diva, era troppo seria e intelligente per lo show-business. Quando l’ho conosciuta, già in là con gli anni, aveva una grande chioma rossa e un viso di quelli che non invecchiano, come Katharine Hepburn. Con gli ospiti, a Urbino, la sua prima preoccupazione era mostrare l’orto arrampicato a monte della casa, per offrire un pomodoro o una melanzana appena colti. Ha attraversato il Novecento e ci ha accompagnati fino a ieri con la sua leggerezza, il suo spirito, la sua bellezza mai svanita. Ci mancherà.

Il 25 agosto è mancata Graziella Galvani, attrice di teatro, cinema e tv, moglie del nostro compagno Peter Kammerer. I funerali si tengono oggi alle ore 10 al cimitero di San Bernardino di Urbino (Gli amici e i compagni di Peter Kammerer)