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Gorizia, l’ultima trincea di Serracchiani tra la crisi e i nuovi nazionalismi

Gorizia, l’ultima trincea di Serracchiani tra la crisi e i nuovi nazionalismiLa governatrice del Friuli Venezia Giulia e vicesegretaria del Pd, Debora Serracchiani

Amministrative Nell'area del centrosinistra sono diversi i contendenti alla candidatura, e la vittoria dell'establishment piddino non è per niente scontata. Nel centrodestra Forza Italia non ha ancora chiuso un accordo con la Lega

Pubblicato quasi 8 anni faEdizione del 14 gennaio 2017

L’ultima “trincea” del Pd di Debora Serracchiani, che non può più permettersi sconfitte. E l’eredità di Ettore Romoli, classe 1938, co-fondatore di Fi in Friuli e sindaco negli ultimi dieci anni.

Gorizia si prepara alle Comunali con uno spettro e un incubo. Dal 2004 è caduto il muro che divideva la piazza della ferrovia: dalla stazione jugoslava ammoniva Mi gradimo socializem («Noi costruiamo il socialismo»). Ma con l’ingresso della Slovenia nell’Ue si sono invertiti i flussi, commerciali e non, moltiplicando a Gorizia l’effetto della crisi. Così nella “città maledetta” della Grande Guerra si moltiplicano i rigurgiti nazionalisti, fascisti e razzisti a ogni passaggio di profughi.

Un incubo. Il 14 dicembre a Turriaco (2.826 anime a pochi chilometri dall’aeroporto di Ronchi) è stata trovata un’artigianale molotov appesa a un albero vicino all’ex caserma con tanto di “rivendicazione”. Esplicito messaggio per la dozzina di migranti previsti in arrivo. Replica il sindaco Enrico Bullian che scende in piazza con altri colleghi: «Le minacce non mi spaventano e, per quanto mi riguarda, i profughi a inizio 2017 arriveranno qui e saranno ospitati nel nostro comune».

Nel capoluogo soffia la stessa intolleranza fin dalla scorsa estate, quando in riva all’Isonzo prese corpo la jungle stile Calais con i volontari di «Insieme con voi» che assicuravano tende, coperte, cibo, medicine. Il 14 ottobre 2015 si rischiò la tragedia con il fiume in piena: “sul campo” l’assessore provinciale Ilaria Cecot, il regista Andrea Segre e un carabiniere. Il sindaco di Gorizia intanto firmava ordinanze anti-bivacco, mentre Casa Pound e Forza Nuova si mobilitavano per i panni “stranieri” messi ad asciugare sopra i monumenti.

Una “guerra” con il tricolore nei simboli politici, che serve soprattutto a occultare la realtà. Gorizia annaspa già sotto quota 35 mila residenti, per di più l’età media si avvicina pericolosamente ai 50 anni; e stenta a sopravvivere dopo l’esodo dei militari anti-Tito, il tramonto della dogana di confine e la vitalità a buon prezzo di Nova Gorica.

Statisticamente, Gorizia è come tutto il Nord Est: multietnica. L’Istituto di ricerche economiche e sociali del Friuli contabilizza 3.195 stranieri pari al 9,4% con 120 nazionalità diverse, in testa i 584 kosovari e i 355 sloveni. «La popolazione straniera è giovane: tra coloro che hanno meno di 14 anni la componente non italiana pesa per il 12,5%», sottolinea l’analisi demografica dell’Ires.

Comunque, nella rincorsa alle elezioni si rispolvera ogni reperto nazionalista. Come per la “foiba volante” che ha attivato testimoni, storici, quotidiani locali e politici a senso unico. Fin dall’inizio una vicenda sintomatica, ricostruita nel dettaglio da “Nicoletta Bourbaki” nel sito del collettivo Wu Ming. E ora definitivamente archiviata da Raffaele Tito, procuratore aggiunto di Udine.

E a Gorizia il tricolore dem di Serracchiani non può certo essere ammainato, anche se travolto dal 61,8% di chi ha bocciato la “riforma Boschi”. La sequenza di clamorosi tonfi amministrativi (da Trieste a Monfalcone) mette a repentaglio le Regionali 2018. Dunque, scatta la versione “civica” con la candidatura di Roberto Collini, giornalista che ha diretto la sede Rai e presiede l’Istituto di sociologia internazionale di Gorizia. Ma il percorso per il Pd è tutt’altro che lineare, perché invoca le Primarie un altro aspirante sindaco: è Federico Portelli, nel 2002 consigliere comunale della Margherita e presidente del consiglio, nel 2008 capogruppo Pd, poi assessore provinciale alla cultura.

E non basta. C’è Mara Cernic con “Gorizia 100 sogni” che a metà ottobre ha riunito nel salone dell’Unione ginnastica goriziana altrettanti cittadini intorno a dodici tavoli tematici. Con la vice presidente della Provincia si sono schierati gli assessori Donatella Gironcoli e Vesna Tomsic, i consiglieri Stefano Cosma e Patrizia Mauri, lo storico Marco Plesnicar, il blogger Enrico Maria Milic e Igor Komel, direttore del Kulturni Dom sloveno. Molto più di un semplice “esperimento”. Tant’è che l’aggregazione alternativa continua a lavorare all’insegna della massima partecipazione e rappresenta una spina nel fianco per il Pd.

Sull’altro fronte, Forza Italia ha lanciato il suo candidato da Trieste in occasione della manifestazione per il “no” con Renato Brunetta. Si tratta di Rodolfo Ziberna, 55 anni, figlio di esuli, consigliere regionale e già assessore con Romoli. Nelle prossime settimane si capirà se davvero è l’erede designato dall’intero centrodestra, a cominciare dalla Lega Nord. Ma al primo turno è facile prevedere qualcuno che sventoli il tricolore un po’ più a destra. In trincea, come se un secolo fa Gorizia non avesse collezionato 75 mila fra morti e feriti. Un incubo.

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