Italia

Goro ci ripensa e accetta i profughi respinti

Ferrara Dopo una settimana di crucifige sui rotocalchi nazionali Goro vuole lavare l’onta delle barricate. Come? Richiamando le dodici donne ricacciate indietro con la loro corriera la notte del 24 ottobre. […]

Pubblicato circa 8 anni faEdizione del 3 novembre 2016

Dopo una settimana di crucifige sui rotocalchi nazionali Goro vuole lavare l’onta delle barricate. Come? Richiamando le dodici donne ricacciate indietro con la loro corriera la notte del 24 ottobre. Nulla ancora è ufficiale, ma da giorni il sindaco Diego Viviani sta mediando con i presidenti delle cooperative di pescatori.

L’appello, al momento informale, agli abitanti di Goro e Gorino, è quello di un classico richiamo al buon senso. Intanto, mentre si attende il placet della comunità, la soluzione abitativa è già stata trovata. Un appartamento privato in grado di ospitare le richiedenti asilo (di cui una incinta all’ottavo mese) al momento smistate come pacchi postali tra il capoluogo Ferrara e le vicine Codigoro e Fiscaglia. Se non sarà possibile accoglierle tutte l’alternativa potrebbe essere una soluzione parziale, ossia prenderne in carico solo alcune. Oppure, terza via, ospitare alcuni dei nuovi arrivi già annunciati dalla prefettura.

Il coup de théâtre però accanto agli applausi riceve anche borbottii di diffidenza. Vuoi per il timore serpeggiante tra i goresi che una mancata operazione di «redenzione» possa dare il la a un boicottaggio su larga scala del prodotto tipico attorno al quale ruota l’intera economia del paese, la vongola. Vuoi per la renitenza a rassegnarsi davanti a quello che alcuni già chiamano il «gentile ricatto delle istituzioni», che solo poco tempo fa hanno regalato ai pescatori la nuova draga per ridurre i rischi di anossia delle acque causata dalla presenza delle alghe.

Le alghe, già. Appena due anni fa, siamo nell’aprile del 2014, la cronaca ricorda un’altra rumorosa protesta dei goresi. Questa volta le barricate le fecero in città. Un centinaio di abitanti si presentò a Ferrara davanti all’assessorato provinciale all’ambiente. In mano striscioni e pentole. In ballo c’era il via libera alla costruzione di una centrale a biogas che doveva utilizzare le alghe della laguna per produrre energia elettrica nelle vicinanze della sacca di Goro. Anche allora i pescatori la spuntarono a suon di cacerolazos e la Provincia negò l’autorizzazione.

Gente di mare i goresi. Abituati a lottare caparbiamente contro gli elementi della natura e, a quanto pare, a vincere. Anche se le battaglie, e le vittorie, non sempre fanno onore. Come nel 2006, dieci anni fa, quando a cedere fu la storica macelleria del paese. Quell’anno il centrosinistra vinse a sorpresa le elezioni del 28 e 29 maggio. La titolare del negozio, Carla Passerella, segretaria locale dei Ds, lanciò la campagna elettorale dell’allora sindaco Vincenzino Soncini. Ma la grande sorpresa fu scoprire che «dal 30 maggio da quella porta entravano sempre meno persone», lamentava al tempo la signora Carla. «All’inizio credevo si trattasse di un fenomeno temporaneo, ma le assenze di una ventina di famiglie sono rimaste costanti, una differenza che si è fatta sentire, finché io e mio marito non abbiamo dovuto prendere la decisione di chiudere».

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