È il comitato che deve favorire l’uso della previdenza complementare, specialmente fra i giovani lavoratori, i sicuri prossimi pensionati poveri. Creato nel 2011 dalla commissione Lavoro della Camera ha avuto come primo presidente onorario il centrista di destra Silvano Moffa. Si chiama «Previdenza Italia, comitato per la promozione e lo sviluppo della previdenza complementare in Italia». E ha come obiettivo «garantire rendimenti adeguati e stabili ai fondi di previdenza utilizzando nel contempo le loro risorse finanziarie per lo sviluppo dell’economia nazionale».

Da ieri, grazie a Italia Viva, è stato privatizzato. E regalato, assieme a 29,5 milioni di risorse pubbliche, a Assoprevidenza, l’associazione che racchiude i giganti finanziari che speculano con i soldi dei lavoratori.

Da oggi il ministero del Lavoro erogHerà direttamente ad Assoprevidenza, entro il 31 marzo di ciascun anno, le risorse previste (e 2 milioni di euro annui a decorrere fino al 2034) con la scusa dello «svolgimento dei suoi compiti, al fine di accelerare la capacità amministrativa nei processi di analisi e di valutazione degli interventi in materia di previdenza».

«È inaccettabile affidare tutte le funzioni del Comitato per la promozione e lo sviluppo della previdenza complementare, ente terzo voluto dal parlamento, a una struttura privata come Assoprevidenza – denuncia la Cgil – . Da tempo ribadiamo con forza la necessità di rilanciare le adesioni della previdenza complementare negoziale, rendendola effettivamente accessibile anche a chi lavora nelle piccole imprese e ai giovani. C’è un tavolo al ministero del Lavoro – si ricorda – che dovrebbe discutere proprio di questo tema il prossimo 18 settembre, ma il governo decide di andare avanti in autonomia, come su tutte le altre materie oggetto del confronto. Questo fatto conferma che i tavoli in essere sulla previdenza sono inutili».

«È un fatto gravissimo: 29,5 milioni di risorse pubbliche che non possono essere gestite da una struttura privata – attacca la Uil – . Alla necessità di rilanciare le adesioni alla previdenza complementare attraverso una campagna istituzionale di informazione rivolta ai lavoratori e alle lavoratrici tutti i governi hanno fatto orecchie da mercante. Con questa scelta inopinata, varata al di fuori da ogni confronto con le parti datoriali e sindacali che promuovono realmente la previdenza complementare, il governo Meloni distoglie risorse importanti allo sviluppo dei fondi pensione».

Perfino la Cisl è contraria a un «finanziamento di vari milioni di euro destinati orginariamente a un soggetto di matrice pubblicistica, dal momento che è aperto tra governo e parti sociali un tavolo sulla previdenza che a settembre affronterà anche il tema della previdenza integrativa», afferma il segretario confederale Ignazio Ganga, ricordando che «ai fondi negoziali promossi dalla contrattazione collettiva sono iscritti oltre 3 milioni 900mila lavoratori e il patrimonio in gestione supera i 64 miliardi».