Italia

Grandi navi, la rotta alternativa entro fine maggio

Venezia Alla riunione del «comitatone» si decide la dead line. Ma la protesta non si ferma: il 17 a Roma

Pubblicato più di 10 anni faEdizione del 1 maggio 2014

Tre anni dopo, il “comitatone” certifica che il destino di Venezia è sempre appeso alla politica. Renzi si concentra sul consiglio dei ministri, l’asse sussidiario delle larghe intese preferisce i progetti faraonici e il sindaco Giorgio Orsoni nella sala verde di palazzo Chigi strappa almeno la riconvocazione sul «caso grandi navi». Entro fine maggio bisognerà decidere la rotta alternativa al passaggio davanti a piazza san Marco. Un passo avanti, forse. Era dal 2011 che il comitato interministeriale non si riuniva e ieri pomeriggio, alla presenza del sottosegretario Delrio e dei ministri Galletti (ambiente) e Lupi (trasporti), alla fine si è sbilanciato perfino il governatore leghista Luca Zaia: «Una riunione positiva. È stata fissata una dead line: fine maggio».
Dunque, un mese di tempo per risolvere il rebus. Con Orsoni che incassa la trasparenza della procedura decisionale e rimette al centro dell’interesse la sostenibilità di Venezia. Ma la trattativa si profila tutt’altro che facile, perché dietro l’incubo delle Grandi Navi si annidano anche gli interessi composti delle Grandi Opere. Intanto Venezia dirada la cortina fumogena dell’indipendentismo e rimette in primo piano le vere emergenze. A cominciare dai bisonti del mare che incarnano il turismo senza qualità e, soprattutto, minacciano la città fragile a beneficio di una cartolina devastante. Le navi da crociera sono incompatibili in particolare con il bacino di San Marco: inquinano senza pietà, cancellano non solo il panorama naturale. Finalmente si comincia a ragionare.
Tocca al “comitatone” e al governo decidere. Sulla carta, una mezza dozzina di progetti di nuovi itinerari di crociera. Con il Comune che propone l’accesso al terminal attraverso il canale Vittorio Emanuele. Ma il Porto pretende lo scavo fino a 10 metri di profondità del Contorta-Sant’Angelo allargato da 6 a 190 metri per un costo stimato in 170 milioni di euro. In alternativa, Venezia Terminal Passeggeri immagina un percorso alle spalle dell’isola della Giudecca pur di garantire l’attuale Marittima. C’è poi chi progetta alle bocche di porto del Lido o banchine a Marghera. Resta ferma la prescrizione della Capitaneria di Venezia con i verbali delle riunioni del 5 e 19 marzo: occorre mantenere gli standard di sicurezza con otto ormeggi e rispettare le disposizioni del decreto Clini-Passera (limite di 40 mila tonnellate).
«Contorta o Giudecca sono assurdità: distruggerebbero la laguna, mantenendo i “grattacieli galleggianti” nel cuore di Venezia a vomitare i loro veleni a pochi passi dalle case. Ancora una volta i palazzi romani vorrebbero imporre la soluzione senza ascoltare la città, ma non sarà come per il Mose. E non ci intimoriscono gli oltre 100 mila euro di multe recapitate agli attivisti» commenta Tommaso Cacciari a nome del Comitato NoGrandiNavi. Già fissati i prossimi appuntamenti: domenica alla festa di Malamocco; il 17 maggio alla manifestazione di Roma; il 7-8 giugno un’altra mobilitazione in grande stile contro i mostri del mare che assaltano la laguna.
Dentro i summit istituzionali, intanto, si giocano più partite intrecciate fra loro. Non è un mistero che il presidente del Porto Paolo Costa (ex sindaco ed europarlamentare, commissario alla costruzione della nuova mega-base Usa a Vicenza) conta di accaparrarsi 1,5 miliardi di finanziamenti per il porto off shore delle merci. La logistica in Veneto rappresenta da oltre un decennio la zona grigia del business, il cuore delle larghe intese fra Compagnia delle Opere e Legacoop, la nicchia degli appalti edili. Non basta: incombe sempre il Mose, con la facciata della salvaguardia e del Consorzio Venezia Nuova che non occulta più il giro di interessi privati e politici affiorati con l’inchiesta della Procura che ne ha decapitato i vertici. Eppure il “comitatone” di ieri si è aperto con un’altra iniezione di soldi pubblici a beneficio di Mantovani&C: il presidente del Magistrato alle Acque Roberto Daniele propone di affidare un miliardo e 94 milioni (fondi 2013) ai cantieri delle paratie mobili che così prosciugano le risorse della legge speciale.

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