C’è qualcosa di vagamente surreale nell’ostinazione di Thierry Frémaux – e più in generale dell’intera macchina decisionale che lo sostiene – a non voler ammettere che l’edizione 2020 del Festival di Cannes non ci sarà. O meglio, a non dirlo esplicitamente come hanno fatto le altre sezioni – Quinzaine, Acid, Semaine de la critique – rassegnandosi a qualcosa che non gli si può imputare visto che la pandemia ha annullato eventi assai più importanti su scala mondiale, uno per tutti le Olimpiadi in Giappone posticipate all’anno prossimo. Lui no, non ce la fa e così glissa, allude, ci gira intorno...