Godspeed You! Black Emperor, bellezza in musica per tempi disastrati
Musica Il nuovo album "No Title as of 13 February 2024 28,340 Dead". La band canadese ritrova alcune delle formule «tipiche» del post rock, tra musica e politica
Musica Il nuovo album "No Title as of 13 February 2024 28,340 Dead". La band canadese ritrova alcune delle formule «tipiche» del post rock, tra musica e politica
La musica dei Godspeed You! Black Emperor sarà anche senza parole ma i titoli, degli album e delle canzoni, sono spesso un compendio ricco di significato. È così in particolare stavolta, con il nuovo disco No Title as of 13 February 2024 28,340 Dead. Un numero che, nel caso ci sia bisogno di spiegarlo, si riferisce ai morti di Gaza – che da febbraio a oggi sono, come sappiamo, lievitati. «No Title = quali gesti hanno senso mentre piccoli corpi cadono? quale contesto? quale melodia spezzata?» si legge nelle note che accompagnano il disco. La band canadese è tornata con questo lp di sei tracce, pubblicato come sempre dall’etichetta Constellation, a tre anni di distanza da G_d’s Pee at State’s End!.
NEL NUOVO lavoro la band – sono accreditati, attualmente, otto musicisti e i due filmmaker Karl Lemieux e Philippe Léonard, che nei concerti curano le bellissime proiezioni in 16 mm – ritrova alcune delle formule felici che hanno dato vita, tra la fine degli anni ’90 e l’inizio dei duemila, a quella scena chiamata «post rock». Lunghi brani che immergono l’ascoltatore in una dimensione pensosa, con un senso del tragico e del meraviglioso di fronte al mondo, che si manifesta in tutta la sua forza nei crescendo estatici. No Title… suona come una presa di coscienza, in musica, del precario senso dell’esistenza in una società profondamente ingiusta. Si passa dalla luminosa e «tipica» Babys in a Thundercloud all’introspettiva Broken Spires at Dead Kapital fino all’inquietante Palen Spectator Takes Photograps.
Nel numero di ottobre della rivista Blow Up si trova un interessante articolo che sottolinea come l’ebraismo sia molto presente nella poetica dei Godspeed You! Black Emperor, e non solo perché il chitarrista e «mente» principale della band Efrim Manuel Menuck ha origini ebraiche – anche se si è sempre dichiarato fieramente ateo. A gennaio aveva condiviso sui social network – evento piuttosto raro – un messaggio che non lascia spazio all’interpretazione. «Il sionismo è sempre stato un’ideologia razzista. Israele è un inetto stato apocalittico. La deportazione di massa e il genocidio sono sempre stati la partita finale più probabile. Siamo guidati da folli». Musica e politica sono sempre stati un tutt’uno per i GY!BE, ma prendere la parola oggi, e con un lavoro di questo livello, ce li fa amare follemente ancora una volta. Si esibiranno dal vivo in Italia per tre date a marzo a Torino, Vicenza e Bologna.
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