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Grace Kelly, diva glamour così poco indipendente

Grace Kelly, diva glamour così poco indipendenteCary Grant e Grace Kelly in Caccia al ladro di Alfred Hitchcock, sotto Nicole Kidman

Cannes 67 Inaugura il festival di Cannes con la biopic di Oliver Dahan «Grace Kelly, interpretata da Nicole Kidman. Donna bella e elegante, ma per essere vera icona le è sempre mancata la certezza della scelta

Pubblicato più di 10 anni faEdizione del 14 maggio 2014

Dior, Chanel, Givenchy, Balenciaga, Yves Saint Laurent, Hermès. Da quando nel 1956 è diventata Principessa di Monaco, che per noi di oggi è come dire principessa di una favola dal Paese del Cavallino Bianco ma per l’epoca era il centro della mondanità internazionale, il guardaroba di Grace Kelly diventata principessa Grimaldi di Monaco sembra il calendario di una fashion week: i marchi importanti ci sono tutti. A partire dalla festa del fidanzamento al Waldorf Astoria di New York, affrontato con un abito da sera di Dior, per proseguire con il 5 gennaio del 1956, il giorno dell’annuncio del matrimonio, quando ha scelto un perbenista abito di Hermès rosa pallido con busto abbottonato a camicia, vita stretta e svasatura ampia abbinato alla borsa, sempre di Hermès, che da allora avrebbe assunto il suo nome (la Kelly è ancora la borsa più venduta del marchio francese), l’ex attrice amatissima da Hitchcock si trasforma nella signora grandi firme che influenzerà le mode perbeniste di tutta l’Europa della fine degli Anni 50 e di tutti gli Anni 60.

Prima no, non era così. Quando era l’algida eroina del maestro del noir, Grace vestiva gli abiti della moda americana come Helene Rose, Edith Head, nomi sconosciuti in Europa ma popolari in America e soprattutto costumiste dei film che interpretava (della Rose era anche l’abito nuziale, indossato il 19 aprile 1956, e l’abito dopo la cerimonia; l’abito da sera per il ballo, di raso rosa con stola di tulle ricamato era di Maggy Rouff). O tutt’al più indossava le creazioni di Oleg Cassini che, secondo gli americani, equivaleva a vestirsi Chanel, tanto i suoi abiti erano simili a quelli dell’inarrivabile Mademoiselle (era il sarto preferito anche della First Lady Jackie Kennedy che non ne ha più indossato uno dopo quello del funerale del marito presidente).

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Che i couturier dell’epoca facessero a gara per vestire la principessa Grimaldi, del resto, era del tutto lecito. Era molto bella, era un’attrice famosa, con un’operazione degna del Mago di Oz Hitchcock l’aveva già trasformata in icona di stile ed era la principessa di uno stato in bilico tra realtà e fantasia. In fondo, ben poteva incarnare l’icona aspirazionale di tutte le donne ricche e famose del pianeta alle quali, si indirizzavano tutti i sarti dell’epoca. Soprattutto in Francia, dove il principato dei Grimaldi è sempre stato visto come la Las Vegas di Parigi, Paese dei Campanelli ma soprattutto cassaforte di molti soldi. Abbandonato il cinema, però, Grace abbandona anche la moda americana. Consigliata bene, mette da parte il gusto wasp, istintuale più che parte di una scelta, e adotta quello europeo, più raffinato e originale. Del resto, non avendo più il suo maestro-mentore AH a disposizione, scegliendo la moda francese avrebbe sbagliato meno.

Pur se icona di moda è stata, quindi, Grace è stata un’icona teleguidata dal gusto degli altri. E, infatti, sbagliava appena veniva lasciata sola. Perché il suo era un gusto puritano e finto perbene tipico delle sue origini cattoliche irlandesi, esasperate da una famiglia retta da un self-mede-man, il padre John Brandan, che addirittura litigò con suo fratello George, letterato premio Pulitzer, perché instillò nella piccola Grace il desiderio di recitare nel cinema. Ma nonostante la vicinanza con Hollywood, Grace rimane sempre una provinciale di Philadelphia, dalla mentalità poco aperta che la porta a vivere nel non detto anche importanti storie d’amore.

E il suo stile rispecchia questa sua mentalità: qualsiasi donna borghese con un portafogli illimitato si sarebbe potuta permettere gli abiti delle grandi firme che affollavano il suo guardaroba, sempre pensato per fare «bella figura» al fianco dell’eterno innamorato marito-principe. Ora è facile dire che Grace Kelly Grimaldi è stata una delle ultime vere icone di stile: le foto non possono dire altro. Ma le foto dicono anche dell’impaccio delle sue pose, nonostante anni passati dietro la macchina da presa, della non naturalezza con cui si è presentata con un abito cucito ad hoc da Marc Bohan (all’epoca stilista da Dior) a un ballo in maschera a Venezia nel 1967. Per essere una vera icona, a Grace è sempre mancata l’indipendenza del giudizio e dell’agire, la certezza della scelta: cioè, non sapeva dominare l’abito che indossava. Aveva bisogno di una guida e come al cinema si fidava di Hitchcock, a un certo punto ha affidato anche il suo guardaroba a Marc Bohan per Dior, con qualche piccola escursione verso Saint Laurent. Un modo rassicurante per una donna vestita bene che anche attraverso il suo modo di vestire non ha mai saputo esprimere un parere. Tutto il contrario di quello che fanno le icone di stile.

 

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