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Golpe militare? Obama rivede gli aiuti all’esercito

Golpe militare? Obama rivede gli aiuti all’esercito

Egitto, ordine e caos Ma arrivano dagli Usa quattro caccia F-16 previsti. Oggi tornano in piazza i Fratelli musulmani. E la «road map» di Mansour non convince «Fronte di salvezza» e «ribelli»

Pubblicato più di 11 anni faEdizione del 12 luglio 2013

Tra dibattiti politici, epurazioni e critiche internazionali, tornano oggi le piazze contrapposte: da una parte gli islamisti, dall’altra le opposizioni. Tra queste, a spingere sull’acceleratore per l’inclusione nella fase delicata che attraversa l’Egitto è il Fronte nazionale di salvezza (Fns), che sta partecipando al tavolo negoziale per la formazione del nuovo governo, guidato da Hesham El Beblawi. L’Fns ha criticato ieri le decisioni del presidente ad interim Adli Mansour. Per questo, ha presentato emendamenti alla dichiarazione costituzionale emessa lunedì scorso e che prevede elezioni entro sei mesi. «Nessun partito politico ha il diritto di annullare i progressi del processo di transizione, imponendo decisioni o escludendo figure di alto rilievo», si legge in una nota dell’Fns.

Ma anche i Tamarrod (ribellione) iniziano ad avanzare dei dubbi sulla tabella di marcia forzata tracciata da Mansour. Bisogna «ripensare» la Dichiarazione costituzionale annunciata due giorni fa dal presidente egiziano ad interim per rendere «i poteri maggiormente condivisi», si fa sapere dal quartier generale della campagna a due passi da piazza Tahrir. Il movimento «rifiuta il monopolio decisionale da parte del presidente» ed è necessario che ogni iniziativa sia «condivisa con il premier incaricato Hazem el-Beblawi e con il vice presidente Mohamed El-Baradei», prosegue il comunicato.

In attesa delle nuove manifestazioni, continuano anche le epurazioni, disposte da militari in accordo con il presidente incaricato, dopo gli arresti dei leader della Fratellanza. L’Assemblea dei giornalisti del quotidiano filo governativo al-Ahram ha licenziato l’amministratore del giornale Mamdouh al-Wali, i dirigenti Abdel Nasser Salama e Mohmed Kharaga, che erano stati nominati sotto la presidenza di Mohamed Morsi. Dal quotidiano veniamo a sapere che gli incarichi sono stati assegnati provvisoriamente ad altri uffici e che le nuove nomine saranno comunicate la prossima settimana.

E a mettere in forse la legittimità della fase di transizione sono arrivate ieri le parole del presidente Barack Obama, in parte smentite, ma non troppo, nella giornata di oggi. Continua così l’ambigua definizione di questa fase critica da parte delle autorità americane, che non hanno apertamente parlato di golpe militare. In seguito al colpo di stato del 3 luglio scorso, il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha deciso di «rivedere il programma di aiuti al governo egiziano». Ma la fornitura di quattro F-16 – prima tranche di un partita di cacciabombarieri già da un anno nel pacchetto delle forniture previste – è stata confermata ieri da Washington. Non solo, il portavoce egiziano del ministro degli Esteri Kamel, ha tenuto insistentemente a rassicurare che gli Stati Uniti avrebbero dimostrato «comprensione» per la situazione politica del paese e «immedesimazione nella volontà di milioni di egiziani che sono scesi in piazza dal 30 giugno per rivendicare i loro diritti legittimi e chiedere elezioni anticipate». Eppure Obama ieri ha deciso di «rivedere gli aiuti»: è un messaggio insieme di indecisione ma che sottolinea l’ambiguità del processo in corso, del resto impresentabile come «non colpo di stato militare».

Con la destituzione di Morsi, Tehran e Cairo sono tornate distanti anni luce. Dopo i tentativi di distensione della Fratellanza, i toni si sono inaspriti, anche dopo le prese di posizione del governo iraniano. Le nuove autorità egiziane hanno «disapprovato» le «interferenze inaccettabili» di Tehran negli affari interni del paese. Il ministero degli Esteri iraniano aveva incitato gli egiziani a non sentirsi intimoriti e a difendere la legittimità di Morsi. Mentre il procuratore turco Mustafa Bilgili, che si occupa dei processi relativi ai golpe in Turchia, ha aperto un’inchiesta sulla destituzione del presidente egiziano Mohamed Morsi da parte dei militari. L’inchiesta riguarda 12 tra politici e militari, tra i quali il capo delle Forze armate egiziane, Abdel Fattah al-Sisi, il presidente ad interim Adli Mansour, il leader liberale Mohamed El-Baradei, il gran imam di al-Azhar, Ahmed al-Tayyeb e il papa copto Tawadros II, accusati di omicidio, tortura e restrizione delle libertà.

Mentre nel Sinai, lo scontro islamisti-Forze dell’ordine è continuo. E aumentano gli episodi di settarismo criminale. I corpi senza vita di tre copti sono stati ritrovati ieri. Mentre il cadavere decapitato di un uomo,rapito due giorni prima, è stato rinvenuto nel villaggio di Shaykh Zuwayyid. Altri due morti sono stati ritrovati a Dbaa, vicino Luxor, nel sud del paese, forse per una faida tra famiglie. Appena il 6 luglio scorso, il sacerdote copto Mina Abboud Sharobeen era stato ucciso a colpi di arma da fuoco nella città di al-Arish.

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