Grafica Veneta cede: undici assunti
Dopo gli arresti per caporalato e le gaffe del fondatore Franceschi sui pachistani. L’accordo con la Cgil prevede anche risarcimenti. Adl Cobas continua la lotta per altri operai
Dopo gli arresti per caporalato e le gaffe del fondatore Franceschi sui pachistani. L’accordo con la Cgil prevede anche risarcimenti. Adl Cobas continua la lotta per altri operai
Dall’inchiesta per caporalato alla assunzione. Undici lavoratori sfruttati da Grafica Veneta, il colosso nella stampa dei libri in Italia, hanno firmato un accordo con la società guidata dal presidente Fabio Franceschi.
«Tre verranno assunti con un contratto a tempo indeterminato e riceveranno mille euro di risarcimento. Altri tre verranno assunti con contratto a tempo determinato superiore ai 6 mesi (che dà diritto di precedenza in caso di nuove assunzioni) e avranno 2 mila euro di risarcimento. Cinque di loro inizieranno a lavorare dal 23 febbraio, il sesto potrà farlo da maggio perché è nel suo paese per sposarsi. Infine quattro lavoratori riceveranno 5 mila euro di risarcimento mentre per un altro lavoratore il risarcimento sarà di 11 mila euro», annunciano Aldo Marturano e Loris Scarpa, segretario della Camera del Lavoro di Padova e segretario della Fiom.
Si tratta di una parte dei trenta lavoratori della finta cooperativa Bm Service sulla quale a luglio scorso era scattata l’inchiesta per caporalato verso alcuni cittadini pachistani e due dirigenti di Grafica Veneta: l’ad Giorgio Bertan e il responsabile della sicurezza Giampaolo Pinton.
Da quel momento era partita una lunga battaglia sindacale di Fiom e Adl Cobas, appoggiata da scrittori i cui libri sono stampati da Grafica Veneta – Maurizio Maggiani e Massimo Carlotto – con anche una lettera denuncia a cui aveva risposto perfino papa Bergoglio scrivendo che «la dignità delle persone oggi viene troppo spesso e facilmente calpestata con il “lavoro schiavo”, nel silenzio complice e assordante di molti». A quel punto il fondatore di Grafica Veneta Fabio Franceschi si era difeso sostenendo che per i pachistani «pulizia e bellezza non fanno parte della loro cultura».
La lunga lotta di scioperi e presidi accompagnata dai ricorsi al tribunale del lavoro alla fine ha prodotto un buon risultato. Franceschi si è prima fatto immortalare in una moschea e poi ha ceduto riconoscendo le richieste di assunzione da parte di alcuni lavoratori.
La mediazione della «non molto rappresentativa» comunità pachistana ha portato al ritiro delle iscrizioni di alcuni lavoratori dall’Adl Cobas mentre il verbale di conciliazione è stato firmato dalla Uilm, totalmente estranea alla lotta. «Di questa lunga lotta portiamo a casa il successo perché le richieste dei lavoratori sono state accolte e Franceschi ha dimostrato di avere sempre raccontato bugie. Continueremo la lotta per quei lavoratori che non sono rientrati nell’accordo», spiega Luca Dall’Agnol.
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