Governo, vescovi all’attacco su flat tax, Europa e migranti
No alla flat tax e massima attenzione sia all’Europa che a come il governo che sta per nascere si comporterà con i migranti. «Ci sono principi irrinunciabili», mandano a dire […]
No alla flat tax e massima attenzione sia all’Europa che a come il governo che sta per nascere si comporterà con i migranti. «Ci sono principi irrinunciabili», mandano a dire […]
No alla flat tax e massima attenzione sia all’Europa che a come il governo che sta per nascere si comporterà con i migranti. «Ci sono principi irrinunciabili», mandano a dire i vescovi italiani al premier incaricato Giuseppe Conte, la cui vicinanza agli ambienti vaticani è ovviamente apprezzata ma non certo sufficiente ad allontanare i tanti dubbi che circondano la maggioranza che lo sostiene.
Dopo le perplessità sollevate dall’Unione europea e dopo la bocciatura del Contratto da parte di Confindustria, pesanti interrogativi sul nascente esecutivo giallo verde arrivano questa volta dalla Conferenza episcopale italiana. «Vigileremo» su quanto verrà fatto nel prossimo futuro, avverte il presidente della Cei, il cardinale Giuseppe Bassetti. «Saremo la coscienza critica» del governo.
E’ esteso l’elenco dei punti del Contratto che preoccupa i vescovi, delusi anche dai tempi lunghi che hanno portato alla formazione dell’esecutivo. «Una lunga vacanza», la definiscono, che altro non ha fatto che aggravare i problemi già esistenti. L’attenzione per la persona, ma anche la Costituzione, «la scelta chiara per la democrazia, l’Europa e i migranti», avverte Bassetti, sono tutti paletti ai quali la Chiesa non intende rinunciare. Ma i vescovi fanno di più, ed entrano nel merito di alcune delle decisioni già annunciate. A partire da quelle economiche, con una critica precisa alla flat tax: «Non ci possono essere tagli per tutti genericamente ma solo per le fasce per le quali è necessario – spiega Bassetti -. Ci sia una maggiore tassazione sulle attività speculative».
I migranti sono un altro di quegli argomenti che sollevano maggiore allarme tra i vescovi. In questi settimane hanno sentito parlare di rimpatri di massa, dell’intenzione di costruire nuovi centri di identificazione ed espulsione insieme agli attacchi alle politiche seguite fino a oggi da Bruxelles Ancora ieri, commentando i dati forniti dal Viminale relativi alla forte flessione registrata negli sbarchi (-79% rispetto al 2017) e alle 7.000 espulsioni effettuate, il leader della Lega Matteo Salvini ha chiesto un aumento dei rimpatri. E promesso: «Presto la musica cambierà». Certo, si tratta di parole buone per scaldare gli animi durante un comizio a Pontida, anche perché certe promesse sono difficili da mantenere, ma che comunque, almeno in parte, domani potrebbero realizzarsi. E per questo allarmano la Cei la cui posizione in merito non a caso è stata ricordata solo qualche giorno fa dal suo segretario generale, monsignor Nunzio Galantino, quando si è detto preoccupato da chi fa delle politiche del rifiuto la sua bandiera.
Bassetti ha infine rivolto un appello per un impegno dei cattolici in politica. Un partito unico come nel passato modello Democrazia Cristiana? «Non sta alla Chiesa dare soluzioni», risponde, ma allo stesso tempo fa notare come la stagione dei cattolici divisi in partiti diversi «non abbia dato grandi frutti» e sia comunque «superata». «Per la società oggi – dice ilpresidente della Cei – è necessario il pensiero dei cattolici, ma se non lo esprimono insieme rischia di essere inefficace». Per questo «occorre investire di più in formazione politica». Un progetto che potrebbe addirittura ripartire dalle parrocchie, come suggerito negli ultimi tempi da analisti del mondo cattolico.
Il presidente Cei parla anche della legge 194, a quarant’anni dalla sua emanazione: «Come Chiesa ne abbiamo visti sempre i limiti ma non era una legge a favore dell’aborto, e comunque bisogna apprezzare certi punti rispetto al relativismo totale sull’embrione e sulla vita. Lì ci sono comunque indicati dei paletti».
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