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Grazia Gaspari, un’elegante lotta al femminile

Ci sono stagioni della politica, e della vita, veramente uniche. Creano legami, e un mondo indimenticabile, un’esperienza indelebile. L’ho pensato quando ho saputo di Grazia, della sua scomparsa. Ho un’immagine […]

Pubblicato circa 9 anni faEdizione del 6 ottobre 2015

Ci sono stagioni della politica, e della vita, veramente uniche. Creano legami, e un mondo indimenticabile, un’esperienza indelebile. L’ho pensato quando ho saputo di Grazia, della sua scomparsa.

Ho un’immagine in mente di lei. All’università di Roma, nell’atrio – allora veramente ampio – della facoltà di Lettere, con un delizioso impermeabile giallo. Bella, allegra, sorridente. È sempre stata molto ironica, e molto gentile, le due cose non sempre vanno insieme. L’occasione era un’azione – oggi si direbbe flash-mob – per la legalizzazione dell’aborto. Ne combinavamo di tutti i colori, ricordo, con cartelli, slogan, schitarrate. E lei era così. Imperturbabile, elegante anche in mezzo al caos.

Grazia è stata questo per me. Un riferimento, un punto di appoggio. Una certezza, credo lo fosse per molte. Parlo al femminile, perché è stato nei collettivi femministi universitari romani che ho avuto con lei una relazione più stretta, anche se in realtà l’avevo già conosciuta nelle sedi del manifesto. Lei scriveva già per il giornale, a pensarci ora direi che era una dirigente, e molto capace.

Allora, nel movimento, contava lo scambio, la fiducia, anche il divertimento e l’entusiasmo. Il fatto che insieme si trovavano, anzi si inventavano azioni. Ho in mente le riunioni nell’aula sesta, quella che per anni è stata la sede del movimento, per convenzione tacita con le autorità accademiche.

Negli anni non abbiamo più avuto un rapporto così stretto. Questo non rende oggi il rimpianto meno cocente.

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