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«Gloria Bell», ritmo indipendente

«Gloria Bell», ritmo indipendente

Al cinema Sebastian Lelio gira il remake statunitense del suo film sull’inarrestabile desiderio di felicità di una donna

Pubblicato più di 5 anni faEdizione del 7 marzo 2019

Dotata di occhialoni per fare pendant con il primo Gloria, Julianne Moore in Gloria Bell del regista cileno Sebastian Lelio prende tutta la scena insidiata dalla presenza insinuante di John Turturro. Sembrerebbe un remake precisamente riproposto del suo precedente successo, ma in realtà ci sembra che Lelio racconti una storia e un’atmosfera completamente differente, pur nei precisi riferimenti con il suo film del 2013: Gloria Bell è una cinquantenne divorziata con figli adulti e indipendenti, con un lavoro in ufficio e abbastanza voglia di vivere da recarsi nei club a ballare e a bere qualche drink, senza rifiutare l’idea di incontrare un nuovo partner.

CHE UNA CINQUANTENNE sia sul viale del tramonto sembra improbabile pensarlo in un film americano (come suggella la serie Sex & the City), ma qui è reso credibile dall’atmosfera di malinconia che avvolge tutta la vicenda, come una affettuosa coltre protettiva a non dare eccessive speranze alla protagonista, così abile nell’affrontare le sfumature della sua quotidianità con una risposta sempre positiva.
In Gloria Lelio aveva realizzato forse il primo film cileno a mostrare al grande pubblico la società cilena contemporanea senza riferimenti al drammatico passato che corrono evidenti o sotterranei in altri film (da Larrain a Scherson), ma sviluppando riferimenti alla vita di tutti i giorni della classe media riguardanti lavoro, famiglia, amicizia (non senza frecciatine ai comportamenti dei suoi connazionali), affermando l’importanza dell’indipendenza. Oltre a iniziare inedite camera car su Santiago.

Anche nei suoi coraggiosi film successivi, Una donna fantastica (premio Oscar come miglior film straniero nel 2018) metteva in scena tematiche tabù come il desiderio femminile o l’orgoglio omosessuale, altro controverso nodo irrisolto. E iniziava a girare fuori dal paese già con Disobedience (2017) produzione Irlanda e Usa, anche qui con una tematica di affermazione di indipendenza anche spirituale oltre che di scelte di vita.
La musica pop degli anni ’70 che Gloria Bell canta in macchina sono la sua compagnia, elemento principale di Gloria era la ricerca dell’amore in quella atmosfera musicale che fa parte integrante della vita cilena, con l’ironico sottinteso che appartiene a tutto l’universo musicale latino con quei boleri da non prendere sul serio, dove «Yo sin ti no soy nada» significa «ne trovo subito un’altra».

NEL PERSONAGGIO di Gloria si mescolano dolore e ironia, situazioni amare e comiche, anche se in Gloria Bell la malinconia è la parte predominante. I sottintesi poco si addicono alla società nordamericana, così spiazza un po’ il comportamento di Gloria Bell losangelina, di fronte ai lati oscuri del suo nuovo partner. Compaiono nel film tanti particolari a suggerire in anticipo elementi disturbanti, come l’inquilino poco raccomandabile del piano di sopra che non compare mai ma incombe con le sue urla, il suo gatto egizio scheletrico, che lei coccola come fosse d’angora, la vista che la sta lasciando. Ed altri particolari che dovrebbero metterla sull’avviso a proposito degli assurdi hobby di Arnold, l’uomo incontrato al club, così diverso dagli altri. Ma lei affronta tutto con un sorriso, anche in quel Vertigo Park dove plotoni di dementi passano il tempo a sparare colori su bersagli.

John Turturro è come Julianne Moore spettacolare nella sua interpretazione, un misto di profondità e vacuità: lei procede nella vita con un desiderio di felicità, lui riesce a emanare un torbido fascino che nasconde disturbi di personalità piuttosto che profondità insondabili (come avviene nella maggior parte dei casi), utile tutorial per donne sole, mai provare ad approfondire. Anche Arnold è divorziato, ma mentre lei lo è da dieci anni e il marito ora ha una nuova moglie molto più giovane di lei, lui lo è da appena un anno e vive come se fosse ancora sposato, attaccato al cellulare e pronto a scattare ad ogni richiamo di moglie e figlie.
Tutto precipita, ma come sul Titanic bisogna affrontare la fine danzando e cantando e la canzone scelta ovviamente è la hit di Umberto Tozzi, entra odio ed esce amore dal nome Gloria.

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