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Come a Venezia: anche in Germania per le grandi navi è «Nein»

Come a Venezia: anche in Germania per le grandi navi è «Nein»Foto da https://twitter.com/smashcruiseshit/status/1138138282372603904

Germania Una cinquantina di attivisti della rete Smash Cruise Shit domenica è riuscita a bloccare la «Zuiderdam»: uno dei mostri di proprietà di «Holland America Line», ovvero del Gruppo americano «Carnival

Pubblicato più di 5 anni faEdizione del 11 giugno 2019

«Nein» alle Grandi navi, esattamente come a Venezia. Con la stessa manifestazione di indisponibilità ad attendere la soluzione «alternativa» che anche qui sembra non arrivare mai. Succede a Kiel, capitale dello Schleswig-Holstein, il porto dove la cinquantina di attivisti della rete Smash Cruise Shit domenica è riuscita a bloccare la «Zuiderdam»: uno dei mostri di proprietà di «Holland America Line», ovvero del Gruppo americano «Carnival.

A BORDO DI GOMMONI, canoe, barche a vela, per ben sei ore hanno ritardato la partenza della nave che muove 3.000 passeggeri, insieme alle emissioni equivalenti al traffico di diecimila auto che ogni giorno vengono scaricate addosso ai 246 mila residenti.

È il «destino» di Kiel, affacciata sul fiume Eider, la «porta» della Sassonia sul Baltico: che però qui nessuno è più disposto ad accettare in nome della storica legge degli armatori. La misura ormai è colma. Almeno quanto l’imbocco della baia dove transita il naviglio mercantile e militare oltre alla flotta di linea. Impossibili da fermare i primi, tra le navi da crociera la scelta è caduta sulla «Zuiderdam» ferma sulla banchina, prossima a mollare gli ormeggi per il porto di Copenhagen.

Bloccata tra gli sbuffi di fumo dal camino, illuminata a giorno dai generatori di bordo, con i passeggeri sbracciati a salutare «la Città dell’Holstein sul fiordo» per un giorno poco corrispondente all’immagine sul depliant Carnival. É potuta ripartire per la Danimarca solo alle 22 circa, dopo che la polizia portuale è riuscita a forzare il blocco navale. «Non ci fermiamo qui. Siamo solo all’inizio e pronti a replicare l’azione in qualsiasi momento. Non ci saranno porti sicuri per chi inquina il pianeta» scandiscono i portavoce di Smash Cruise Shit.

Chiedono la «fine dell’industria delle crociere» e del relativo indotto che su Kiel, peraltro, ricade assai poco data la preferenza dei tour-operator ad allocare i turisti «business oriented» nella vicina Lubecca.

Così da queste parti rimane l’inquinamento a livelli stratosferici e le inconfondibili infrastrutture del porto che segnano la città anseatica. A partire dall’enorme gru scalata domenica dai cinque manifestanti ora accusati di resistenza e violazione di proprietà per avere denunciato, in parallelo, «il clamoroso sfruttamento a bordo delle Grandi Navi, con il personale pagato anche due euro l’ora».

FA IL PAIO CON LA PROTESTA per le emissioni da record «che si depositano sugli iceberg dell’Artico dimezzando i tempi di scioglimento del ghiaccio» come spiegano gli attivisti. Come a Venezia, anche a Kiel resta «scientificamente provato che la fuliggine rilasciata a ogni crociera contribuisce considerevolmente a riscaldare il pianeta».

Solo negli ultimi dodici mesi sono stati più di 2 milioni e 230 mila i tedeschi che hanno prenotato una vacanza a bordo dei «giganti del mare»: il 3% in più dell’anno precedente.

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